Un milione di firme per fermare il commercio delle pinne di squalo

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Il finning (ovvero l’asportazione delle pinne) è una pratica che muove un mercato di 52 milioni di euro e che mette a rischio le specie protette.

L’iniziativa si chiama “Stop Finning Ue” e ha come obiettivo quello di modificare la legislazione europea corrente

AGI – Ogni anno, tra i 63 e i 273 milioni di squali in tutto il mondo vengono uccisi. L’unica ragione per cui sono cacciati sono le pinne, utilizzate nella cucina orientale (ma pescate nei nostri mari. Tra le prime 20 nazioni a livello mondiale nella pesca degli squali troviamo tre Stati dell’Unione Europea) dove vengono consumate come piatto prelibato (soprattutto nei matrimoni e negli eventi aziendali) e nella medicina tradizionale. Il finning (ovvero l’asportazione delle pinne) è una pratica che muove un mercato di 52 milioni di euro e che mette a rischio le specie protette. L’attuale regolamento Ue del 2013 non ha fermato questa pratica brutale.

Per questo è stata lanciata una petizione rivolta alla Comunità Europea che chiede di mettere fine a tutto questo e che ha già raggiunto un milione di firme. Si chiama Stop Finning Eu: il suo obiettivo è far sì che le pinne di squalo non possano mai essere vendute separatamente dal corpo del pesce. La raccolta delle firme termina a fine gennaio 2022 ma un primo traguardo è già stato raggiunto. 

L’iniziativa, per avere successo, aveva infatti bisogno di almeno un milione di voti, un numero minimo di firme che doveva essere raggiunto in almeno un quarto degli Stati dell’UE, attualmente sette. Tutto iò darà l’avvio a un procedimento politico, al termine del quale la Commissione Europea dovrà esprimersi sulla modifica della legislazione esistente. “Con questa iniziativa noi, come cittadini, abbiamo la possibilità di agire contro il finning illegale e la cattura degli squali solo per le loro pinne. Il commercio di pinne dall’Europa deve finire” ha dichiarato Nils Kluger, tra i promotori dell’iniziativa.

Che cos’è il finning

Le pinne degli squali vengono tagliate nel mare mentre l’animale è ancora vivo. Il resto dello squalo viene gettato in acqua (la sua carne è quasi inutile rispetto alle pinne). Senza pinne gli squali affondano e soffocano, muoiono dissanguati o mangiati vivi.

Il finning mette a rischio le specie protette e l’attuale regolamento Ue del 2013 non ha fermato questo traffico: pescatori senza scrupoli catturano specie protette le portano a riva per poi spinnarle, trattarle e renderle difficilmente identificabili a livello di specie nel caso di controlli doganali.

Il regolamento Ue del 2013

Prima del 2013 i pescherecci potevano risparmiare spazio di carico tagliando le pinne degli squali e gettando il loro corpo nel mare. Questo per lasciare più spazio a specie più preziose come il pesce spada e il tonno. Ora con il regolamento 605/2013 gli squali devono essere sbarcati e solo una volta arrivati in porto possono essere spinnati.

Solo nel 2016, la Spagna ha ufficialmente catturato 53 mila tonnellate di verdesca, pari a circa 1,75 milioni di animali. Una caccia legata quasi interamente alle pinne. In media, ogni anno vengono esportate dall’UE poco meno di 3.500 tonnellate di pinne, per un valore complessivo di circa 52 milioni di euro. La stragrande maggioranza delle pinne di squalo è destinata a un numero relativamente piccolo di regioni dell’Asia orientale e sudorientale, come la Cina, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Malaysia e Vietnam. Oltre il 50% del suo commercio mondiale di pinne di squalo passa per Hong Kong.

Gli obiettivi della petizione

Gli organizzatori dell’iniziativa, tra le associazioni italiane che hanno aderito c’è anche Marevivo, ritengono che la raccolta dei voti per Stop Finning Eu manderà un forte segnale all’Unione Europea circa l’interesse dei suoi cittadini sulle tematiche legate al mare e all’ambiente e che si possano ottenere dei buoni risultati in termini di protezione degli squali e della fauna marina come avvenuto recentemente negli Usa e nel Regno Unito.

Non solo. La premessa è questa: a livello di commercio globale solo pochi Paesi (Usa, Canada, India, Sudafrica) hanno approvato la legge che vieta il distaccamento delle pinne, il “Fins Naturally Attached”.

In molti Paesi il finning è permesso. C’è quindi ancora un enorme volume di pinne sul mercato internazionale. E queste possono ancora essere scambiate legalmente in tutta Europa.

L’obiettivo è che quindi il regolamento “Fins Naturally Attached” nell’Unione Europea sia esteso all’esportazione, all’importazione e al transito di squali e razze facendo in modo che la regolamentazione del commercio lo renda finanziariamente impraticabile.

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