Lego vende meno ed è costretta a licenziare. Il gruppo danese, che si è vista un calo dei ricavi negli Stati Uniti d’America e in Europa, ha fatto sapere che licenzierà 1.400 dipendenti in tutto il mondo, pari all’8% dei lavoratori (18.200 i lavoratori totali).

Parlando di numeri, Lego nel primo trimestre dell’anno ha avuto un calo del fatturato del 5%, pari a circa 2 miliardi di euro. Una flessione che arriva dopo anni di successi commerciali, tanto è vero che negli ultimi cinque anni la società ha dato vita ad una organizzazione molto complessa, talmente tanto che ora viene difficilissimo smantellare.

L’ingrato compito di potare un po’ di rami spetta a Jorgen Vig Knudstorp, da meno di un mese al vertice della società. L’idea – spiega lo stesso Knudstorp – è di pigiare il tasto reset e lanciare un tipo di struttura organizzativa più elastica e leggera andando a spingere soprattutto sul comparto digitale. In questo modo il colosso danese spera di abbattere i costi.

Un passo importante è inoltre il coniugare l’esperienza tradizionale fisica dei lego con quella digitale. “Costruiremo una organizzazione più piccola e meno complessa in modo da raggiungere più bambini possibile. E questo avrà anche un impatto sui nostri costi […] Siamo delusi dal declino dei ricavi nei nostri mercati consolidati ma siamo fiduciosi di avere il potenziale a lungo termine per raggiungere più bambini in Europa e Stati Uniti. E vediamo anche grandi opportunità di crescere in mercati in crescita come la Cina”, spiega Knudstorp.