Verso l’8 marzo, ma l’umanità fa ancora un passo indietro

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L’8 marzo è la Festa della Donna. Ricorrenza nata per garantire il pieno raggiungimento dei diritti delle donne e della pace internazionale, istituzionalizzata solo il 16 dicembre del 1977 con la risoluzione 32/142 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questa iniziativa è stata riconosciuta solo dopo anni di dibattiti, ponendo come primario obiettivo la fine delle discriminazioni e l’accesso paritario alla vita civile e sociale del proprio paese.

Ma quasi alla vigilia di una festa che per le donne appare come una vittoria, appare un volantino. Un manifesto diffuso dalla Lega Giovani provincia di Crotone pubblicato da Giancarlo Cerrelli, segretario della Lega-Salvini premier nella sede locale. Seppure il titolo  “Chi offende la dignità della donna?” possa far pensare ad un’iniziativa lodevole volta alla protezione della donna, avviandosi alla lettura ci si addentra in un tunnel di sessismo e anacronismo.

Articolato in sei punti, rappresenta un perfetto manifesto maschilista. Si invoca “il ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia” (art.5), si rifiuta la “ignominiosa pratica dell’utero in affitto” (art.1), così come è offensivo della dignità della donna “la proposta di legge che sostituisce le parole ‘mamma’ e ‘papà’  con ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’ ” (art.2). Tale dignità viene anche offesa perché si “ritiene che la donna abbia bisogno di ‘quote rosa’ per dimostrare il proprio valore” (art.3).

Per concludere “La Lega Salvini Premier di Crotone è convinta che la donna ha una grande missione sociale da compiere per il futuro e la sopravvivenza della nostra nazione, non sia pertanto mortificata la sua dignità da leggi e atteggiamenti che ne degradano e ne inficiano il suo infungibile ruolo”.

Questo volantino non è altro che un revival medioevale della concezione della donna. Un’idea antiquata, sessista e infinitamente maschilista. Ciò che fa ancora più riflettere è che derivi dalla Lega ‘Giovani’, attivisti della nuova generazione nati (forse) nel in un’epoca remota.

Il punto più controverso è quello di relegare il ruolo della donna alla sua dimensione naturale… ma deciso da chi? Da qualcuno legato ancora all’idea nostalgica della donna solo come madre, magari senza poter esprimere sé stessa o il proprio pensiero, ingabbiata all’interno di ruoli sociali cucitele addosso da una società (ancora oggi) maschilista. Ella continua ad avere una retribuzione lavorativa inferiore rispetto a quella dell’uomo, ad avere posizioni occupazionali di medio-basso livello con poche possibilità di avanzamento di carriera.

Un’arretratezza culturale che continua a persistere quando una donna viene stuprata o molestata ma nonostante questo è colpevole di essere ubriaca oppure di avere la gonna troppo corta. “Se l’è meritato”. Una risposta frequente alle notizie sempre più scioccanti a questi eventi di cronaca.

La verità è che l’emancipazione femminile è lontana anni luce da suo completamento. Le pari opportunità sono spesso un espediente retorico poco applicato. Per legge si impongono le quote rosa, ma il mondo è sempre più dominato dagli uomini che non potranno mai capire la prospettiva della donna.

Questo manifesto non è solo una questione partitica, è un insulto alla donna come tale, in tutte le sue forme, in tutti i suoi ruoli, in tutte le sue caratteristiche, spesso colpevole solo di essere nata con il sesso sbagliato.

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