L’ira del sindaco Sala per la folla ai Navigli

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“O le cose cambiano o io domani prenderò provvedimenti: chiudo i navigli, chiudo l’asporto” dice il primo cittadino. Alle voci dei medici e degli imprenditori si uniscono, moltiplicandosi, quelle dei politici che chiedono più controlli.  

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Le immagini della folla lungo le sponde dei Navigli, nei giorni scorsi, hanno fatto “incazzare” il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che le ha definite “vergognose”, e in un video su Facebook ha lanciato un vero e proprio ultimatum. “O le cose cambiano o io domani prenderò provvedimenti: chiudo i navigli, chiudo l’asporto. E poi lo spiegate voi ai baristi perché il sindaco non gli permette di vendere”.

Una reazione forte, quella del primo cittadino, che ha provocato a catena quelle del mondo della politica e anche della sanità: tutti, con toni molto diversi tra loro, hanno espresso “preoccupazione” e il timore che l’incoscienza di alcuni, possa costarci cara. Il sindaco ha strigliato quell’1% dei milanesi “che non usano la testa” al rispetto delle regole e ha annunciato che da stasera aumenteranno i controlli. “Noi, non solo siamo in crisi dal punto di vista sanitario, ma siamo in una profondissima crisi socio economica. Milano ha bisogno di tornare a lavorare” e “io sto dalla parte di quelli che vanno a lavorare, non a divertirsi”.

“Non permetterò che quattro scalmanati senza mascherina, uno vicino all’altro, mettano in discussione tutto ciò. Potevamo essere inconsapevoli, non pienamente consapevoli, due o tre mesi fa, e anche io lo sono stato – ammette ancora una volta – ma adesso no, dopo tutto quello che abbiamo visto”. Gli esperti gli danno ragione.

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro ha commentato ricordando che “il virus non ha cambiato né identità né caratteristiche, perciò violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitarne di nuovo la circolazione”.

Anche per Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, le immagini della folla sui Navigli “preoccupano, dobbiamo ricordarci che le regole restano le stesse: rispettare la distanza fisica, evitare le aggregazioni, lavarsi frequentemente le mani, usare le mascherine in luoghi chiusi e all’aperto se si parla con qualcuno”.

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha sottolineato come “l’affollamento incosciente e dannoso dei Navigli” metta “in pericolo la salute di tutti. Ed è dannoso per il mondo delle imprese e del lavoro che ha un bisogno assoluto e urgente di rimettersi in moto”.

Alle voci dei medici e degli imprenditori si uniscono, moltiplicandosi, quelle dei politici, quasi tutti a eccezione del centro sinistra. I senatori lombardi del MoVimento 5 Stelle Simona Nocerino e Gianmarco Corbetta chiedono più controlli: “Siamo i primi a volere che le attività produttive riprendano ma questo non può tradursi in regole che non vengono rispettate. Lo spettacolo di ieri sui Navigli allarma non poco. Più del 50% del totale dei nuovi contagiati dal coronavirus si trova in Lombardia. Ci chiediamo come sia possibile che in una situazione come questa non si facciano dei controlli”.

C’è chi come Mariastella Gelmini capogruppo di Forza Italia alla Camera e consigliere comunale a Milano invita il sindaco a fare “meno proclami e più controlli” e si chiede “come sia possibile che a Milano controlli e multe arrivino solo per i commercianti che protestano per lavorare, mentre nessuno vigila sul rispetto delle regole di distanziamento sociale ai Navigli”.

E chi Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e senatore di Fratelli d’Italia ricorda l’aperitivo più volte criticato del segretario Pd proprio in un bar lungo i canali. “Dal sindaco – dice – mi aspetterei toni più da moral suasion piuttosto che toni dittatoriali ma forse Sala si risente perché ieri sera mancavano Zingaretti e gli organizzatori piddini del #MilanoNonSiFerma”, scrive su Twitter.

Sulla stessa scia Alessandro Morelli, capogruppo della Lega a Palazzo Marino: “Sentir parlare di chiusura dei Navigli da parte di chi a febbraio beveva Spritz farebbe sorridere se non fosse che parliamo dei milanesi. Dopo gli annunci non esiste il famoso piano di ripartenza, ci si affida a biciclette e minacce e si lasciano i vigili parcheggiati sul divano”.

Per il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, “le discussioni sulle passeggiate ai Navigli distolgono solo l’attenzione dai reali problemi della Fase 2, che sono i ritardi e il caos del Governo, non i comportamenti degli italiani. Se ci sono infrazioni, ci pensino i ghisa. Ma le emergenze in Lombardia sono i ritardi su test, tracciamenti e isolamenti”.

 

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