Unire le persone con la bellezza.Intervista ad Accursio Vinti

Arte, Cultura & Società

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Di Daniela Piesco 

Il pittore astratto che più abbarbicato al reale non si può, il pittore ribelle, il pittore mite, il pittore filosofo, il pittore disadorno, il pittore giocondo, il pittore frantumato nella sua più cupa tristezza, il pittore allegorico, il pittore costruttivista, il pittore senza sogni, il pittore nichilista, il pittore profanatore, il pittore dell’occulta bestemmia, il pittore senza gioia, il pittore privo di speranza, il pittore cieco, il pittore immerso nella indipingibile luce dei divini cieli, il pittore del minimo, delle scisti, dell’inutile, della frantumazione umana. Eccocelo quasi policromo, quasi giulivo, quasi esoterico, quasi raffigurativo, quasi elegiaco, quasi irridente, coinvolgente, iridescente. In cerca del Divino, dell’amore, dell’immensità…”
(Prof. Calogero Taverna critico, scrittore)

Il periodo che stiamo attraversando è molto triste ma l’arte deve fare la sua parte ed essere di traino assieme alle altre componenti sociali e politiche affinché si possa raggiungere la pace.

Ho deciso di raccontare Accursio Vinti, pittore agrigentino, definito “Il nuovo Jackson Pollock”, e dirigente del settore Urbanistica al Comune di Racalmuto. Realizza opere gigantesche lasciando sgocciolare il colore spontaneamente sulla tela, utilizza colori a smalto o in acrilico e inserisce qualsiasi cosa, oggetti riciclati quali, pezzi legno, vetro, plastica, sabbia, farina, tappi di bottiglia di vario genere, lampadine, etc. in modo che l’opera abbia anche una composizione tridimensionale.

L’ Intervista

Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?

Dipingo da bambino ,alla scuola elementare mi piaceva scarabocchiare con le penne Bic, usavo spesso delle boccetine di vario colore e mi piaceva buttare i colori su un cartoncino che poi muovevo come piaceva a me.
La mia passione,da ragazzo, continuava sempre,quando potevo, di nascosto da mia madre, andavo nel tavolo del salone di casa e mettevo dei cartoncini sul tavolo buttando colori, usavo sempre colori a tempera.
Molte mie opere, tutte su cartoncino, risalgono agli anni 1970/1980. Non avendo soldi per il matrimonio di cugini, parenti e amici, regalavo spesso queste piccole opere.
Negli anni successivi, durante il periodo dell’Università, non ho dipinto quasi nulla, ero preso con l’architettura e con gli studi e avevo abbandonato la pittura, anche se frequentavo artisti siciliani e palermitani tra cui il pittore Tano Di Mora, e assieme a lui andavamo spesso a vedere le mostre di pittura. Mi impressionò molto una mostra a Palermo di Egon Sheile.Andavo con matita e cartoncino, mi sedevo su uno sgabello, guardavo l’opera, e cercavo di copiarla. Ne avrò realizzate una cinquantina di copie, praticamente quasi tutte le opere che erano esposte.
Ripresi a dipingere, influenzato dagli studi universitari e dall’arte moderna di quel periodo, Fontana, Vedova, Mirò, Kandinsky, Pollok.
Prima della fine dell’Università, incominciai a dipingere su tela. Dove abitavo al piano terra di una palazzina a Palermo c’era un cortile e io mettevo le tele a terra e incominciai a fare dripping. In quel periodo realizzai alcune opere tra cui The Wall e Il Circo (anno 1985).
E poi da allora non mi sono più fermato, cercando sempre di coniugare il mestiere dell’architetto coniugandolo con la mia passione per la pittura.

Quali sono i riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

Direi gli americani Willem De Kooning, Lee Krasner, ma soprattutto Jackson Pollock, anche se debbo dire che quando incominciai a dipingere, (mi riferisco agli anni settanta/ottanta del secolo scorso )non sapevo neanche chi fosse, e neanche in Italia era abbastanza conosciuto; l’ho imparato a conoscere con gli studi universitari.

Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?

Il mercato dell’arte è sempre esistito, credo che bisogna stare attenti alle speculazioni, molti galleristi che io definisco mercanti d’arte, vendono per pochi spiccioli pur di fare cassa cose che non hanno a che fare con l’arte, e non vedono o fanno finta di guardare la qualità tecnica, il linguaggio di tanti artisti che magari meriterebbero più attenzione.

Come pensi che un giovane artista possa oggi “districarsi” all’interno del sistema dell’arte?

Direi di continuare sempre, insistere, lavorare molto e cercare sempre di migliorarsi. Chi ha qualità il tempo gli darà ragione, vedi Antonio Limabue, Vincent Van Gogh, Machiavelli, etc;

Come nasce una tua opera? Cos’è per te l’ispirazione?

Per chi conosce il dripping sà cosa è l’arte informale e l’action painting. Il pittore è solo uno strumento di guida nel comporre l’opera; l’ispirazione nasce al momento, non cè una data o ora stabilita, spesso uso assieme ai colori, materiale riciclato (mi riferisco a pezzi di legno, cartoni, pezzi di vetro, polistirolo, plastica, tappi di vario genere, pietre di mare, sabbia, farina, pennelli, etc.) insomma tutto quello che trovo alla portata di mano in quel momento, e cerco di comporre il quadro, poi il getto continuo dei colori che si miscelano tra di loro fa la differenza. Ecco io devo seguire quello che i colori vogliono fare, li assecondo, gioco con loro, danzo assieme ad essi, diventiamo una unica cosa, fino a quando il quadro stesso ti dice “basta”.

Qual’è il tuo rapporto con i colori? 

Bellissimo, i colori sono luce, aria. Sono l’essenza della vita.

Un artista che stimi particolarmente?

Per l’arte contemporanea sicuramente Pollock, ma anche Picasso, Dalì, sono stati due grandi artisti che hanno influenzato l’arte del secolo scorso. Per l’arte antica amo molto Caravaggio, ho dedicato una mia opera alla sua “Madonna col bambino”.

Dopo la partecipazione alla mostra collettiva internazionale  “Romantica Venezia”del 26 febbraio scorso,quali sono i tuoi progetti futuri?

La mostra collettiva di Venezia è stato un passaggio positivo sicuramente, ma un passaggio. Come cè ne sono stati tanti in questi anni. Ho fatto mostre ad Avignone in Francia, Castronovo di Sicilia (PA), Aragona (AG), Palma di Montechiaro (AG), una collettiva al Castello Chiaramontano di Racalmuto (AG), due collettive al castello Chiaramontano di Favara, al Castello Svevo di Termoli in provincia di Campobasso, una collettiva nella “casa del Popolo” a Montedoro (AG). Sicuramente di progetti in cantiere ne ho tanti, la mia pittura credo che ancora non si sia vista nella sua interezza; il mio laboratorio è sempre aperto a tutti, e tanti sono venuti a farmi visita da Roma, Milano, Bologna, Torino , e anche dalla Repubblica Ceca, alla Francia, Spagna; anche se questo periodo di incertezza, di insicurezza dovuto prima al Covid 19 e poi alla guerra in Ucraina ha frenato la mobilità delle persone e questo mi rattrista molto. Gli uomini di cultura, i musicisti, i cantanti, i pittori, i poeti,gli  attori, hanno un compito molto difficile. Quello di avvicinare le persone, di unirle in un unico pensiero che è quello della bellezza. La bellezza per l’arte però deve fare la sua parte. L’arte la considero universale poiché accomuna e abbraccia tutti i popoli, di qualsiasi parte del pianeta, di qualsiasi estrazione politica, sociale e culturale. L’arte rappresenta in sè la bellezza e dove c’è la bellezza c’è creatività, c’è solidarietà, c’è futuro.

Redazione Corriere Nazionale 

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