Foto SSC Bari
Natale, si sa, è tempo di regali per tutti. E il calcio non viene risparmiato dalle regalie. Quando gioca il Bari, poi, non ne parliamo. Ed oggi non ha fatto eccezione anche se, per fortuna, il regalo è stato minimo.
Bari nel primo tempo corto, aggressivo con lo spirito giusto che ha interpretato bene le due fasi di gioco non concedendo quasi nulla al Cosenza (Brenno praticamente inoperoso: il solo Rispoli in una mischia in area ha effettuato un tiro pericoloso terminato di poco alto), molte le situazioni dove non è stato lucido, cattivo ma l’atteggiamento è stato positivo, è mancato il gol dal momento che la squadra barese ha costruito almeno tre occasioni per passare in vantaggio, la prima con Achik, servito da Nasti, che trovatosi da solo davanti a Micai gli ha tirato addosso, poi un gran tiro di Benali da fuori area che ha preso il palo esterno, quindi Nasti di testa ha costretto Micai ad una parata in tuffo, un colpo di testa di Vicari su corner terminato di un soffio alto la traversa ha completato le occasioni. Tre le ammonizioni subite: Di Cesare, Ricci che gli costerà la squalifica, e Benali.
Marino ad inizio secondo tempo è stato costretto a sostituire Di Cesare con Zuzek per una improvvisa indisposizione (febbre e vomito per il capitano). La sostituzione non cambierà il risultato ma farà venire le coronarie ai tifosi.
Un sinistro di Mazzocchi dal limite è stato deviato da Brenno in corner. E’ il primo brivido provocato da Zuzek che lo lascerà sempre libero di agire. Maita, oggi in gran spolvero, ha dispensato palloni qua e là ma nessuno ne ha approfittato, soprattutto Achik che non è riuscito mai a finalizzare dando l’impressione di essere rimasto un giocatore di serie C.
Ancora un’occasione è capitata sui piedi di Mazzocchi dimenticato da Zuzek, terminata di un soffio alto a Brenno battuto. Ancora Mazzocchi pericoloso di testa con Zuzek che lo ha perso di vista per la terza volta.
Il Bari ha concesso troppo al Cosenza perdendo brio e lucidità, come spesso succede al Bari quest’anno. Difficoltà nel proporre, la sensazione è che quando si crea l’opportunità manca il terminale. Cambi tardivi per Marino, dentro Aramu e Bellomo, Menez e Acampora con un Bari più offensivo ma, sembra davvero incredibile dirlo, nessuna occasione gol confezionata.
Ancora Mazzocchi ha fatto quel che ha voluto, stavolta con un tiro che ha sfiorato il palo. La gara terminata qui con un ennesimo pareggio che aumenta i timori e delusioni nella tifoseria.
E’ la foto del campionato del Bari. Bene per un tempo, male nel secondo. E non è servito nemmeno Menez che pure ha squarciato il buio biancorosso. Troppi i giocatori che non ci mettono gamba, che non sanno che quando giocano devono andare in guerra e non in Via Sparano a fare shopping.
Un Bari solito a cui ci ha abituati, dai due volti che fa una fatica mortale a far gol, e di questo passo riesce difficile ambire a qualcosa di più che un misero pareggio quando, naturalmente, gli va bene. Peccato perché aveva cominciato bene, diciamo che aveva pure illuso. E’ mancato nella finalizzazione, un grosso e atavico difetto che si porta avanti questa squadra, altro che “abbiamo sette attaccanti, bastano ed avanzano”.
Il Cosenza ha preso campo, il Bari è indietreggiato parecchio perché incapace di finalizzare, senza dimenticare i momenti di panico subiti dalla squadra dall’entrata di Zuzek il quale è riuscito nella non facile impresa di concedere tutti i palloni possibili a Mazzocchi per fortuna tutti sbagliati.
C’è da rammaricarsi perché queste sono gare da vincere, tra l’altro anche in vista della proibitiva trasferta di Genova dove storicamente, al di là della classifica della Sampdoria, è dura per il Bari, inoltre la squadra di Pirlo ha pure perso in casa contro la Feralpisalò, figuriamoci se il Bari senza attaccanti riesce a far perdere di nuovo i blucerchiati a “Marassi”, notoriamente più abile invece a risolvere le crisi altrui.
Questa era l’occasione buona per riavvicinarsi in zona playoff, come auspicato dal presidente, ma con un pareggio non si va lontano.
Ora occorre mettere in sicurezza la categoria e guardarsi le spalle. E poi dovrà esserci la svolta nel mercato, l’unica cosa che si può e si deve fare senza badare troppo ai costi pur senza svenarsi, si intende.
I problemi del Bari sono evidenti, quelli offensivi soprattutto perché lì davanti c’è il nulla. Marino può aver cambiato qualcosa nel gioco, e forse anche nell’atteggiamento, ma i problemi rimangono, non è una questione di tattica ma di organico, anzi di carenza di organico. occorrono come il pane due attaccanti, non due punte, ma due “numeri 9” per intenderci, oltre naturalmente a molto altro.
La costruzione della squadra non è stata all’altezza delle aspettative per un campionato di vertice anche se, coerenza dice, che Aramu, Acampora e Diaw erano giocatori appetibili a tutti, se poi, tra infortuni e scarse prestazioni, i numeri hanno detto altro, non crediamo sia tutta colpa di Polito.
“Non è tanto chi sei, quanto quello che fai, che ti qualifica”, frase citata all’interno della trilogia di Nolan del “Cavaliere Oscuro”.
I soldati sono questi, con Marino si sperava in una svolta che non c’è stata.
Non sono passate inosservate le tardive sostituzioni di Marino che forse sarebbero dovute avvenire prima, ed invece l’allenatore si è intestardito preferendo effettuarle dopo la mezzora del secondo tempo, e da un allenatore esperto come lui c’era da aspettarsi ben altro.
“Natale in casa Cupiello”, dunque, per dirla alla Eduardo, metafora della disgregazione e nello stesso tempo (si spera) del ricomponimento familiare.
Massimo Longo