Gli italiani residenti oltre confine sono 4.482.000 di cui, però, 1.747.400 vive all’estero dalla nascita. Intanto, nel giro di diciassette anni (2000/2017), la percentuale di Connazionali per il mondo è salita di oltre il 21% rispetto al passato di stessa durata.
Concretamente, il flusso migratorio è concentrato in Paesi UE. La nostra Comunità più numerosa è in Germania, segue la Svizzera. A conti fatti, dall’Italia si continua ad emigrare. Questa volta, però, non sono i manovali a lasciare il Paese. Lo abbandonano tecnici diplomati e laureati che, spesso, giungono nel Paese ospite già con un contratto di lavoro. Le spiegazioni di questo fenomeno, certamente non unicamente nazionale, sono variegate e d’amaro sentore politico.
Chi “conta” a Roma è convinto che questi nuovi flussi non debbano essere interpretati come fughe, ma come scelte volontarie. Sarà. Intanto, si continua a perdere maestranze specializzate. Del resto, sempre per voci autorevoli, gli attuali flussi migratori sarebbero solo temporanei, con la possibilità di non rinnegare la propria italianità, con prospettive di un futuro rientro. Di fatto, però, i nostri dubbi restano.
Intanto, c’è da affrontare anche l’emergenza profughi e trovare sistemazioni per la fitta umanità che giunge dall’altra sponda del Mediterraneo e dall’est del mondo. Gli autoctoni possono attendere.
Certo è che la realtà, almeno quella che viviamo noi, è differente e più sconvolgente di quella testimoniata nella prima metà del secolo scorso. Lo scriviamo con convinzione: lasciare il proprio Paese è sempre il segnale di una sconfitta sociale della quale le vittime non sono la causa primaria. Non a caso, lasciano la Penisola anche i pensionati che intendono vivere, con più decoro, la loro vecchiaia in Paesi più ospitali e meno “cari” della Penisola.
Cerchiamo, per una volta, d’essere coerenti: se l’Italia potesse offrire occupazione e prospettive di lavoro per il futuro, l’Emigrazione andrebbe a diminuire fisiologicamente e l’emergenza “esodo” sarebbe più coordinata. Purtroppo, non è così. Purtroppo, il Paese si presenta sempre con tanti problemi interni e internazionali. Le “parole” non bastano per ridare fiducia a chi non ci crede più.
Giorgio Brignola