Morning Bell: l’ombra del lockdown cinese e lo spettro del nickel russo

Economia & Finanza

Di

In Cina si registrano altri 5.280 nuovi casi di Covid-19, alimentati dalla variante Omicron e le autorità di Pechino hanno reagito ordinando un blocco delle attività a Shenzhen fino al 20 marzo, tra cui quella del colosso taiwanese Foxconn, che assembla il 70% di tutti gli iPhone di Apple.

Gli scambi sui future del nickel non sono ancora ripresi, il che per le aziende che devono usare il questo metallo è un grosso problema.

© Science Photo Library / Afp – Batterie ricaricabili al nickel

AGI – I mercati sono deboli, altalenanti e volatili. I nuovi casi di Covid-19 in Cina, che hanno portato al lockdown dell’area industriale di Shenzhen e della provincia di Jilin, si aggiungono alle preoccupazioni per la guerra in Ucraina, agli aumenti dei prezzi delle materie prime e all’attesa per la riunione di domani della Fed, che procederà al primo aumento dei tassi di interesse Usa in tre anni.

Il giorno dopo toccherà alla Banca d’Inghilterra rialzare il costo del denaro e successivamente in settimana vi saranno anche le riunioni delle banche centrali di Giappone, Indonesia, Taiwan e Russia. In Asia Hong Kong crolla di oltre il 5% e Shanghai arretra di oltre il 3%, mentre Tokyo chiude a +0,15%.

In Cina si registrano altri 5.280 nuovi casi di Covid-19, alimentati dalla variante Omicron e le autorità di Pechino hanno reagito ordinando un blocco delle attività a Shenzhen fino al 20 marzo, tra cui quella del colosso taiwanese Foxconn, che assembla il 70% di tutti gli iPhone di Apple.

Il timore che tutto ciò possa ripercuotersi negativamente sulla domanda cinese sta abbassando i prezzi del petrolio, che dall’inizio dell’invasione in Ucraina erano invece saliti del 40%. In Asia il Wti scivola sotto i 100 dollari al barile, mentre il Brent è poco sopra i 100 dollari. A Wall Street i future sono deboli e oscillano tra -0,11% e +0,17%, dopo una chiusura debole, la settima nelle ultime otto sessioni, in attesa della Fed, per il rialzo del rendimento sui Treasury, tornati sopra il 2%, e sulla scia dei prolungati colloqui negoziali in Ucraina. In calo dello 0,6% i future sull’EuroStoxx, dopo che ieri le Borse europee avevano chiuso in rialzo, grazie alla flessione dei prezzi del petrolio e del gas.

Proseguono in modo altalenante i negoziati per la pace in Ucraina. Dopo una ‘pausa tecnica’, riprende la trattativa, definita “difficile” dal presidente ucraino Zelensky, tra le delegazioni di Mosca e Kiev, mentre a Roma sono terminati i colloqui tra il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan e il responsabile della politica estera del partito comunista cinese Yang Jiech, resi difficili dall’allarme lanciato dagli Usa secondo cui “la Cina è pronta a fornire armi alla Russia”. Washington è preoccupata per l’allineamento tra Pechino e Mosca e sospetta che la Cina abbia l’intenzione di attaccare Taiwan.

“Serve la massima moderazione” ha detto Yang, esortando Cina e Usa a “gestire le divergenze” e chiedendo a Washington di smettere di screditare Pechino con “informazioni false”. Dopo sette ore di colloqui a Roma tra Cina e Stati Uniti è stato raggiunto un “consenso”, stando a quanto riferisce l’emittente televisiva statale China Central Television, anche se “nell’attuale situazione internazionale, Cina e Stati Uniti dovrebbero rafforzare il dialogo, gestire adeguatamente le divergenze ed evitare conflitti e scontri”.

A Roma Sullivan vedrà il consigliere diplomatico di Mario Draghi Luigi Mattiolo. Intanto Joe Biden sta valutando un viaggio nel Vecchio Continente, anche se è esclusa la possibilità di un faccia a faccia con Putin. Mercoledì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlerà al Congresso degli Stati Uniti, mentre oggi a Bruxelles si terrà una riunione dei rappresentanti dell’Ecofin allargata a tutti i ministri delle Finanze dell’Ue e a cui prenderà parte anche il vicepresidente Bce De Guindos.

