Vaiolo delle scimmie: uno studio rivela la presenza del Monkeypox nella saliva e nello sperma

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Elementi di DNA virale rinvenuti in campioni di soggetti nella fase acuta della malattia. Il prossimo passo per i ricercatori dell’Istituto per la salute globale di Barcellona e la Clinica Ospedaliera sarà cercare di isolare il virus infettivo.

AGI – Il DNA virale può essere rilevato frequentemente in diversi campioni clinici di pazienti con infezione da vaiolo delle scimmie, inclusi saliva e sperma, secondo un nuovo studio condotto dall’Istituto per la salute globale di Barcellona (ISGlobal), un centro sostenuto dalla Fondazione “la Caixa”, e la Clinica Ospedaliera di Barcellona.

Lo studio, pubblicato su Eurosurveillance, contribuisce a una migliore comprensione di come viene trasmessa questa malattia emergente. Il nuovo studio, condotto su più di 140 campioni di 12 pazienti infetti dimostra che il virus Monkeypox viene spesso rilevato nella saliva, nello sperma e in altri campioni clinici di pazienti infetti.

Un paio di studi precedenti avevano già mostrato la presenza occasionale di DNA virale in alcuni campioni e in alcuni pazienti, ma qui mostriamo che il DNA virale è frequentemente presente in vari fluidi biologici, in particolare nella saliva, durante la fase acuta della malattia, e oltre a 16 giorni dopo la comparsa dei sintomi in un paziente”, spiega Aida Peirò, prima autrice dello studio.

Gli autori sottolineano che la presenza di DNA virale non significa necessariamente virus infettivo e che il prossimo passo sarà cercare di isolare il virus infettivo da tali campioni. Tuttavia, l’elevata carica virale rilevata nella saliva o nello sperma suggerisce che tali fluidi hanno un potenziale infettivo, aggiungono.

È noto che la malattia si trasmette per contatto diretto con le lesioni di un paziente infetto o per superfici contaminate da tali lesioni, ma poco si sa circa la possibile presenza di virus in altri campioni biologici, come saliva, urina o sperma.

In questo studio, il team guidato da Mikel Martinez, ricercatore ISGlobal, e Jose Luis Blanco (Hospital Clinic), ha studiato la presenza di materiale genetico del virus in diversi campioni biologici, raccolti in tempi diversi, da 12 pazienti con infezione confermata dal vaiolo delle scimmie.

Al momento della diagnosi, è stata rilevata un’elevata carica di DNA virale nelle lesioni cutanee di tutti i pazienti. Inoltre, il DNA è stato rilevato nella saliva di tutti i casi, alcuni dei quali con elevate cariche virali. Solo uno studio precedente aveva testato la saliva, in un singolo paziente.

Il DNA virale è stato rilevato anche in campioni rettali (11 su 12 pazienti), nasofaringei (10/12 pazienti), sperma (7/9 pazienti), urina (9/12 pazienti) e fecali (8/12 pazienti). “I risultati del nostro studio contribuiscono a una migliore comprensione dei meccanismi e delle dinamiche della trasmissione del virus, nonché del possibile ruolo della trasmissione sessuale”, conclude Martinez.

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