In Francia vince l’astensionismo del disinteresse

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I francesi non sono stati spinti ad andare a votare come conseguenza della crescente diffidenza nei confronti della classe politica, nella quale il 58% dei cittadini non ha fiducia.

AGI – Crescente diffidenza dei francesi nei confronti della classe politica, campagna elettorale poco stimolante, sanzione, spaccatura del panorama politico, sentimento diffuso di impotenza. Secondo Bfmtv, sono queste le lezioni e a tempo stesso le cause dell’alto livello di astensionismo registrato al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia.

Secondo proiezioni e dati concordanti degli istituti di sondaggi, oggi più di un francese su quattro non è andato alle urne, facendo così registrare un tasso di astensionismo del 26,2%, ad un livello inedito negli ultimi 20 anni ma senza battere il triste record del 2002, quando fu del 28,40%.

Per Bernard Sananès, presidente dell’istituto di sondaggio Elabe, quello di riferimento dell’emittente Bfmtv, “questo dato dell’astensionismo di più di un quarto degli iscritti non è una sorpresa per noi“, sottolineando che il record negativo assoluto registrato 20 anni fa “non è stato superato, ma è molto vicino”. Per il sondaggista il basso tasso di partecipazione è il risultato di una serie di fattori sia strutturali che congiunturali.

Anche se le presidenziali rappresentano “la madre di tutte le elezioni”, i francesi non sono stati spinti ad andare a votare come conseguenza della crescente diffidenza nei confronti della classe politica, nella quale il 58% dei cittadini non ha fiducia. Per giunta la campagna elettorale, che ha messo tempo a decollare, non ha molto interessato i francesi e si è rivelata “particolarmente volatile” ha sottolineato Sananès.

Per Julie Graziani, editorialista di Bfmtv, “questo astensionismo può cristallizzarsi e rappresentare la sanzione di un dato momento politico che non ha interessato gli elettori”. In effetti, la campagna delle presidenziali 2022 – oltre a essere stata oscurata dalla guerra in Ucraina – è stata caratterizzata da “una certa atonia, senza vera posta in gioco, con un paesaggio politico molto frammentato e il sentimento diffuso di una certa impotenza”.

Tuttavia, secondo Graziani, non significa che in futuro la politica non interesserà più i cittadini francesi, ma probabilmente “se i candidati lavorassero a un nuovo programma, riuscissero a dare un nuovo slancio, o se ci fossero candidature più trainanti, allora gli elettori potrebbero nuovamente mobilitarsi”.

Ad eccezione del record negativo del 2002, alle presidenziali l’astensionismo più alto a un primo turno si era registrato nel 1969 (22,4%) e nel 2017 (22,23%), comunque di 4 punti in meno rispetto ad oggi. Tassi catastrofici si sono verificati alle municipali del 2020 e soprattutto alle regionali e dipartimenti del 2021, quando i due terzi dei francesi hanno snobbato le urne. Pertanto anche se meno rispetto al passato e in barba ad un astensionismo del 26,2%, le presidenziali si confermano ancora come le elezioni preferite dei francesi.

 

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