Maurizio  Micheli a Bari

Arte, Cultura & Società

Di

Un gradito ritorno.

di Pierfranco Moliterni

Un ritorno alle sue origini, non c’è che dire, quello del barese-livornese Maurizio Micheli ospite del concerto inaugurale del ‘Collegium Musicum’ la cui stagione n° 22 (!) si è inaugurata, domenica 14 maggio, nella accogliente struttura del Teatro Abeliano. In programma -al solito secondo le intuizioni sempre felici del suo direttore-méntore Rino Marrone- c’era una rarità dettata dalla esecuzione integrale delle musiche scritte appositamente da Fiorenzo Carpi per il sequel televisivo del 1971 (regista Comencini) Le avventure di Pinocchio, con la voce recitante di Micheli che leggeva 14 brani scelti dalla sceneggiatura televisiva per quello spettacolo che molti ancora ricordano, se non vuoi per la splendida interpretazione di Geppetto datane da Nino Manfredi. Si diceva del ‘ritorno’ di Micheli a Bari, in quanto pochi sanno che Maurizio il simpaticone è cresciuto nella città adriatica sino a 26 anni d’età dopo aver studiato al liceo classico ‘Flacco’ e un po’ alla facoltà di Lettere della locale università.

La frequentazione barese e quindi l’assorbimento ironico dei tic della baresità più pura e genuina, lo hanno poi lanciato nell’universo cinematografico italiano proprio grazie allo slang dialettale e termini come Sciambàgne o la brunetta dei ricchi e poveri fanno oggi tutt’uno con il suo karma attoriale. Ma è bene sapere che Maurizio Micheli è nato come attore ‘serio’ tra le mura del CUT Bari (Centro Universitario Teatrale) e per le mani registiche di un altro barese diventato famoso, Michele Mirabella, il quale proprio in quei felici anni lo ha diretto in pièces teatrali come Leonzio e Lena che Büchner scrisse per il teatro nel 1836, in pieno clima rivoluzionario. Un ritorno alle origini quindi per Micheli, e d’altro canto un’ulteriore scommessa vincente per il ‘Collegium Musicum’ di Marrone che resiste sul campo in virtù di programmi sempre ‘in avanti’, mai ripiegati su se stessi, e con il pregio di fare “produzione musicale” e non distribuzione: qui si ideano e poi si montano i 10 concerti che sono il nucleo del programma di quest’anno solare. Una qualche segnalazione va quindi fatta a seconda delle nostre personali inclinazioni, è ovvio.

Ad esempio, si fa notare il concerto monografico del 24 ottobre come omaggio a Scott Joplin, l’inventore del ragtime e quindi del jazz colto americano; oppure il 28 novembre in cui una ‘sacerdotessa’ incline alla vocazione materna come la direttrice di coro e di voci infantili Emanuela Aymone (bravissima e dolcissima come si conviene a chi ha a che fare con i bimbi) presenterà musiche varie per quella età col suo coretto Vox Juvenes; o infine il 12 dicembre col concerto finale della stagione con musiche ‘religiose’ in cui spicca un inedito assoluto, in prima esecuzione mondiale, con la composizione The fruit of silence dedicato a e su testo di Madre Teresa di Calcutta.

Pierfranco Moliterni

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