Via libera al Recovery plan

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Pd e M5s sotto traccia ancora lavorano a una crisi pilotata, un Conte ter che possa sbloccare l’impasse. Al momento dal fronte renziano spiegano, però, che non ci sono segnali di una vera apertura da parte del presidente del Consiglio. La convinzione è che il premier insista sul piano dei responsabili. Via libera del Consiglio dei ministri al Recovery plan, ma le due ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti si astengono.

Fonti di Iv riconoscono i passi fatti in avanti con la riformulazione del Pnrr, con modifiche che, rimarcano i renziani, sono il risultato delle insistenze rimaste a lungo pressoché isolate del partito di Matteo Renzi. E tuttavia per Iv rimangono troppe le criticità in un testo giudicato in drammatico ritardo. La rinuncia al Mes, si spiega nel fronte renziano, è del tutto incomprensibile, sia perché il suo utilizzo libererebbe risorse ulteriori nell’ambito del Recovery, sia perché il piano pandemico del governo ipotizza risorse insufficienti per la sanità e, in quel caso, prevede che si dovrà scegliere quali cittadini curare.

Pd e M5s sotto traccia ancora lavorano a una crisi pilotata, un Conte ter che possa sbloccare l’impasse. Al momento dal fronte renziano spiegano, però, che non ci sono segnali di una vera apertura da parte del presidente del Consiglio. La convinzione è che il premier insista sul piano dei responsabili.

“Magari capirà che non ci sono i numeri ma per ora va avanti sulla linea Travaglio”, spiega un ‘big’ di Iv. Il leader di Italia viva ha rilanciato sul Mes, ha chiesto che l’esecutivo prenda perlomeno una parte di quei fondi. Di fronte al no del premier Conte le ministre Bellanova e Bonetti si sono astenute. Renzi ha poi fatto sapere: “Penso che mercoledì Conte annuncerà di avere altri parlamentari a suo sostegno”. Le dimissioni delle ministre di Italia viva? “Dopo il Cdm decideremo e nel pomeriggio (del 13 gennaio, ndr) lo comunicheremo alla stampa”.

Il ministro dell’Economia Gualtieri – secondo quanto si apprende – è intervenuto spiegando che lo strumento del Mes non ha nulla a che vedere con il programma Next Generation EU e che in ogni caso anche se si decidesse di attivare il Mes, non nell’’ambito del Recovery ovviamente, non avremmo a disposizione risorse per investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già programmati.

Ci sarebbe un deficit che aumenterebbe in modo corrispondente, la tesi. Durante il Cdm, sempre secondo quanto si apprende, sono intervenuti anche i ministri Boccia e Amendola per chiarire che il Mes non entra qui in gioco e quindi la ragione dell’astensione viene meno. Anche il ministro Speranza avrebbe spiegato che gli investimenti fatti per la pandemia non sono sufficienti.

Da ultimo è intervenuto il presidente del Consiglio Conte che ha invitato a considerare che risulta confermato che il Mes non è ricompreso nel Next Generation e quindi – ha sostenuto – non è questa la sede per affrontare una discussione su questo tema. Ha infine invitato – spiegano le stesse fonti – a non speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l’attivazione del Mes. È un accostamento che offende la ragione e anche l’etica, il ragionamento. 

Il Consiglio dei ministri sul nuovo decreto per le misure anti-Covid e l’ipotesi di prorogare lo stato di emergenza fino al 30 aprile si terrà nella serata di mercoledì. Il giorno successivo invece sul tavolo di Palazzo Chigi ci sarà il dossier sullo scostamento di bilancio.

Quanto vale il Recovery Plan

Il Pnrr vale 222,9 miliardi. Per digitalizzazione e cultura sono stanziati 46,18 miliardi. Per la rivoluzione verde 68,9 miliardi. Per le infrastrutture 31,98 miliardi. Per l’istruzione 28,49 miliardi. Per l’inclusione e la coesione (lavoro, famiglia, politiche sociali) 27,62 miliardi. Per la sanità 19,72 miliardi. 

Considerando gli altri fondi Ue, tra cui il Feasr e il Qfp 2021-26, l’Italia potrà gestire complessivamente 310,66 miliardi, di cui 58,95 mld per digitalizzazione e cultura, 78,79 mld per il green, 33,14 mld per le infrastrutture, 34,04 mld per istruzione e ricerca, 85 mld per inclusione e coesione, 20,73 mld per la salute. Il piano è un documento di 160 pagine. 

Nell’ambito delle risorse per le infrastrutture, 26,7 miliardi andranno alle opere ferroviarie. Per l’alta velocità si realizzeranno la Napoli-Bari, la Brescia-Verona-Vicenza-Padova e la Salerno-Reggio Calabria. Verranno velocizzate la Roma-Pescara, Orte-Falconara, Palermo-Catania-Messina, Liguria-Alpi, Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia, Verona-Brennero.

AGI – Agenzia Italia

 

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