Il Pd e Lega arretrano, M5s ai minimi dall’inizio della legislatura. Cosa dicono i sondaggi

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Il Pd e Lega arretrano, M5s ai minimi dall’inizio della legislatura. Cosa dicono i sondaggi.

La Supermedia AGI/YouTrend vede il Pd a 21,1%, in calo dello 0,2% rispetto alla precedente rilevazione ma è sempre in testa e mantiene di circa un punto e mezzo il vantaggio su Fratelli d’Italia che si conferma primo partito del centrodestra.

Il quadro politico del 2022 si è aperto con uno scenario alquanto confuso, sotto almeno due aspetti fondamentali: il primo è quello relativo alla gestione della pandemia, e alle decisioni del Governo in materia; il secondo invece riguarda l’evoluzione degli assetti istituzionali, cioè la grande incognita sul nome del prossimo Presidente della Repubblica – inevitabilmente legata anche ai destini dell’esecutivo.

Non essendo stati (ancora) pubblicati abbastanza sondaggi sulle intenzioni di voto, l’appuntamento con la prima Supermedia del 2022 è rinviato alla settimana prossima. Ma per quanto riguarda le tante altre questioni sul tavolo, disponiamo già di una discreta quantità di dati recenti che ci aiutano a fotografare l’orientamento dell’opinione pubblica in questo primo scorcio dell’anno nuovo.

Partiamo dall’inizio, o meglio dalla fine: in particolare dalla conferenza stampa di fine anno, quella in cui Mario Draghi, auto-definendosi uomo (anzi, “nonno”) al servizio delle istituzioni, aveva di fatto lasciato intendere una sua disponibilità ad essere eletto Capo dello Stato. Il fatto che al Colle non sia mai stato eletto un Presidente del Consiglio in carica pone il Paese di fronte a un dilemma inedito: è meglio che Draghi resti a guidare il Governo o che salga al Quirinale? Almeno su questo punto, la posizione prevalente degli italiani sembra essere netta: Draghi dovrebbe restare a Palazzo Chigi, almeno fino a fine legislatura. La pensa così il 54,6% degli elettori, secondo un sondaggio realizzato pochi giorni fa da Euromedia che conferma risultati analoghi ottenuti da diversi altri istituti nelle settimane e nei mesi precedenti. Solo il 13,7%, secondo lo stesso sondaggio, preferirebbe che Draghi lasciasse la guida dell’esecutivo per diventare il nuovo Presidente della Repubblica.

Questi numeri, però, non ci dicono che gli italiani sarebbero scontenti di avere Mario Draghi al Quirinale, ma solo che preferirebbero continuare a vederlo a Palazzo Chigi. Ma allora, chi dovrebbe essere il nuovo Capo dello Stato? Anche su questo i sondaggisti si sono messi all’opera, e due sondaggi realizzati il 10 gennaio da due istituti differenti (EMG e Ipsos) forniscono una risposta molto simile: Draghi sarebbe in cima alle preferenze con il 21% secondo entrambe le rilevazioni. In seconda posizione vi sarebbe Silvio Berlusconi (14% per Ipsos, 17% per EMG), mentre alle loro spalle vi sarebbe l’attuale ministra della Giustizia, Marta Cartabia, con il 6% delle preferenze (terza per EMG e quarta per Ipsos, che vede al terzo posto con l’8% la presidente del Senato, Elisabetta Casellati).

Anche queste rilevazioni sono però, per così dire, “improprie”. Non solo perché il Presidente della Repubblica non è eletto dai cittadini (bensì dai parlamentari di Camera e Senato riuniti in seduta comune, a cui si aggiungono 58 delegati indicati dalle Regioni). Ma soprattutto perché non si tratta di un’elezione a turno unico, in cui basta la maggioranza semplice per essere eletti e le varie scelte possibili sono rigidamente alternative tra loro. Al contrario, per avere buone chance di essere eletto alla Presidenze della Repubblica bisogna godere di un consenso quanto più possibile ampio e trasversale: la domanda giusta, quindi, non è “qual è il candidato preferito” (dagli italiani o dai “grandi elettori”), bensì “qual è il candidato che può andar bene al maggior numero di persone se fosse eletto”. Da questo punto di vista, quindi, il sondaggio più indicativo è quello realizzato da SWG, che ha chiesto agli italiani se ritenessero “adeguate” a ricoprire il ruolo di Capo dello Stato una serie di personalità.

