Cgia: studio sulle ore lavorate in Italia

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Secondo uno studio della Cgia di Mestre dal 2007 al 2018 c’è stata nel nostro Paese una diminuzione delle ore lavorate. Inoltre la bassa crescita del Pil registratasi negli ultimi 12 anni ha condizionato anche la qualità dei nuovi ingressi nel mercato del lavoro.

Se i lavoratori dipendenti a tempo parziale sono aumentati di oltre 1 milione di unità (+40,2% sul 2008), quelli a tempo pieno, invece, è sceso di 341 mila unità (-2,3% sul 2008).

Il calo delle ore lavorate è stato maggiore al Mezzogiorno: -10,7% (pari a -1,4 miliardi di ore lavorate) tra il 2007 e il 2016 (ultimo anno in cui i dati regionali sono a disposizione); -5,8% nel Nordest (-563 milioni), il -5,7% nel Nordovest (-755 milioni), -5,1% nel Centro (-491 milioni).

Tra le regioni i cali più importanti si sono visti in Molise e in Sicilia (entrambi -12,4%), in Campania (-12,3%) e in Basilicata (-11,1%). Per contro, la Lombardia (-4,8%), il Lazio (-2,9%) e il Trentino Alto Adige (-1,1%) sono state le meno interessate da questo fenomeno. Tra il 2008 e il 2018 l’escalation del numero di dipendenti a tempo parziale ha specie interessato il Sud (+355.000 unità, +55,4%). Più contenuto il dato che ha riguardato il Centro (+226.000, +41,1%), il Nordovest (+275.000, +35,7%) e il Nordest (+187.000, +30,1%). Campania (+68,6%), Calabria (+66,7%) e Puglia (+62,3%), invece, hanno registrato la più alta percentuale di crescita.

Marche (+26%), Umbria (+22,8%) e Veneto (+12%), viene infine indicato, sono state meno coinvolte dall’aumento della “precarizzazione” del mercato del lavoro.

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