Lunedì l’Eurogruppo ha esortato i Paesi più indebitati dell’Eurozona, tra cui l’Italia, ad apportare “aggiustamenti” per ridurre il debito “se le condizioni lo permetteranno”, pur riconoscendo che la guerra in Ucraina ha aumentato l’incertezza sulla ripresa economica. A proposito delle ripercussioni della guerra in Ucraina sull’economia Ue, un alto funzionario ha detto di aspettarsi un impatto “serio ma affrontabile” mentre il commissario Ue Gentiloni ha sostenuto che è prematuro fornire stime attendibili.

La Commissione pubblicherà a maggio le proprie previsioni per l’economia della zona euro. Intanto alla Borsa di Chicago riprende a salire il prezzo del grano, che avanza dell’1,7%, dopo essere sceso del 15%. Giù dello 0,77% il prezzo del mais, mentre s’indebolisce l’oro a 1.949 dollari l’oncia.

Cina: vendite, produzione e investimenti oltre le attese

A gennaio e febbraio in Cina le vendite al dettaglio, la produzione industriale e gli investimenti in asset fissi salgono sopra le attese. Le vendite segnano un rialzo annuo del 6,7%, più che doppiando l’atteso +3% e in netta accelerata dall’1,7% di dicembre. Si tratta del miglior dato da giugno 2021, sostenuto dai robusti consumi legati alla festività del Capodanno lunare.

La produzione industriale avanza anch’essa al top dal giugno 2021, in rialzo del 7,5%, sopra l’atteso +3,9% e il +4,3% di dicembre. Gli investimenti in asset fissi registrano un balzo del 12,2%. oltre un atteso +5% e il +4,9% dell’intero 2021. Salgono sia gli investimenti pubblici (+14,1%), sia quelli privati (+11,4%), malgrado i focolai di Covid-19 e le insolvenze nel settore immobiliare

. Intanto nei primi due mesi dell’anno avanza la disoccupazione nelle aree urbane, che sale al 5,5%, contro il 5,1% di dicembre. Da notare che la Cina pubblica i dati combinati di gennaio e febbraio per evitare le distorsioni dovute alle festività del Capodanno lunare, che possono cadere in entrambi i mesi a seconda dell’anno. Inoltre va ricordato che la Cina ha stimato per il 2022 un tasso di crescita del Pil intorno al 5,5%, il più basso dal 1991. Lo scorso anno, il Pil si era attestato a +8,1%.

La Fed inizierà a rialzare i tassi per la prima volta da 3 anni

Domani, per la prima volta da tre anni, la Federal Reserve inizierà a rialzare i tassi di interesse. I mercati hanno già prezzato un rialzo iniziale di un quarto di punto e sei-sette moderati rialzi nel corso del 2022, per un totale di circa l’1,75%, in pratica un rialzo ogni volta che s’incontrerà per il resto dell’anno (complessivamente sei volte) tutti dello 0,25%, meno uno che potrebbe essere di mezzo punto, che potrebbe essere piazzato a un certo punto della serie e che ancora la Fed non ha preannunciato.

Jerome Powell potrebbe prefigurarlo mercoledì e questa sarebbe una delle possibili sorprese che potremmo aspettarci da lui. L’altra riguarderà i tempi e le modalità di riduzione del maxi-bilancio della Fed, che attualmente è pari al 40% del Pil Usa. La Fed ha già lasciato capire che punterà sui reinvestimenti, più che sulle vendite di asset, ma domani dovrà metterlo nero su bianco e chiarire meglio la sua posizione. Poi toccherà a Jerome Powell, il capo della Fed, intervenire e dire la sua.

Finora la guerra non ha cambiato il suo atteggiamento. Joe Biden lo ha riconfermato alla guida della banca centrale Usa con un compito preciso: ridurre l’inflazione. E lui non è venuto meno alle aspettative, nemmeno la guerra lo ha fatto recedere più di tanto. Finora Powell ha solo ammesso che la guerra farà salire i prezzi e che la banca centrale ne terrà conto, mantenendo focalizzata la sua attenzione sul taglio dell’inflazione, la quale resta il ‘nemico pubblico uno’.

