La Marina militare ha respinto un abbordaggio libico a 8 pescherecci

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L’ultimo sequestro si era concluso a dicembre scorso. Il sindaco della città siciliana: “Temo che i pescatori siano diventati lo strumento piu’ facile da utilizzare per fare politica interna ed estera”

© RENAULT PHILIPPE / HEMIS.FR / HEMIS – Mazara del Vallo

A distanza dall’ultimo sequestro di pescatori italiani in Libia, che si concluse nel dicembre scorso, la Marina militare ha respinto un nuovo tentativo di abbordaggio da parte di un’unita’ delle forze militari del generale Khalifa Haftar.

“Abbiamo avuto paura che finisse male e nonostante l’intervento della nostra unita’ militare siamo stati costretti ad allontanarci dall’area internazionale in cui stavamo pescando”, racconta all’AGI Luciano Giacalone, armatore di uno degli otto pescherecci di Mazara del Vallo, soccorsi all’alba di ieri a circa 40 miglia da Bengasi.

 “Il comandante mi ha riferito che li hanno visti arrivare da lontano, mentre sparavano dei colpi in area con il mitra, poi uno dei militari e’ salito a bordo del nostro motopesca, danneggiando perfino il radar di bordo”, racconta ancora l’armatore, proprietario del peschereccio ‘Michele Giacalone’, uno degli otto coinvolti assieme all”Antonino Pellegrino’, ‘Giuseppe Schiavone’, ‘Nuovo Cosimo’, ‘Aliseo’, ‘Anna Madre’ e ‘Artemide’.

Secondo i racconti dei marittimi, all’arrivo della nave militare ‘Alpino’ e di un elicottero della Marina Militare, il militare libico sarebbe risalito sulla motovedetta, intimando ai pescatori di abbandonare la zona.

La vicenda rientra nella cosiddetta ‘Guerra del pesce’, per cui rischiano il sequestro i pescherecci siciliani impegnati nelle acque antistanti le coste libiche e incluse nella Zee (Zona Economica Esclusiva), tutelata dalla comunita’ internazionale entro le 12 miglia, ma rivendicata da Tripoli fino a 62 miglia. 

L’ultimo episodio risale agli ultimi mesi dello scorso anno, quando dopo il sequestro dei pescherecci Antartide e Medinea, le autorita’ militari di Haftar trattennero 18 pescatori in Libia per 108 giorni, fino al rilascio avvenuto in seguito ad una visita istituzionale a Bengasi dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro degli Esteri, Luigi di Maio.

Il rischio per la sicurezza dei pescherecci siciliani era stato sollevato alcune settimane fa dall’unita’ di crisi del ministero degli Esteri con una lettera del capo dell’ufficio, Stefano Verrecchia, inviata al sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. “Da diversi giorni due pescherecci del distretto della pesca di Mazara del Vallo, il Giuseppe Schiavone e il Nuovo Cosimo, si trovano a poche miglia al largo delle coste della Cirenaica, a poca distanza l’uno dall’altro intenti in attivita’ di pesca”, si legge nella missiva che, letta a posteriori, sembra prevedere l’episodio di ieri.

“Secondo quanto gli stessi comandanti hanno riferito – continua – essi prevedono di rimanere nell’area per un periodo fino a tre settimane. Si tratta di un’attivita’ altamente pericolosa e suscettibile di comportare conseguenze gravi non solo per le imbarcazioni, ma anche per gli equipaggi“. Entrambi i pescherecci, in effetti, erano presenti nella “zona ad alto rischio” nel corso del tentato sequestro di ieri, sventato dall’intervento della Marina Militare.

“La vicenda diventa inquietante, ma lo Stato deve essere piu’ esplicito con i nostri pescatori, possiamo andare a pescare in quell’area o no?“, chiede il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, nel corso di un colloquio con l’AGI. “Il nostro Stato che idea di sviluppo ha per la nostra marineria?

Questo ce lo debbono dire, perche’ altrimenti molti armatori preferiscono non uscire piu’ per le loro battute di pesca, li’ ci si va per necessita'”, continua il primo cittadino della città siciliana.

Quella della Farnesina  “e‘ una lettera irrituale, resa pubblica, non certo da me, in cui sembra si voglia far sapere ai nostri ‘amici’ libici, ‘guardate che noi in qualche modo vi diamo ragione’, perche’ se e’ lo Stato a dire ai nostri pescherecci di non andare in quella zona, arriva un messaggio contraddittorio, per cui nessuna sorpresa per le motovedette libiche”, afferma Quinci nel corso del suo colloquio con l’AGI.

“Dopo aver ricevuto quella lettera abbiamo attivato una rete, l’assessore regionale alla Pesca, Toni Scilla, ha incontrato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mule’, e si e’ parlato della reintroduzione della Vigilanza Pesca – ha aggiunto – e credo che la presenza di queste due navi della Marina Militare, spostate in quell’area, sia l’effetto di questi incontri riservati”.

 Il tentato sequestro degli otto pescherecci, presenti a circa 40 miglia dalle coste di Bengasi, e’ avvenuto alla vigilia del G7 di Londra, in cui il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, introduce i dossier sulla Libia e la Siria.

Una circostanza singolare, atteso che anche il sequestro dell’Antartide e del Medinea, trattenuti a Bengasi per 108 giorni con i 18 componenti dell’equipaggio, era avvenuto all’indomani di un viaggio in Libia del ministro Di Maio.

“Temo – conclude Quinci – che i pescatori di Mazara del Vallo siano diventati lo strumento piu’ facile da utilizzare per fare politica interna ed estera, ovviamente non mi riferisco allo Stato italiano, ma e’ lo strumento che da piu’ immediata visibilita’. Noi non vogliamo rivivere la stessa esperienza vissuta da settembre a dicembre 2020“. 

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