Trapianti, 8mila ancora in attesa. Pochi italiani donano gli organi

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Nella giornata nazionale della donazione di organi e tessuti la battaglia per vincere la resistenza a un gesto di grande solidarietà

di Paolo Giorgi

trapianto organi (agf)

AGI – Centinaia di iniziative in tutta Italia e migliaia di appelli promossi sui social dalle istituzioni (Ministero della Salute e Anci in prima fila), dalle aziende ospedaliere e sanitarie, da tantissimi sindaci, personalità della cultura e dello spettacolo e dai volontari delle associazioni: si celebra oggi la ventiseiesima Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli italiani a dichiarare esplicitamente il loro consenso al prelievo degli organi dopo la morte per dare una speranza ai circa 8mila pazienti che in questo momento hanno bisogno di un trapianto: in questo momento 5800 persone sono in lista d’attesa per un nuovo rene, 1000 per un fegato, 700 per un cuore, 300 per un polmone, 200 per un pancreas e 5 per l’intestino.

La battaglia per il consenso alla donazione

“L’anno scorso il Servizio sanitario nazionale è riuscito a realizzare quasi 4mila trapianti, di cui 125 pediatrici, grazie al contributo di 1.830 donatori di organi, il numero più alto mai registrato in Italia – spiega Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti – e a loro si sono aggiunti 11mila donatori di tessuti che hanno consentito altri 20mila trapianti di questo tipo”.

Un numero così elevato di donatori è il risultato del grande lavoro clinico e organizzativo di migliaia di operatori della nostra rete trapiantologica al lavoro in oltre 200 rianimazioni, in 98 centri trapianto, 29 banche dei tessuti e 19 centri regionali e interregionali, coordinati dal Cnt.

Tuttavia, questo impegno non è ancora sufficiente perché, continua Cardillo, “ogni anno circa 4mila nuovi pazienti entrano in lista, e i tempi di attesa, soprattutto per i pazienti non urgentissimi, restano ancora elevati”.

Uno degli ostacoli principali resta l’opposizione al prelievo degli organi, registrata dalle persone prima del decesso oppure riportata dai familiari in ospedale al momento della morte: per questo motivo circa il 30% delle potenziali donazioni non viene utilizzata, impedendo ogni anno la realizzazione di almeno altri 2mila trapianti.

Come diventare donatori

Per Cardillo “dichiarare la volontà di donare gli organi dopo la morte è una scelta di solidarietà sociale di cui tutti possiamo beneficiare, anche perché è statisticamente più probabile avere bisogno di un trapianto che morire nelle condizioni per donare effettivamente un organo. E l’Italia è il paese con la legislazione più rigorosa e garantista in materia di accertamento della morte cerebrale, per cui i timori che molte persone hanno rispetto alla donazione sono del tutto infondati”.

Diventare donatori è semplicissimo: basta dare il proprio consenso all’ufficio anagrafe del proprio Comune di residenza al momento del rinnovo della carta d’identità elettronica, ma è possibile anche registrarsi online, con la Spid, utilizzando il servizio offerto dall’Aido, l’Associazione italiana donatori organi. Tutte le informazioni sono sul sito www.sceglididonare.it.

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