“Vladimir Putin è stato sorpreso dalla compattezza della Nato”

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È l’opinione di Ian Bremmer, politologo americano e presidente del centro di analisi internazionale Eurasia Group, in un’intervista all’AGI sulla crisi Ucraina.

Di Massimo Basile

© PATRICK T. FALLON / AFP
– Ian Bremmer

AGI – Se il presidente russo Vladimir Putin pensava di trovare un’America distratta dalla Cina e una Nato in disarmo, le cose non sono andate in quella direzione. È l’opinione di Ian Bremmer, politologo americano e presidente del centro di analisi internazionale Eurasia Group, in un’intervista all’AGI sulla crisi Ucraina e il rischio imminente di un’invasione militare russa.

“Sicuramente – commenta Bremmer – Putin credeva che la risposta della Nato sarebbe stata più debole e meno allineata di quanto sia stata, considerata l’attenzione di Biden sulla Cina e la debacle in Afghanistan, la partenza della cancelliera tedesca Angela Merkel e la ‘strategia dell’autonomia’ del presidente francese Emmanuel Macron, a cui poi va aggiunta la dipendenza dell’Europa dal gas russo”.

“Ma, detto questo, – continua – Putin è rimasto sicuramente sorpreso dal livello di coordinamento della Nato riguardo le risposte economiche e militari da dare alla Russia in caso di invasione. Se la speranza di Putin era offrire una dimostrazione di forza contro una manifestazione di debolezza da parte degli alleati Nato, non è andata così, almeno finora”.

Cosa bisogna attendersi nei prossimi giorni? Chi può guadagnare realmente da questo conflitto?

“Non è semplicemente uno scontro tra ‘guerra’ e diplomazia – commenta il politologo americano – Putin ha molte opzioni da seguire per spingere a nuove negoziazioni. Abbiamo già assistito ad alcuni cyberattacchi all’Ucraina. Potrebbero essercene altri”.


Ma c’è anche l’occupazione militare al confine.

  “Vero – risponde Bremmer – il dispiegamento delle forze russe, specie in Bielorussia, è destinato a aumentare nelle prossime settimane. Putin potrebbe annunciare un dispiegamento permanente, inclusi gli armamenti nucleari. Dopo che avranno cambiato la costituzione, a febbraio, in modo più provocatorio, i russi potrebbero inviare soldati nei territori occupati del Donbas per ‘difendere’ i cittadini russi”.

Ma, in quel caso, verrebbe considerata un’invasione?

“Dagli Stati Uniti sì – è l’opinione di Bremmer – ma non è chiaro come gli alleati europei della Nato reagirebbero”. Una situazione sempre più complicata. “Nello scenario attuale – commenta – tutte le parti in causa pagheranno qualcosa ma nessuno più dell’Ucraina. Come disse una volta Tolstoj, ‘puoi non essere interessato alla guerra, ma è la guerra a essere interessata a te’”.

Alla fine il ritorno della Russia potrebbe rivitalizzare la Nato, che da anni sembrava non avere più una missione unificante.

“Sì, decisamente – conferma Bremmer – l’aggressività militare russa ha avvicinato gli Alleati tra loro. La Nato era apparsa più frammentata e così priva di guida, al punto che l’ex presidente Donald Trump l’aveva definita ‘obsoleta’. Ma ora è molto più importante”.

“Persino la Turchia – aggiunge – forse il membro più problematico, è d’accordo sulla necessità di una risposta forte nel caso la Russia invada l’Ucraina. Io ritengo che il ruolo della Nato nelle negoziazioni andrà avanti, forse si arriverà a un nuovo consiglio unificato Nato-Russia. In ogni caso, credo che il ruolo della Nato sarà abbastanza importante in futuro”.

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