La pianista Stefania Graziani pubblica un disco strumentale (un solo brano cantato) frutto del metodo formativo elaborato da Tony Carnevale nel suo laboratorio e derivato dall’esperienza dello psichiatra Massimo Fagioli, inventore dell’analisi collettiva e sceneggiatore di film di Bellocchio
Nella seconda metà degli anni ’70 uno psichiatra e psicoterapeuta divenne famoso e popolarissimo per la sua interpretazione ’eretica’ della psichiatria, il suo rifiuto delle regole dettate da Freud (per questo fu espulso dall’ordine) e per la creazione di quella che sarebbe diventata la sua nota di fabbrica, l’analisi collettiva, un’originale forma di terapia di gruppo iniziata nel 1975 e terminata poco prima della sua scomparsa nel febbraio del 2017. Era Massimo Fagioli.
Un uomo eclettico e colto, scrittore, sceneggiatore, regista e architetto. Importante – anche se non molto apprezzato da gran parte dei critici e dal pubblico – il suo sodalizio artistico con Marco Bellocchio (tra i film scritti insieme a lui anche ‘Diavolo in corpo’). Fagioli condizionò la cultura dell’epoca e di sicuro influenzò il mondo della psicanalisi italiano che anche grazie a lui ebbe ampia diffusione nel nostro Paese. Il suo metodo, la sua idea di terapia di gruppo che coinvolgeva tantissime persone (le aule spesso non riuscivano a contenerle), è all’origine del metodo formativo musicale elaborato da Tony Carnevale e applicato da molti anni nel suo Laboratorio.
“Questo metodo ha origine da una diversa poetica, un diverso modo di intendere la musica e i musicisti: la musica è legata al pensiero umano, è espressione della propria fantasia, è un linguaggio che appartiene indistintamente a tutti e che tutti quindi possono sviluppare, tutti possono inventare musica”. Così la pianista e compositrice Stefania Graziani spiega la base di partenza del metodo che le ha cambiato la vita e la prospettiva artistica e l’ha spinta a scrivere musica e pubblicare il suo primo disco dal titolo eloquente: ‘La musica cambia’.
Nata a Torino ma vissuta da sempre a Roma, Graziani vanta una storia personale di pianista classica, apprezzata esecutrice di brani di maestri della musica, da Mozart a Beethoven, da Bach a Chopin. Prima di incontrare Tony Carnevale non aveva mai sentito la necessità di comporre. Il piacere era nell’eseguire sul pianoforte spartiti classici. “Tony mi ha fatto capire che che l’espressione attraverso i suoni è un diritto di tutt e non riguarda solo pochi eletti dotati di chissà quale “dono” innato. Riporta la creatività alla sua essenza, alla sua origine e realtà esclusiva dell’essere umano – aggiunge – questo modo di pensare orienta tutto il metodo che si basa quindi sullo sviluppo del pensiero creativo volto alla formazione dell’identità artistica originale. Al centro del lavoro c’è la persona e le sue idee musicali che diventano il punto di partenza di un percorso. Questa impostazione porta ad un inevitabile ed efficace ribaltamento, per cui sono gli stessi partecipanti del Laboratorio che chiedono di conoscere di più ogni qualvolta si trovano di fronte ad un limite tecnico-artistico che gli impedisce di realizzare la propria idea”.
“La particolarità di questo contesto collettivo – continua – sta nella formazione di tante individualità che sono comunque unite dallo stesso modo di intendere la musica e il musicista. Su queste idee abbiamo costituito l’associazione ‘Anora’, per me luogo di ricerca e di confronto indispensabile, per portare avanti questa diversa idea della musica e proporre una nuova idea di formazione artistica: utilizzare la musica originale come strumento di sviluppo del pensiero creativo per formare persone capaci di inventare, di trovare nuove soluzioni in ogni ambito, persone libere di scegliere ogni volta la propria strada”.
In ‘La musica cambia’ Stefania Graziani in 15 composizioni originali tira fuori la propria anima e per la prima volta esprime la ‘sua’ musica partendo, come spiega, “da un’idea senza magari sapere bene dove arrivare”. “Questo è stato il mio punto di partenza: non regole da applicare o modelli da seguire – aggiunge – il primo brano per esempio (‘Preludio – primo amore’, ndr) e’ partito da pochi suoni – aggiunge – da un’emozione che avevo dentro poi su quei suoni ho aggiunto altri suoni che mi hanno portato a scrivere note sulla carta che nel tempo, lavorandoci, hanno preso forma in quella che sarebbe stata la prima composizione”.
Il disco contiene inevitabili e evidenti influenze classiche, si sente la ‘cultura’ della pianista, la sua formazione accademica. Ma al contempo si nota la voglia di andare oltre ed esprimere se stessa. E così, perfettamente in linea con la formazione alla cui origine c’è l’opera e il pensiero di Massimo Fagioli, il disco diventa una sorta di percorso di conoscenza di sé in cui la pianista classica che ha avuto una formazione esclusivamente legata allo strumento e non ha fatto alcun lavoro sull’ideazione, neanche semplicemente sull’improvvisazione, ha la necessità di sentirsi libera. Libera dagli schemi, dalle regole rigide, dalla ‘gabbia’ in cui era costretta a muoversi. “Ho capito finalmente l’importanza di una formazione dove tutto vada di pari passo – spiega – in modo che le persone possano scegliere liberamente cosa fare e non vivano, com’è stato all’inizio per me, la composizione e quindi la creatività come qualcosa di inaccessibile o che non riguarda lo strumentista”.
‘La musica cambia’ è un disco che, a detta della stessa artista, non appartiene ad alcun genere. “Il lavoro che ho fatto per arrivare a questo disco è stato proprio quello di riuscire ad essere me stessa – ribadisce Graziani – trovare la mia musica che certamente è fatta di un percorso legato alla musica classica, ma anche di tutti gli ascolti che hanno colorato la mia vita, di rapporti, di incontri che hanno cambiato profondamente i pensieri. Forse per questo i brani del disco hanno atmosfere anche molto diverse tra loro, proprio per seguire solo quello che sentivo dentro in quel momento”.
Delle 15 tracce solo una non è strumentale, il brano ‘Nuvole basse’ scritto dalla stessa Graziani che suona il pianoforte, cantato da Daphne Nisi e arrangiato da Tony Carnevale. “Oltre alla musica mi sono cimentata nella scrittura di un testo che mi ha spinto a trattare le parole come ‘suono’, a cercare parole che si legassero alle immagini nascoste della musica e che potessero esprimere quello che sentivo in quel momento. Particolarmente interessante è stato poi il lavoro che abbiamo fatto con Daphne Nisi sull’interpretazione del brano quando lo abbiamo registrato; è stato un momento molto forte di condivisione dove ho capito anche la bellezza e la generosità della composizione: dare all’altro la possibilità di partecipare al tuo percorso creativo”. AGI