L’Italia torna “unita”: cadono le barriere regionali

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A mezzanotte è cessato il divieto imposto dal lockdown. Ci si potrà recare anche nei Paesi Schengen. Resta l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale e di restare a casa se si ha la febbre oltre 37 e mezzo. Speranza: “Il virus è ancora pericoloso, mantenere le regole” 

 

AGI – Dalla mezzanotte i confini regionali sono crollati con il via libera della circolazione in tutto il Paese. Ma non si tratta di un’apertura incondizionata. Restano infatti ancora dei precisi ‘paletti’ a cui ci si dovrà attenere. L’apertura riguarda anche i viaggi verso i paesi Ue dell’area Schengen e il Regno Unito, in questo caso pero’ condizionati dalla reciprocità delle condizioni con i singoli Stati.

Ecco dunque cosa sarà possibile fare e cosa sarà invece ancora vietato.

  • Resta l’obbligo di rimanere presso il proprio domicilio per chi è in quarantena e per chi ha una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi, così come rimane il divieto di assembramento e l’obbligo di mantenere una distanza di almeno un metro (2 in caso di attività fisica).
  • Immutate le regole per la circolazione in auto e moto. Nelle stessa vettura potranno tranquillamente stare gli appartenenti allo stesso nucleo familiare ma se non si è congiunti allora subentrano limitazioni: massimo due persone (3 in caso di auto a tre file di posti), con l’autista ovviamente al posto di guida e il passeggero sui sedili posteriori. Entrambi dovranno avere la mascherina. In moto il passeggero, non essendo possibile il mantenimento della distanza, puo’ essere solo un convivente.
  • Anche per l’uso della mascherina la regola rimane la stessa. Sempre obbligatoria in caso di assembramenti o al chiuso, rimane l’obbligo di portarla anche all’aperto in alcune regioni: Lombardia, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Campania e nel comune di Genova.
  • Possibile il trasferimento verso le seconde case e ok anche ad alberghi a bed&breakfast su prenotazione.
  • Resta in alcune zone, come Milano, il divieto di asporto di bevande alcoliche nelle ore serali
  • Distanziamento per le messe mentre i matrimoni si possono celebrare  in alcune regioni come l’Emilia Romagna, l’Abruzzo, la Campania e la Puglia.
  • Sempre le stesse le regole per gli stabilimenti balneari e le strutture ricreative con il distanziamento, il ‘numero chiuso’ e dove possibile la prenotazione.
  • Il calcio professionistico dovrebbe ripartire il 12 giugno con la Coppa Italia e la semifinale Juventus-Milan seguita il giorno successivo dall’altro ‘big match’ tra Napoli e Inter. Per il campionato si dovrà invece attendere il 20 giugno con Torino-Parma. 
  • Il provvedimento divide i governatori

Un provvedimento atteso ma che, come quasi sempre nel corso di questi oltre due mesi di emergenza sanitaria legata al coronavirus, non trova d’accordo tutti i presidenti di Regione. Le posizioni dei governatori, alcune cambiate nelle ultime ore, alcune ammorbidite, altre rimaste quelle di sempre, ‘fotograno’ un quadro politico, da Nord a Sud, a varie tinte.

Da giorni Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Alberto Cirio (Piemonte) e Giovanni Toti (Liguria) spingono per un immediato e completo ritorno alla normalità. Zaia, da parte sua, nei giorni scorsi aveva anche detto di aspettarsi n provvedimento del governo, un Dpcm, per l’apertura dei confini regionale, ma da Palazzo Chigi nessuna risposta “anche perché – si è fatto notare – la libertà di spostamento dal 3 giugno era stata prevista nel decreto del 18 maggio”.

Critico, sulla riapertura regionale, il presidente della Toscana, Enrico Rossi, secondo il quale bisognava aspettare ancora una settimana: “La diffusione del virus in Toscana, come in altre regioni, è stata il prodotto della fuga dalla Lombardia poco prima del lockdown, e questo avrebbe dovuto consigliare un po’ di prudenza e la pazienza di aspettare una settimana in piu’ prima di aprire tutto. Non so a chi avrebbero potuto far male”.

Tra le posizioni critiche anche quella del governatore campano, Vincenzo De Luca: “Davvero non si comprende – ha scritto in un post – quali siano le ragioni di merito che possano motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilita’, nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio”.

De Luca ha attaccato: “Si ha la sensazione che per l’ennesima volta si prendano decisioni non sulla base di criteri semplici e oggettivi, ma di spinte e pressioni di varia natura. Si poteva decidere semplicemente che i territori nei quali nell’ultimo mese c’era stato un livello di contagi giornalieri superiore a un numero prefissato (200 – 250 – 300), fossero sottoposti a limitazioni nella mobilità per un altro breve periodo”.

Rigida, ma con l’ipotesi di un piano B, anche la posizione di Christina Solinas. Il governatore sardo ha continuato fino all’ultimo a ribadire che per entrare nell’isola serviva una sorta di “passaporto sanitario” e non ha fatto alcun passo indietro rispetto alla posizione del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che lo aveva dichiarato incostituzionale.

“Tratteremo fino all’ultimo per un accordo con il governo, ma se non riusciremo a trovarlo, allora – ha spiegato – appronteremo un sistema piu’ articolato che prevede la registrazione dei passeggeri all’ingresso su una piattaforma e la compilazione di un questionario epidemiologico che serve a noi per avere contezza su dove concentrare i maggiori controlli” Allo studio anche un bonus da spendere in Sardegna per chi si sottoporrà al test”.

Sull’altra isola, la Sicilia, il governatore Nello Musumeci ha archiviato l’idea del “passaporto sanitario”, ed ha messo sul tavolo nuove regole: “Occorrerà verificare la provenienza, l’esistenza di eventuali casi sospetti nel nucleo familiare, indicare giorno dopo giorno la tracciabilità della presenza del turista. Ricordo soltanto che siamo al centro di una pandemia e che tutto il resto appare davvero piccola cosa”, ha aggiunto Musumeci.

“Non sto parlando di libera circolazione, ma di chi liberamente viene in Sicilia e accetta la collaborazione con le autorità sanitarie locali”, ha chiarito il presidente siciliano. E c’è anche la possibilità di scaricare l’app “Sicilia sicura”, ma su base volontaria.

Dalla Puglia, invece, Michele Emiliano, sottolinea che “è arrivato il momento di riaprire il Paese a condizioni di normalità e la condizione di normalità fondamentale è la libertà di circolazione”, e dalla punta dello Stivale la governatrice Jole Santelli ribadisce che la Calabria è pronta ad accogliere a braccia aperte i turisti: “Siamo a contagio zero – evidenzia – e nel rispetto di tutte le misure contro il coronavirus, ora posso dire a chi arriva in Calabria: l’unico pericolo sarà quello di ingrassare”.

Via libera all’apertura anche da parte del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che anche nella veste di presidente della Conferenza delle Regioni ha invitato a smorzare i toni. “Mi auguro – ha sottolineato – che si riduca il tasso di polemica, e per quanto mi riguarda spero che si possa ripartire ovviamente tutti insieme. Mi piacerebbe che si evitasse, come ho visto in certe giornate, il dibattito di accuse e controaccuse tra diverse Regioni rispetto a quello che succederà”. In ogni caso – ha aggiunto – “qualche quota di rischio va presa, altrimenti non riapriremo mai”.

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