La crisi americana ha invertito i flussi della migrazione. Americani in fuga verso il Messico

Economia & Finanza

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Su tutta la linea di confine, soprattutto quella meno presidiata, tra Messico e Stati Uniti, assistiamo quotidianamente all’attraversamento illegale di tanti messicani che si affidano a “passatori o trafficanti di esseri umani” pur di raggiungere l’Eldorado, un passaggio estremamente costoso, per molti il sacrificio di una vita, il sogno sempre ricercato.

I cosiddetti “benefattori” sono in realtà manovalanza dei cartelli della droga

Nell’ultimo anno questo trend si è invertito, registriamo un notevole movimento veicolare dagli Stati Uniti verso il Messico. Sono americani in fuga, delusi dalla politica del Governo Biden che li ha resi più poveri.

È un esodo di massa, fuggono dall’alto costo della vita. Ricorda tanto, su fronti opposti, quello dei disperati del centro America verso il paese dei balocchi.

A differenza dei migranti del Centro America, costoro non arrivano con pullman o mezzi di fortuna, sono gli americani della “middle class” – la classe media che negli ultimi anni per mantenere il proprio status è stata costretta ad indebitarsi.

Tra i fattori principali il costo dell’assicurazione sanitaria e delle rette scolastiche, a cui si sono aggiunti nell’ultimo anno, i rincari energetici e alimentari che hanno ulteriormente gravato sulle sofferenze delle famiglie americane.

Nessuna difesa del potere di acquisto né da parte del Governo e né tantomeno dei sindacati, eppure bastava riparametrare i redditi adeguandoli al costo della vita.

Se fossero state legiferate misure idonee, non ci sarebbero le lunghe code di vetture che attendono di varcare il valico di frontiera verso il Messico.

Agenti di frontiera con il caldo insopportabile, sono costretti ad un tour de force massacrante per smaltire le lunghe colonne di auto in ingresso.

La maggior parte sono famiglie che hanno preferito lasciare gli Stati Uniti per reinventarsi una nuova vita, in terra messicana.
Gli americani non vedono un futuro con l’attuale amministrazione Biden.

La crisi americana sta erodendo i risparmi delle famiglie, la scelta è obbligata, o perdere tutto o ricominciare una nuova vita ripartendo dal bagaglio di esperienze acquisite negli Stati Uniti.

Neppure il torrido sole del deserto, ferma il lungo serpente di auto verso il Messico. Gli americani hanno perso la fiducia nella attuale classe politica, assente nel trovare risposte al difficile momento che l’America sta attraversando.

Molti sono convinti che una vittoria di Trump nelle elezioni di midterm di novembre, aiuterebbe il Paese ad uscire dalla crisi.
Molti sono convinti che sarà un trasferimento temporaneo breve, altri più lungo.

Ma quel che è certo non sarà un trasferimento definitivo. Tutti sono convinti di tornare nelle loro case.
Per altri, è il viaggio della speranza che hanno perso nella terra dove sono nati. Altri affrontano il viaggio per migliorare lo stato sociale.
Lo stato che maggiormente è interessato da questa fuga piena di incognite è la California, tra l’altro il più ricco. Migliaia di californiani, soprattutto i lavoratori che hanno il vantaggio di lavorare in Smart Warking, hanno scelto il vicino Messico come residenza temporanea, hanno un doppio beneficio godere dello stipendio americano e vivere in un paese decisamente economico.
Una scelta ponderata che permette uno status pari a quello americano.
Non tutti però sono felici di lasciare la propria casa, i familiari, le amicizie per ricominciare una nuova vita lontano da casa, in un altro stato ad alta criminalità.

Ma questa è l’unica strada possibile per non farsi triturare dall’inflazione, dall’aumento del carburante, del cibo che si vanno a sommare agli ultimi recenti aumenti della sanità, energia e retta scolastica.

Al momento non si ha il numero preciso, ma si parla di almeno un milione di cittadini americani che hanno lasciato la California per il più abbordabile Messico.

Altro fattore che costringe gli americani a lasciare la California, l’elevato tasso di criminalità e l’aumento dei prezzi delle case in acquisto o locazione.

Questi sono i principali stimoli che hanno convinto la massa di fuggitivi a trovare una residenza in Messico, dove i prezzi degli immobili, sono decisamente più abbordabili rispetto a quelli degli Stati Uniti.
Il popolo americano finalmente inizia ad avere contezza della incapacità dei democratici, a risolvere i problemi economici del paese, mentre la recessione divora i salari dei lavoratori americani.
La politica di Biden sta distruggendo l’economia americana, pur di varare una agenda green, che proietti gli Stati Uniti verso una società social-comunista.
I democrati non si nascondono più, lo dicono chiaramente quale è la loro visione politica, vogliono avere un governo che abbia il pieno controllo della vita del popolo americano. La salute, l’alimentazione, l’istruzione dei figli, i beni. Una forma di democrazia totalitaria in cui lo Stato decide su tutto.

Fa riflettere una dichiarazione ascoltata al WEF “World Economic Forum” di Davos, secondo cui una persona media nel prossimo futuro, sarà felice, senza possedere nulla.

I Democratici vanno avanti nell’opera di demolizione del Paese, partendo dal bavaglio imposto ai Repubblicani.

L’America sta vivendo il suo momento più difficile dalla grande depressione del ’29. La disoccupazione è ai massimi livelli, il prezzo del gas ed energia continua a salire senza controllo, il settore immobiliare è in profonda crisi.

La recessione è sotto gli occhi di tutti, il mercato interno è fermo, le aziende hanno i magazzini di merce invenduta, l’export è ridotto al minimo.

Con la guerra in Europa, le aziende statunitensi hanno perso i ricchi mercati del BRICS, tra cui Cina, Russia e Brasile. Presto perderanno anche quello dell’Arabia Saudita, dell’Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kazakhstan, Messico, Thailandia che aderiranno al BRICS Plus
Se non riparte l’economia, sarà difficile per gli Stati Uniti rialzarsi in tempi brevi.

Alcuni politici di ambo gli schieramenti non si sono lasciati intimorire, hanno lanciato l’allarme di una difficile recessione in arrivo e hanno richiesto una urgente politica di sostegno alle imprese per il rilancio economico.

Maurizio Compagnone
Analista

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