Che fine ha fatto Mark?

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Mark Zuckerberg (Fotogramma)

Stati Uniti ed Europa pretendono risposte. Ma Zuckerberg continua a tacere. Dal social network, intanto, ieri è arrivata una breve dichiarazione: “Mark, Sheryl (Sandberg, la vice di Zuckerberg) e i loro team stanno lavorando giorno e notte per chiarire tutti i fatti e prendere le decisioni più appropriate.” “L’intera azienda – prosegue la nota – è indignata per il fatto che siamo stati ingannati. Siamo impegnati a rafforzare vigorosamente le nostre policy per proteggere le informazioni personali degli utenti e prenderemo qualunque iniziativa affinché ciò accada”.

Secondo la Bbc, lo scandalo che ha travolto la società “potrebbe essere la più grande crisi che Facebook abbia mai affrontato dalla sua fondazione”. Quali sono le responsabilità di Facebook? Come sono stati gestiti i dati di milioni di utenti? Poche sono le certezze, molti i dubbi. Intanto il capo della sicurezza della compagnia, Alex Stamos ha smentito i rumors della stampa secondo i quali starebbe per fare un passo indietro. “Nonostante le voci, resto pienamente impegnato nel mio lavoro a Facebook” ha chiarito su Twitter, aggiungendo però che il suo “ruolo è cambiato”. “Attualmente – scrive – sto passando più tempo a esplorare dei rischi sulla sicurezza e a lavorare sulla sicurezza delle elezioni”. Ma le indiscrezioni, che continuano a rimbalzare sulla stampa estera, lo danno in partenza a breve.

Quanto al fondatore di Facebook, il silenzio dietro il quale si è barricato potrebbe costargli caro sia in termini di popolarità sia di credibilità. Oltre all’hashtag #deleteFacebook, ‘cancella Facebook’, lanciato sui social e diventato virale in rete, l’azienda ha convocato per venerdì un’assemblea di tutto il personale. Lì sono attesi lo stesso Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg che dovranno chiarire ai dipendenti ogni singolo aspetto della vicenda. La Bbc, inoltre, ricorda quando venne suggerito che la Russia avrebbe potuto usare il social network per interferire nelle elezioni del 2016. Allora Zuckerberg descrisse l’eventualità come “un’idea piuttosto folle”, salvo poi ritrattare.

Mesi dopo l’elezione di Trump, Zuckerberg cercò di correre ai ripari annunciando una serie di misure per affrontare la diffusione virale delle fake news. Stavolta però, è diverso. La tempesta che si è abbattuta su Facebook è di tutt’altra portata. Come ha scritto Hugo Rifkind sul Times, quello che è successo ora è che la più grande e potente piattaforma di social media, è passata dal vendere prodotti al vendere politica. E ora sono in tanti a pretendere spiegazioni.

Dopo l’indagine dell’autorità indipendente britannica Ico, sono arrivate la convocazione di Zuckerberg da parte di Londra, la richiesta di chiarimenti del Parlamento europeo e l’invio da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di “una specifica richiesta di informazioni circa l’impiego di data analytics per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi”. Dove si trovi ora Mark Zuckerberg o quando parlerà poco importa. Quel che è certo è che il golden boy della Silicon Valley è con le spalle al muro e non può aspettare ancora a lungo. Tutti l’hanno invitato a riferire. E presto il ragazzo in t-shirt grigia che ha rivoluzionato il web dovrà chiarire ogni singolo aspetto della vicenda.

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