Il motivo? Biden, il suo grande sponsor, a novembre ha le elezioni di midterm, con le sanzioni e le sue dure prese di posizione contro Putin sta riguadagnando un po’ di consensi, ma deve risalire la china, il gradimento nei suoi confronti resta sotto il 50%, e lui non può assolutamente permettersi che l’inflazione impoverisca troppo gli americani, incattivendoli e non facendoli votare per lui.

E per combattere l’inflazione, c’è un solo modo: rialzare i tassi. Tuttavia Powell sa che dovrà farlo con cautela, perchè se rialza troppo i tassi, o lo fa troppo in fretta, finirà per spaventare i mercati. Per cui deve agire gradualmente: puntare su un atterraggio morbido. In che modo? La risposta è un po’ tecnica ma sostanzialmente suona così: rialziamo i tassi gradualmente e contestualmente riduciamo il bilancio, ma puntando sui reinvestimenti senza per ora procedere anche alla vendita di titoli. In tal modo la Fed potrà tentare di combattere l’inflazione senza spaventare troppo i mercati, abituandoli a convivere con meno liquidità.

Il problema del nickel

Lo scorso 8 marzo il London Metals Exchange è stato costretto a sospendere il trading del nickel, di cui la Russia è il primo produttore mondiale, dopo che il metallo ha toccato un prezzo record di 100 mila dollari a tonnellata. E il trading sui future del nickel al Lme non ha ancora riaperto, il che per le aziende che devono usare il questo metallo è un grosso problema.

Circa il 77% del nickel consumato nel mondo occidentale viene impiegato per fabbricare acciaio inox austenitico ma l’importanza del nickel sui mercati è legata al fatto che è diventato strategico per la produzione delle batterie delle auto elettriche. Si tratta dunque di una delle materie prime fondamentali per il futuro un settore chiave dell’industria del futuro, quella delle auto elettriche.

Più auto elettriche significa più batterie e più batterie significa maggiore consumo di alcuni materiali, tra i quali il nickel è uno dei più importanti. Si prevede che l’utilizzo del nickel per la produzione di veicoli elettrici aumenterà di oltre dieci volte entro il 2025: dalle 60.000 del 2018 si passerà a 665.000 tonnellate.

Anche nel breve periodo, la domanda resta robusta. Le misure di contenimento della pandemia hanno provocato una brusca frenata, ma il consumo per le batterie è rimasto comunque forte. Aziende del calibro di Tesla sono assolutamente nickel-dipendenti. La sospensione dei future sul nickel è una diretta conseguenza della decisione di escludere la Russia dalle infrastrutture finanziarie globali. L

e sanzioni hanno infatti portato alla sospensione delle negoziazioni delle azioni di Norilsk Nickel, il più grande produttore russo, sui mercati di Londra dopo un drastico calo azionario. Inevitabilmente il crollo dell’azienda produttrice più grande al mondo ha portato a uno stratosferico rialzo delle quotazioni del metallo e dunque al blocco degli scambi sui futures del nickel al London Metals Exchange.

E questo ora pesa sulla reputazione della Borsa dei metalli londinese, anche per il modo in cui lo stop agli scambi è avvenuto. I prezzi del nickel erano già saliti del 90% lunedì 7 marzo, un balzo in avanti giornaliero record. Nonostante i chiari segni di stress, l’Lme ha deciso di riaprire le contrattazioni nelle prime ore di martedì 8 marzo. A questo punto i prezzi sono saliti molto più in alto e hanno toccato un massimo storico di 101,365 dollari la tonnellata dai 20,175 dollari del mese di gennaio.

Alle 8,15 di Londra, la Lme ha finalmente chiuso il mercato del nichel, nonostante i trader delle materie prime si fossero impegnati in scommesse da miliardi di dollari sul nichel e su altre offerte cross-commodity. Questo ovviamente ha scatenato forti polemiche e accuse nei confronti della conduzione dell’Lme, la quale avrebbe dovuto chiudere le contrattazioni lunedì ed evitare la riapertura. Alcuni trader hanno accusato la Borsa londinese di “metodi sovietici”. E Cliff Asness, fondatore dell’Aqr, un hedge fund miliardario, sul suo profilo Twitter, ha incolpato l’Lme di “derubare i clienti non amici”. “Non è un buon segno – commenta John Authers di Bloomberg – quando un manager di quel livello lancia accuse del genere”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube