Il passato è passato. Insomma, c’è bisogno di un’arte del governo “coerente” che oltrepassi gli sbarramenti della precarietà. Basta con le promesse non mantenute, con gli obiettivi che non consentono sbocco all’inventiva. Non è sufficiente, di conseguenza, contare su una maggioranza parlamentare solo “numerica” per avere un Governo non privo di contraddizioni. La questione è, e resta, politica.
La crisi sanitaria non è finita, ma non è una scusante. Nel frattempo, la nostra politica non ha dato segnali di riscatto. Non intendiamo, però, disconoscere globalmente il nostro passato, perché qualche iniziativa valida c’è stata.
Gli accordi di facciata non possono salvare il Bel Paese. Gli italiani quando potranno decidere del loro futuro? Oltre tanti impedimenti, l’onestà, nelle sue variegate manifestazioni, resta una carta che si può sempre giocare e, se non si bara, può essere vincente. Più che su i partiti c’è da puntare sugli uomini. Sono state, infatti, le crisi d’identità a vincolare, a nostro avviso, l’evoluzione nazionale.
Per andare oltre, ci vogliono idee e, soprattutto, elementi capaci di concretarle. L’incoerenza, in ogni caso, non dovrebbe gravare sulle spalle del cittadino. Solo la “buona fede”, almeno questa volta, sia appropriata. Frazionare il potere non giova e la disgregazione delle strategie è stata una delle concause che ci hanno portato dove siamo. L’Esecutivo Draghi potrà, ancora, garantire un “porto” sicuro per il Paese? Per cambiare le sorti nazionali ci vorrebbe ben altro spessore politico.
Ogni “incertezza”ci farebbe retrocedere. L’Italia avrà il credito che saprà guadagnarsi anche a livello UE. Nulla di più. Chi mantiene attiva l’incoerenza, dovrebbe scomparire dall’affollato quadro politico nazionale. Rilevando, però, che la questione non è di numeri ma d’idee.
Giorgio Brignola