Perché ci s’identifica col carnefice e non con la vittima?

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Calmatesi un poco le acque intorno alla misera vicenda del produttore cinematografico statunitense, che approfittava del suo potere per molestare le donne, mi piacerebbe che gli psicologi spiegassero le ragioni che hanno indotto molte persone nel nostro Paese a schierarsi dalla parte del molestatore e non dalla parte delle donne molestate.

Perché è vero che viviamo ancora in una società patriarcale, e c’è la tendenza da parte sia di donne sia di uomini a giustificare Adamo e a colpevolizzare Eva, ma mi sembra che ci sia dell’altro, qualcosa che non ha a che fare col maschilismo che, come si sa, appartiene anche alle donne. Mi sembra ci sia una tendenza da parte di alcuni ad identificarsi col carnefice anziché con la vittima e quindi a cercare giustificazioni: se Caino è arrivato ad uccidere Abele, significa che è stato portato all’esasperazione, che è stato provocato, altrimenti non sarebbe arrivato a compiere un’azione così cattiva. Ma quale la ragione che spinge ad identificarsi con il carnefice e non con la vittima?

Renato Pierri   

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