In attesa di conoscere l’opinione in merito dei “grandi elettori” (tra meno di due settimane), grazie al sondaggio di SWG sappiamo che per la maggioranza dei cittadini italiani (52%) Mario Draghi sarebbe “molto o abbastanza adeguato” a diventare Presidente della Repubblica, opinione condivisa sia dagli elettori di centrodestra (58%) che di centrosinistra (71%). Ad essere significativo è il fatto che alle spalle di Draghi si colloca, ancora una volta (ma con ampio distacco), Marta Cartabia, seguita dall’ex premier Paolo Gentiloni e da Elisabetta Casellati, mentre Berlusconi – nonostante un giudizio molto positivo, come prevedibile, da parte degli elettori di centrodestra – è molto più staccato, con solo il 18% di italiani che lo “promuoverebbero” nel ruolo.

Su questo tema continueremo a monitorare le tendenze che (prevedibilmente) emergeranno dai sondaggi anche nelle prossime settimane, fino ad elezione avvenuta del nuovo Presidente.

L’altro grande argomento su cui, come detto, c’è stata una certa confusione a inizio anno, riguarda le misure prese dal Governo per contrastare la quarta ondata di Covid, caratterizzata dalla diffusione della iper-contagiosa variante Omicron. Innanzitutto, bisogna segnalare come vi sia stato un evidente deficit comunicativo che ha reso le misure adottate di recente molto poco chiare: un giudizio condiviso da oltre il 60% degli italiani, secondo Euromedia. E questo nonostante il fatto che, secondo lo stesso sondaggio, gli italiani che condividono le nuove misure siano in netta maggioranza (53,8%) rispetto a quanti non le condividono (38,7%). Un giudizio severo, quindi, che emerge anche nella ricerca effettuata da Ipsos per l’ultima puntata della trasmissione “diMartedì”: secondo questa rilevazione, circa metà degli italiani è convinta che il Governo Draghi non abbia sotto controllo la situazione pandemica.

Un discorso a parte merita l’introduzione dell’obbligo vaccinale riservato alle persone con più di 50 anni. Anche su questo tema (molto specifico e “netto”) gli istituti demoscopici hanno sondato l’opinione degli italiani. Ebbene, l’opinione nettamente prevalente è che non solo tale obbligo sia giusto, ma che limitarlo solo agli over 50 sia stato fin troppo riduttivo: almeno due terzi degli italiani condividono la misura di per sé (il 69,9% per Euromedia, il 66% per SWG); per Ipsos solo il 34% definisce quella del Governo una decisione “giusta”, ma a questo dato va idealmente sommato quello del 32% che la definisce sbagliata poiché “ci vorrebbe un obbligo vaccinale per tutti”; un orientamento confermato dal sondaggio di EMG, dal quale emerge che ben il 65% degli italiani vorrebbe un obbligo vaccinale “per tutti”, mentre solo l’8% ritiene che la soluzione migliore sia limitarlo a chi ha più di 50 anni.

Nel complesso, da tutte queste rilevazioni emerge come vi sia comunque una quota di italiani contrari all’obbligo vaccinale che è minoritaria ma non irrilevante (almeno il 20%) e che potrebbe inficiare l’efficacia di un tale obbligo, qualora fosse esteso anche alle fasce d’età più giovani – o persino generalizzato.

Soprattutto se si tiene presente che la percentuale di italiani che si sono vaccinati con almeno una dose è ormai ben superiore all’80%. È probabile che questo elemento (insieme a molti altri di carattere tecnico-sanitario) abbia avuto il suo peso nel momento in cui il Governo ha deciso di circoscrivere questa misura ad una determinata fascia d’età.

AGI- Agenzia Italia

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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