Di Maio vara la squadra di Insieme per il Futuro, è già corsa al centro

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I parlamentari di Ipf, 51 deputati e 11 senatori, hanno eletto Vincenzo Spadafora coordinatore politico, Giuseppe L’Abbate coordinatore del manifesto politico, Primo Di Nicola guiderà la componente al Senato e Iolanda di Stasio il gruppo alla Camera

  1. © Francesco Fotia / Agf
    – Il ministro Luigi DiMaio e la squadra di Iniseme per il Futuro

AGI – Nel giorno in cui vara la squadra, Luigi Di Maio spiega anche quale sarà la collocazione della sua creatura.

Lontana dai populismi, dai sovranismi, dal qualunquismo e dall’odio. Soprattutto, lontano da quel Movimento 5 Stelle che si sta sempre di più radicalizzando come dimostra “l’odio che continuano a riversare su di noi”.

Il ministro degli Esteri sceglie, ancora una volta, Piazza del Parlamento per rivolgersi ai cittadini. “Non sarà un partito personale”, mette in chiaro, “ma un percorso di ascolto che partirà dai sindaci, dai presidenti delle città metropolitane, dalle province”.

Dai territori, insomma, dove Insieme per il Futuro avrà bisogno di radicarsi per dare sostanza al suo nome e costruirsi un avvenire politico. La priorità, al momento, è però un’altra: blindare il governo, mettere al riparo la legislatura.

“La costituzione dei gruppi di Insieme per il Futuro aiuterà e rafforzerà la stabilità del governo. Un passaggio molto importante nei giorni in cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sta discutendo al Consiglio Europeo delle politiche che servono ai cittadini che stanno incontrando gravi problemi legati all’aumento del prezzo dell’energia”.

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Un compito che Di Maio si è dato da tempo, almeno da quando si è accorto che il Movimento a cui apparteneva si “andava sempre più radicalizzando”, spiega ancora Di Maio che, da ministro degli Esteri, ha vissuto con sofferenza le prese di posizione del suo ex partito nei confronti della linea tenuta dal governo sull’Ucraina.

Ipf, al contrario, assume l’agenda Draghi come punto di partenza, anche per arrivare alle future alleanze. Da questo punto di vista, lo scisma dei Cinque Stelle ha impresso maggiore forza e velocità alle voci che parlano di un “partito di Draghi senza Draghi”, e che potrebbe nascere a settembre, come riferiscono fonti parlamentari.

Una formazione politica che abbia come bussola l’agenda del presidente del Consiglio e alla quale potrebbero partecipare Giovanni Toti, con il gruppo di fuoriusciti da Coraggio Italia (altri sette sembrano in procinto di dire addio Luigi Brugnaro) e, ora, anche Luigi Di Maio.

Il presidente del Consiglio non ne sarebbe, ovviamente, coinvolto se non come modello ispiratore. Una impresa che appare però complicata.

A quello spazio politico puntano, infatti, anche Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il primo con un progetto che coinvolgerebbe anche sindaci importanti. Si parla di Giorgio Gori, Beppe Sala, Dario Nardella e Antonio Decaro.

I sindaci in questione, tuttavia, hanno già smentito che ci sia sul tavolo il progetto. Il sindaco di Milano, tuttavia, sottolinea di “tenere al futuro del Paese, per questo parlo con tutti”.

Il secondo, Calenda, mira a occupare stabilmente il centro del palcoscenico politico attraverso un progetto federativo tra Azione e Più Europa. Al momento, però, le possibilità che tutte le parti in campo possano incontrarsi sembrano limitate. Carlo Calenda ha stoppato sul nascere qualsiasi ipotesi di dialogo con Luigi Di Maio.

Anzi, il leader di Azione, da qualche giorno, ha ricominciato a mettere nel mirino dei suoi Twitter proprio il ministro degli Esteri. Da parte di Più Europa i toni sono meno ultimativi, ma il succo del discorso non cambia: “Andiamo avanti sulla strada della federazione con Azione”, viene precisato.

Benedetto Della Vedova non ha aperto in alcun modo. I rapporti con Di Maio sono cementati dal lavoro comune alla Farnesina, ma nessun dialogo è stato avviato su un futuro politico insieme, viene assicurato. Lo scetticismo sull’operazione centro, poi, è alimentato nei parlamentari che guardano a quello spazio politico dalla consapevolezza che “fino a quando non si comincerà a discutere di legge elettorale, non potrà esserci nulla di concreto”.

E qui si ritorna a settembre: prima di allora, viene spiegato, difficilmente sarà possibile realizzare o cominciare seriamente a discutere di alcunché. Il responsabile della Farnesina non chiude le porte.

Anzi, a chi gli chiede se incontrerà esponenti di Centro Democratico, risponde che sì, li incontrerà “a tempo debito”.

Nell’attesa, l’assemblea dei parlamentari di Insieme per il Futuro, 51 deputati e 11 senatori, elegge in tre ore i propri vertici: Vincenzo Spadafora è coordinatore politico, Giuseppe L’Abbate sarà il coordinatore del manifesto politico, Primo Di Nicola guiderà la componente Ipf al Senato, Iolanda di Stasio il gruppo alla Camera, con Pasquale Maglione a fare da presidente vicario, Maria Luisa Faro vicepresidente, Gianluca Vacca tesoriere. Sono stati inoltre eletti tre delegati d’Aula: Daniele Del Grosso, Vita Martinciglio, Margherita Del Sesto.

A mancare, per il momento, è il simbolo: Ipf potrebbe ricevere assistenza da Centro democratico di Bruno Tabacci per costituirsi autonomamente come gruppo al Senato, così come fatto da Italia Viva con Psi al tempo della scissione nel Pd. Al momento e’ una ipotesi, “ne stanno discutendo”, si limitano a dire fonti parlamentari.

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