Iss: “I transgender sono più depressi e fanno poca prevenzione”

Ambiente, Natura & Salute

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L’analisi dell’Istituto superiore di sanità che servirà a individuare politiche che includono anche gli aspetti di inserimento lavorativo

© DELPHINE MAYEUR / HANS LUCAS VIA AFP – Medico in servizio

AGI – Pochi screening oncologici, un tasso di depressione fino a dieci volte più alto rispetto alla popolazione generale e stili di vita poco salutari. Sono questi i principali dati preliminari che emergono dallo “Studio sullo stato di salute della popolazione transgender adulta in Italia” condotto dall’ISS in collaborazione con centri clinici distribuiti su tutto il territorio nazionale e associazioni/collettivi transgender.

Alcuni dei risultati di questo studio sono stati presentati oggi, all’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del convegno “Stato dell’arte e prospettive future nella promozione del benessere e della salute delle persone transgender” organizzato con l’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali (UNAR) – Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Per l’UNAR la salute e il benessere delle persone transgender sono temi prioritari su cui stiamo lavorando da tempo – afferma Loukarelis, Direttore dell’UNAR, sia in termini di Strategia nazionale LGBT – in termini di progettualità per politiche che includono anche gli aspetti di inserimento lavorativo. Tale sforzo sarà confermato e rafforzato nella nuova progettualità dei fondi europei concordati con l’UE fino al 2027”.

Scarsa prevenzione

Dallo studio, che mostra l’importanza di un’azione sanitaria specifica su questa fascia di popolazione, emerge soprattutto la difficoltà di accedere ai servizi sanitari, in particolare agli screening oncologici, con la percentuale di chi si sente discriminato che arriva al 46%. Soltanto il 20% delle persone transgender assegnate femmina alla nascita esegue il pap-test, mentre soffre di depressione circa il 40% delle persone transgender e il 60% dei casi del campione analizzato dichiara di non fare attività fisica.

“Questi numeri mostrano quanto sia urgente nell’ambito dei servizi sanitari costruire una formazione specifica del personale che lavora in ambito sanitario – dice Marina Pierdominici dell’Iss, responsabile scientifico dello studio sullo stato di salute della popolazione transgender -. Il corretto accesso ai servizi sanitari in questa fascia di popolazione è il motore della prevenzione e il suo funzionamento – continua la Pierdominici – riguarda sia la sensibilizzazione della popolazione transgender rispetto all’importanza della tutela della salute sia la competenza del personale sanitario coinvolto nell’azione di prevenzione”.

Il questionario dell’Iss

La mancanza di conoscenza sulla salute transgender da parte del medico e l’utilizzo di una terminologia inappropriata sono le criticità più frequentemente riscontrate dagli/lle utenti nell’interazione con il medico. Una survey tuttora in corso mostra, dai dati preliminari, come gli stessi medici sottolineino la necessità di una formazione specifica sugli aspetti di salute legati all’identità di genere che non è attualmente parte del curriculum di studi universitario.

Proprio a questo proposito, entro il 2023, saranno disponibili sulla piattaforma dell’ISS corsi di formazione specifici rivolti al personale medico e sanitario ai fini rendere efficaci le azioni di salute pubblica anche rispetto a questa fascia di popolazione.

“L’analisi delle risposte al questionario rivela uno spiccato interesse da parte del medico di medicina generale nei confronti della tematica identità di genere e salute. – ha dichiarato la SIMG – La medicina moderna e del futuro dovrebbe aprirsi sempre più alla comprensione di questi aspetti legati all’identità delle persone assistite in quanto rappresenta un elemento di particolare sensibilità che caratterizza ulteriormente il medico di medicina generale facendolo diventare anche il medico della persona”.

I risultati hanno evidenziato che è maggiore la percentuale di persone transgender che non fa attività fisica rispetto alla popolazione generale. Il 64% delle persone transgender AMAB (donne transgender e persone non binarie assegnate maschio alla nascita) e il 58% delle persone transgender AFAB (uomini transgender e persone non binarie assegnate femmina alla nascita) non fanno attività fisica rispetto al 33% e al 42% degli uomini e delle donne nella popolazione generale (dati ISTAT).

I vizi dannosi

Relativamente al fumo di sigaretta la popolazione più a rischio è rappresentata dalle persone transgender AFAB che riferiscono di fumare nel 37% dei casi verso il 25% degli uomini e il 19% delle donne che fumano nella popolazione generale (dati ISTAT).

Il binge drinking (consumo eccessivo di alcol in una singola occasione) è più frequente nella popolazione transgender: 23% AMAB e 17% AFAB nella popolazione transgender vs 12.5% uomini e 5.5% donne nella popolazione generale (sorveglianza Passi 2017-2020, ISS). Per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari il 34% delle persone transgender AMAB e il 46% delle persone transgender AFAB si è sentita discriminata in ragione della sua identità e/o espressione di genere nell’accesso o utilizzo dei servizi sanitari.

Pochi gli screening oncologici

Questo dato, almeno in parte, può spiegare la bassa percentuale di persone transgender che si sottopone agli screening oncologici: per esempio il pap test a scopo preventivo viene eseguito soltanto dal 20% delle persone transgender assegnate femmina alla nascita vs il 79% delle donne nella popolazione generale (sorveglianza Passi 2017-2020, ISS).

I dati relativi alla presenza di eventuali malattie sono ancora in fase di analisi ma risultati preliminari indicano significative differenze tra la popolazione transgender e quella generale, un esempio è dato dalla depressione riferita dal 40% delle persone transgender AMAB e dal 34.5 % delle persone transgender AFAB (dato che raggiunge il 60% nella popolazione transgender non binaria sia AMAB che AFAB) vs il 4.74% e il 7.7 % riportate rispettivamente negli uomini e nelle donne nella popolazione generale (sorveglianza Passi 2017-2020, ISS).

Per quanto riguarda l’infezione da HIV si delinea un quadro in linea con i dati internazionali che indicano una prevalenza più alta, in particolare nelle persone transgender AMAB, rispetto alla prevalenza stimata nella popolazione generale (percentuale riferita dalle persone transgender AMAB 6.45% vs 0.3% negli uomini e 0.2% nelle donne nella popolazione generale).

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