L’incipiente “breakout” dell’oro

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Dopo aver raggiunto un fondo a $1,206 l’oncia il 10 luglio, l’oro è a $1,286 questa mattina, un aumento del 6.5% in poco più di un mese.

Per gli investitori è stata una manna, soprattutto se consideriamo la serie di “flash crash” il 14 giugno, il 26 giugno ed il 3 luglio, i quali hanno contribuito ad affossarne il prezzo da $1,294 l’oncia a $1,206 l’oncia tra il 6 giugno e il 10 luglio. A quel punto sembrava come se l’oro potesse scendere fino alla resistenza tecnica ed arrivare a $1,150 l’oncia.

Ma il nuovo rally ha ripristinato la slancio verso l’alto che abbiamo visto fin dal post-elezioni del 15 dicembre 2016. L’oro sembra pronto per riprendere la sua marcia verso i $1,300.

I fondamentali sono più forti che mai per l’oro. Russia e Cina continuano ad essere grandi acquirenti. La Cina vieta l’esportazione delle sue 450 tonnellate all’anno di produzione fisica.

Le raffinerie d’oro stanno lavorando ininterrottamente e non riescono a soddisfare la domanda. Le stesse raffinerie hanno difficoltà a trovarlo, nonostante le vendite di lingotti e gli afflussi di scarti rimangono deboli.

I lingotti continuano a migrare dai caveau di banche, come UBS e Credit Suisse, in caveau non bancari, come quelli di Brinks e Loomis, riducendo così l’offerta fluttuante disponibile.

In altre parole, la situazione dell’offerta d’oro fisico fa acqua da tutte le parti.

Il problema, ovviamente, è una vendita illimitata nei mercati “paper gold” come i futures sull’oro del Comex e strumenti finanziari simili.

Uno dei flash crash è stato avviato dalla vendita istantanea di contratti futures sull’oro pari alla somma sottostante di 60 tonnellate d’oro fisico. Le più grandi bullion bank del mondo non potrebbero far fronte a 60 tonnellate d’oro fisico neanche se avessero mesi per farlo.

Non c’è abbastanza oro fisico disponibile, ma nel mercato paper gold non c’è limite alle dimensioni.

Non ha senso lamentarsi di questa situazione. È ciò che è e non sarà interrotta tanto presto. La principale fonte di consolazione è sapere che i fondamentali vincono sempre nel lungo periodo, anche se ci sono storni temporanei. Quello che bisogna fare è essere pazienti e comprare strategicamente quando ci sono i ribassi.

Che succederà in seguito?

Agosto e settembre sono tradizionalmente periodi decisamente forti per l’oro. Ciò è in parte dovuto alla prossimità alla stagione delle nozze e dei regali in India.

Eppure c’è di più da dire oltre alla forte domanda dell’oro.

Il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Russia non farà altro che accelerare gli sforzi di quest’ultima nel diversificare le proprie riserve, vendendo asset legati al dollaro (che possono essere congelati dagli Stati Uniti in un attimo) e comprando asset aurei immuni ai congelamenti e alle crisi.

Il conto alla rovescia per la guerra contro la Corea del Nord è iniziato. Un attacco americano sui programmi nucleari e missilistici nordcoreani è probabile entro la metà del 2018. Il mercato azionario potrebbe non averlo notato, ma il mercato dell’oro sì. È questo il motivo della recente forza dell’oro.

Infine abbiamo la FED. Il rapporto sui posti di lavoro di venerdì 4 agosto ha dato vita alla prospettiva che la FED avrebbe aumentato i tassi d’interesse almeno un’altra volta quest’anno. L’aumento dei tassi rende il dollaro più forte e rappresenta un vento in poppa al prezzo in dollari dell’oro.

Ma la FED non rialzerà ancora i tassi quest’anno. Una volta che il mercato comprenderà la “pausa” prolungata dalla FED, concluderà correttamente che la FED tenterà ancora una volta ad attuare una posizione monetaria allentata attraverso la “forward guidance”. Ciò manterrà il dollaro lungo una tendenza ribassista e sarà una spinta per il prezzo in dollari dell’oro.

