Televisione, un Leonardo quasi impiccato che si salva per ventura

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Quando ci si trova di fronte ad un romanzo storico ci domandiamo se è storia o romanzo frutto di fantasia.

Soprattutto se si tratta di un personaggio come Leonardo Da Vinci, vissuto in pieno Rinascimento italiano, in quella Firenze fucina di bellezza e di cultura.

Il piccolo borgo di Vinci dove è nato il grande Leonardo

Nello sceneggiato RAI, che abbiamo visto in tutte le otto puntate, esce fuori in modo abbozzato l’uomo d’ingegno e talento universale, considerato uno dei più grandi dell’umanità, scienziato, filosofo, architetto e matematico prima che pittore, sceneggiatore, ecc. Parlavamo di abbozzo, perché la vicenda, nello sceneggiato, vede un giovane sempre impacciato, artista svagato, bohémien con un’insistenza, forse un po’ esagerata sul suo essere trasgressivo sessualmente.  Soprattutto nelle prime puntate.  Anche se è forse l’elemento più probabile dal punto di vista storico, perché nella vita del grande Toscano non ci sono presenze femminili e neanche figli e lo stesso Vasari parla di giovinetti graziosi presenti nella bottega dell’artista tanto che si vocifera di rapporti di pedofilia e si fa persino un processo che finisce con un’ammonizione

Più interessanti le puntate dove emerge il talento; bellissima la riproduzione della nascita dell’Ultima Cena. Anche sul suo essere scultore, che nello sceneggiato è molto presente, soprattutto nella residenza milanese presso il Duca Sforza, è forse un eccesso storico in quanto non si conosce alcuna opera scultorea sicura di Leonardo, nonostante varie proposte attributive avanzate in passato e l’incompiuto monumento a Sforza.

Quindi una fiction vera e propria costruita sul rapporto con una presenza femminile, tale Caterina da Cremona, personaggio completamente inventato e che poi sarebbe lei a fare entrare Leonardo nella bottega del Verrocchio, la fucina di talenti come Botticelli, Perugino e il Ghirlandaio, mentre nella realtà storica, dei biografi leonardiani, sarebbe stato il padre Pier da Vinci a proporlo perché aveva visto un talento in formazione. Per dare forza al racconto si cede alla descrizione di un padre completamente assente che solo in punto di morte riconosce il dono del figlio. La figura femminile. della fantasiosa Caterina da Cremona, interpretata dalla brava Matilda De Angelis, che stride del tutto con la biografia storica, qui assume addirittura un ruolo da donna moderna, per niente fragile, materna e amorevole consigliera. Ruolo fuori da quel tempo; l’evoluzione piena della donna nella società e ancora incerta nei nostri tempi figuriamoci cinque secoli fa. 

Bella la interpretazione dell’attore irlandese Aidan Turner nel ruolo di Leonardo. Lo ricordiamo nei suoi ruoli televisivi più popolari che includono il capitano Ross Poldark nel dramma con lo stesso nome, il vampiro John Mitchell nella serie britannica Being Human. Dal 2012 al 2014 lo abbiamo visto al cinema col personaggio del minuscolo Kíli, nella trilogia de Lo Hobbit che fa parte della saga Il Signore degli Anelli. La vicenda – dobbiamo dirlo -, liberamente ispirata a Leonardo è comunque fatta bene, bella regia, scenografia, tutti bravi gli attori, anche il tenace Stefano Ghiraldi inquisitore di questa fantasiosa farsa dell’impiccagione, interpretato dal londinese Freddie Highmore, che lo ricordiamo nell’autistico chirurgo nella serie televisiva The Good Doctor.

Insomma, siamo davanti ad un’operazione culturale che usa un nome illustre per raccontare tutt’altro, del resto la Ferrero, dopo i cioccolatini Leonardo, notizia di oggi, debutta nei gelati ad aprile con lo stecco Raffaello, ma non è la prima volta che il nome del grande italiano è stampato su qualcosa della nostra enogastronomia e c’è anche qualcosa che piacerà ai miei amici bevitori: c’è anche il vino. Alla vostra e nostra salute.

Roberto De Giorgi

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