Gesù, verità o menzogna?

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L’Opinione  di Roberto Chiavarini

Mi chiede l’Amico Salvatore: “Secondo lei, Cristo, è realmente esistito? E, poi, Cristo, se è esistito, è realmente risorto? O, come sostengono alcuni, queste ipotesi sono roba per creduloni?”

SALVATORE MAGLI – LECCE

Penso proprio di si, ovvero che, Cristo, sia esistito e che sia realmente risorto.

Io ho vissuto la mia adolescenza per lunghi 7 anni, frequentando il Convento dei Padri Francescani, quindi parlo con la conoscenza dell’argomento.

Perché, veda, la morte di Cristo, si è resa assolutamente necessaria per far comprendere all’uomo il senso della vita poiché, la morte, è parte integrale della vita stessa. Ma anche la resurrezione, è stata un perfezionamento funzionale alla morte di Cristo.

Quindi, non ci sarebbe la morte, se non ci fosse la vita.

E la resurrezione dimostra che, la vita, non finisce con la morte tra le cose materiali ma, diversamente, continua tra quelle immateriali.

Comunque, non percepite dai nostri insufficienti cinque sensi.

E’ questo il grande messaggio di “speranza”, celato dietro la crocefissione di Cristo, enunciato, peraltro in più occasioni, anche da Papa Wojtyla.

Insisto con me stesso.

Ma, Cristo, è veramente risuscitato dalla morte? 

E si, perché se Cristo è realmente resuscitato, ciò dimostrerebbe come, per il suo mezzo, sia sopraggiunta, si, la morte ma, per il suo stesso mezzo, si sia realizzata anche la resurrezione.

Senza quella resurrezione, non avremmo mai potuto credere in un’altra vita spirituale.

Insomma, senza quella “prova”, non avremmo mai potuto immaginare un’altra dimensione immateriale oltre la morte.

D’altra parte, la morte, altro non è che la cessazione del processo biochimico di un “corpo”.

Oppure, in alternativa, non saremmo mai dovuti venire al mondo.

La contrapposizione alla vita, non è la morte in quanto tale, ma l’ASSENZA totale della vita stessa è, cioè, non essere mai nati. 

Infatti, nella fase del concepimento, saremmo potuti essere o lo spermatozoo che è arrivato per primo a fecondare l’ovulo di nostra madre, così come in realtà è avvenuto (LA VITA), oppure, diversamente, avremmo potuto far parte di quei 20/30 milioni circa di esserini chiamati spermatozoi che, nello stesso momento, non ce l’hanno fatta ad arrivare per primi e, in conseguenza di ciò, non saremmo mai nati (LA INESISTENZA), cosa che per noi che ci leggiamo vicendevolmente, fortunatamente, non è accaduta.

Forse, per questo pensiero filosofico, Enzo Ferrari, Patron della “Rossa”, molto più terrenamente, sosteneva che il pilota che arriva secondo al traguardo, altri non è che il primo degli ultimi, poiché ciò che conta nella vita e per la vita, è soltanto arrivare primi, altrimenti, è come se non si fosse mai gareggiato!

Ma se torniamo indietro di 350 anni, prima della venuta di Gesù Cristo sulla terra proviamo a leggere, diversamente, cosa pensava della vita e della morte EPICURO, filosofo greco:

….”Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo più noi. … Il saggio invece non rifiuta la vita e non teme la morte, perché essa è il contrario alla vita, né reputa un male il non vivere”….

ROBERTO CHIAVARINI

Opinionista d’Arte e Politica

 

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