E’ iniziata la “fase 2” correlata a questa Pandemia che continua a preoccupare. Gli ottimismi di facciata li lasciamo ad altri. Il meccanismo del “lavoro”, pur con tutta la buona volontà, riprenderà lentamente. Perché per recuperare l’attività, pur se a passo ridotto, bisogna rendere idonei i locali per gli avventori. Ne consegue che il lavoro, più che un segnale d’impegno sociale, rappresenta l’unico mezzo di sopravvivenza per molti.
Le preoccupazioni ci sono ancora tutte. Lavorare, ora, significa tentare di sopravvivere. Per la nostra Costituzione sarebbe anche un diritto. Noi lo consideriamo il lavoro come un servizio a fronte di una remunerazione. E, su quest’assioma, vedremo come risponderà il mercato nazionale. Senza dimenticare la necessità di rispettare certi comportamenti sociali; dettati anche dal buon senso. Il Coronavirus ci ha costretto a modificare il nostro modo di vita. Profitti ed egoismi sono stati falciati dal Covid-19. Ora si cerca anche un’occupazione per necessità, più che per scelta. Ciò che non si faceva prima, oggi è ambito.
Oltre le chimere della politica, resta fondamentale il concetto d’equità nella distribuzione delle risorse. Questa, a ben osservare, resta la parte più difficile che i decreti ministeriali non potranno disciplinare. Alle porte della nuova stagione, resta difficile ritrovare l’impegno; quando mancano i mezzi per poterlo concretare. Certo è che le scelte che si faranno oggi condizioneranno quelle di domani. Anche a pandemia sconfitta. La nostra è sempre stata un’economia fragile. Oggi, in UE, abbiamo più bisogni di tutti gli altri Paesi membri. Come, e quando, si concreterà la ripresa economica nazionale? Una domanda che non può avere, al momento, una risposta univoca.
Come per il passato, saranno i ceti più “deboli” a pagare il prezzo più alto della recessione. Il nostro Editore e Direttore Dott. Peragine è dalla parte di chi ha bisogno. Ora non resta che capire chi, e come, sarà in grado di garantire un minimo vitale per tutti.
Giorgio Brignola