La FED non rialzerà i tassi nonostante un rapporto forte sui posti di lavoro. La ragione: la crescita dei posti di lavoro ha rappresentato il classico “missione compiuta” per la FED oltre un anno fa. I lavori non sono il fattore determinante riguardo le decisioni sui tassi; il fattore determinante è la disinflazione.

La metrica dell’inflazione prediletta dalla FED si sta muovendo in direzione sbagliata sin da gennaio. Le letture sul deflatore core della PCE anno/anno (la metrica preferita dalla FED) sono state:

Gennaio 1.9%

Febbraio 1.9%

Marzo 1.6%

Aprile 1.6%

Maggio 1.5%

Giugno 1.5%

I dati di luglio non saranno disponibili fino all’inizio di settembre.

Il target della FED per questa metrica è il 2%. Ci vorrà un aumento sostenuto per diversi mesi affinché la FED concluda che l’inflazione è tornata in pista.

Non c’è possibilità che questo accada prima della riunione di settembre della FED. È improbabile che si verifichi prima di dicembre, a causa della debolezza delle vendite nel settore automobilistico, delle vendite al dettaglio, della spesa discrezionale e del credito al consumo.

Un dollaro debole è l’unica possibilità che ha la FED per aumentare l’inflazione. Il modo per ottenere un dollaro debole è ritardare il rialzo dei tassi a tempo indeterminato, e questo è quello che farà.

E un dollaro debole significa un prezzo più alto in dollari dell’oro.

I livelli attuali sembrano l’ultima tappa prima dei $1,300 l’oncia. Dopo di che i successivi aumenti di prezzo saranno un effetto rinforzante dovuto ad una quantità crescente di compratori che vorranno salire a bordo.

C’è un vecchio detto che dice che “un’immagine vale mille parole”. Questo grafico è un buon esempio:

L’analista Eddie Van Der Walt ha creato questo grafico, il quale mostra che negli ultimi sei anni i prezzi dell’oro sono stati convergenti in un tunnel stretto tra due tendenze.

Questo modello è stato particolarmente pronunciato sin dal 2015. È possibile vedere come l’oro sia stato trattato su e giù in un intervallo tra i $1,050 ed i $1,380 l’oncia. La linea di tendenza superiore e la linea di tendenza inferiore convergono in un imbuto.

Poiché l’oro non rimarrà a lungo in questo imbuto (perché convergerà ad un prezzo fisso), probabilmente ne “uscirà” o verso l’alto o verso il basso, tipicamente con una mossa enorme che distruggerà l’andamento.

Questo potrebbe significare un prezzo d’oro sulla sua strada verso i $1,800 o gli $800 l’oncia?

Le evidenze supportano in modo sostanziale la tesi che l’oro salirà. Le banche centrali sono determinate ad ottenere un’inflazione più elevata e si adopereranno per ricorrere a politiche espansive se questo è ciò che serve.

I rischi geopolitici si accumulano dalla Corea del Nord, alla Siria, al Mar Cinese meridionale e oltre.

Il fallimento del programma di Trump ha messo in pericolo il mercato azionario e lo ha esposto ad una sostanziale correzione.

Le carenze di oro fisico hanno messo in atto o mancate consegne o uno short squeeze.

Uno qualsiasi di questi sviluppi è sufficiente a far schizzare in alto l’oro. L’unica forza che potrebbe portare l’oro più in basso è la deflazione, e questa è l’unica cosa che le banche centrali non permetteranno mai. Il grafico qui sopra è uno degli indicatori rialzisti più potenti che abbia mai visto.

Preparatevi ad un’esplosione del prezzo in dollari dell’oro. Assicuratevi di avere oro fisico prima che ci sia il “breakout”.

traduzione di Francesco Simoncelli

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