Donne, Suore …ma sempre superwomen!

Attualità & Cronaca

Di

Avv. Giovanna Barca – Le Avvocate Italiane

Anche durante l’estate non si può fare a meno di parlare di donne e di parità di genere.

L’essere donna è un modus di agire e di vivere che comporta il fatto di essere sempre al centro di polemiche varie per i più disparati motivi, crea interesse e sconvolge più facilmente per le sue scelte sfrontate!

Su una nota rivista americana, leggevo, sinceramente, in maniera divertita, un articolo nel quale si evidenziava il nuovo problema sociale che sta emergendo prepotentemente negli Stati Uniti: tante donne, troppe, non riescono a trovare l’uomo che fa per loro.

 La causa, almeno secondo gli studiosi dell’argomento, pare abbia avere un nome: ipogamia.

Si tratta del fenomeno, rafforzato da molti millenni di evoluzione, per cui le donne tendono a preferire partner riproduttivi con caratteristiche tali da supporre che possano mantenere e proteggere l’eventuale famiglia: fisicamente possenti, con una posizione sociale, o almeno un reddito, superiore e con solide prospettive future.

L’esempio più chiaro del meccanismo ipogamico riguarda le differenze di altezza.

Solo il 4% delle donne accetta una relazione con un uomo più basso.

Secondo uno studio dell’Università di Groningen, in Olanda, le donne, idealmente preferirebbero un uomo più alto di loro di 21 cm. Anche gli uomini si aspettano di essere più alti delle loro compagne, ma a loro basta mediamente una differenza di altezza di soli otto cm.  Anche in ambito economico, secondo un sondaggio dell’americano Pew Research Center,  negli Stati Uniti d’America il numero delle donne laureate ha superato il numero dei maschi laureati. È dagli anni ’90 che negli Usa le donne laureate superano, di molto, i maschi laureati.

Già nel 2013, il 37% delle donne americane tra i 25 e 29 anni era laureato: degli uomini solo il 30%. Negli Stati Uniti le donne sono ormai la fonte primaria di reddito nel 40% delle famiglie. La difficoltà nasce dal fatto che le donne di successo vogliono uomini di successo, e questi scarseggiano. Semplicemente, più una donna riesce nella vita, minore è il numero di maschi “adeguati” tra i quali scegliere il partner. La banca Morgan Stanley calcola che il 45% delle lavoratrici americane sarà senza marito e senza figli già nel 2030. In quell’anno, sempre secondo la banca, negli Usa la percentuale di donne single supererà quella delle donne sposate. Il “data scientist” Vincent Harinam, della Cambridge University, ha calcolato, basandosi sulle caratteristiche dei candidati matrimoniali “ideali” emersi dalle ricerche sulle preferenze di coppia, che i maschi americani corrispondenti alle attese delle donne Usa sono poco più di un milione. Le donne a cui tocca contenderseli sarebbero invece 32,8 milioni.

Insomma, in America, le donne sono messe veramente male!

Ma, in Italia, la situazione non credo che sia migliore. Ormai, le donne autonome ed indipendenti sono tantissime e con tanti sacrifici portano avanti da sole anche intere famiglie.

In mancanza di super uomini, ci si affida alla Provvidenza ed all’amor proprio, preferendo una sana solitudine e seguendo le proprie ambizioni.

Sapere, comunque, che ci sono donne trasgressive, donne forti, donne che si emancipano sempre di più, mi piace e mi rincuora perché dimostrano di bastare a loro stesse.

Non a caso, ha fatto scalpore qualche giorno fa la storia di Suor Francesca, 27 anni, laureata in giurisprudenza, che non fa altro che testimoniare quanto detto finora. Lei presto siederà in un’aula di tribunale dove con la toga sulle spalle e il velo in testa svolgerà un ruolo da protagonista: difendere i più deboli, che siano imputati o parti civili, come avvocato.

Da aprile la religiosa frequenta i corridoi di piazzale Clodio per assistere alle udienze necessarie a completare il tirocinio e affrontare l’esame di Stato da avvocato. Quando sanciscono la sua presenza in aula i giudici rimangono stupefatti nel trovarsi davanti una suora: “Credevo fosse una testimone, non una praticante. Sarà un piacere confrontarsi in aula”, le è stato detto dai togati al momento di riconsegnarle il libretto delle udienze. Lei, per ora, studia con precisione ogni dettaglio dei fascicoli, ha da poco acquistato un cellulare per parlare con il suo dominus, ovvero l’avvocato che l’ha accolta come praticante.

La congregazione di cui fa parte le ha dato il consenso allo svolgimento della professione e anche a raccontare la sua storia, perché fornisca un esempio del coinvolgimento attivo di un religioso nella quotidianità. Fra 15 mesi, con lo svolgimento dell’esame, la suora suggellerà un cammino cominciato quando ha avvertito la chiamata per la sua seconda vocazione, diventare avvocato “A quel punto ho messo insieme la vita religiosa con un talento che il Signore mi ha donato, che è la mia passione per il diritto”.

Sicuramente, a parte una sana ironia, ci troviamo di fronte ad una società che assiste ad uno stravolgimento di ruoli e non riesce e ricreare nuovi equilibri: donne più sicure di sé, più a loro agio con il potere, il denaro ed uomini più insicuri, disorientati da questa inversione dei ruoli.

Le donne hanno alle spalle parecchi anni di femminismo e dure lotte per la parità, che continuano anche oggi, che le hanno aiutato a prendere più consapevolezza del proprio essere, a differenza degli uomini che sono ancora legati ai retaggi del passato, dove dominava il patriarcato ed il maschilismo. Quest’ultimi si sono trovati a dover gestire ruoli diversi da quelli che avevano in passato: hanno cominciato ad occuparsi in maniera diversa dei figli e delle relazioni sentimentali, riscoprendo una parte più sensibile.

Questo li può gratificare ma anche spaventare. Quando la mascolinità si sente minacciata si auto-rafforza, ed ecco che possono scattare forme di violenza. Le contraddizioni colpiscono anche noi donne: esponiamo i partner a sentimenti di inadeguatezza, ci rifiutiamo di alimentare il loro narcisismo, per poi ritrovarci accanto uomini feriti, inadeguati, anche se quello che vogliamo in realtà sono partner forti e sicuri di sé.

Insomma, una bella metamorfosi da parte di entrambi i generi, di cui ancora forse non c’è una piena consapevolezza e la non capacità di adattarsi a questo reale cambiamento.

Forse, la frase “i maschi vengono da Marte e le donne da Venere” non potrà essere più utilizzata con la facilità passata: sarebbe più opportuno dire “maschi e femmine provengono dal pianeta Rispetto”, quello che è alla base del saper vivere civilmente ed in maniera autentica.

foto di Davide Maggio

Redazione Corriere Nazionale

 

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