Giornata contro la violenza sulle donneĀ 

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25 novembre Giornata Contro la Violenza sulle Donne. PerchĆØ gli uomini hanno paura delle donne?Ā PerchĆØ cresce la violenza contro le donne?

Sperando tale riflessione possa essere compresa e ripresa

In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne (25 novembre) per Ama Nutri Cresci Sabino Maria FrassĆ  e Nicla Vassallo riflettono sullā€™origine della violenza contro le donne insieme a Raffaella Ferrari, Direttrice della Salute mentale e Dipendenze dellā€™ ATS CittĆ  metropolitana di Milano.

Milano – Genova
Sabino Maria FrassĆ , Nicla Vassallo e Raffaella Ferrari

Tutta questa aggressivitĆ  contro le donne non lascia dubbi, le donne fanno paura, ma perchĆ©? PerchĆ© tanti uomini provano cosƬ tanto disagio e paura delle donne da non riuscire ad avere un rapporto che non sia basato sulla violenza e sullā€™imposizione? Tutta colpa degli uomini?

PiĆ¹ che di paura delle donne sarebbe forse piĆ¹ opportuno introdurre il concetto di ā€œpaura del femminileā€. Lā€™origine di tale paura nasce quando lo sviluppo di ciascuno di noi (uomo-donna) ĆØ incompleto. Fa parte dello sviluppo di tutti gli esseri umani il distacco dalla dipendenza materna, dalla cosiddetta ā€œgrande madreā€, che, se da un lato garantisce e fornisce tutto ciĆ² di cui una persona ha bisogno, dallā€™altro rappresenta la gabbia, il precostituito, da cui ĆØ necessario affrancarsi per formare e maturare il proprio io.

Il mancato o incompleto distacco dalla grande madre rischia di generare nellā€™adulto frustrazione e incomprensione per tutto ciĆ² che ĆØ diverso, per tutto ciĆ² che non ĆØ percepito come confortante. Nel caso maschile, lā€™uomo adulto immaturo che non ha completato il suo percorso di crescita e di separazione, tende facilmente a proiettare sullā€™altro da sĆ©, sul “diverso” le sue paure piĆ¹ recondite o in alternativa aspettative salvifiche: le donne vengono spesso identificate come streghe o fate e non compagne (di vita). A questa parcellizzazione della visione della donne si accompagna unā€™inevitabile frustrazione, che puĆ² portare lā€™uomo non maturo a comportamenti anche violenti.

Oltre agli aspetti piĆ¹ propriamente psicologici vanno poi considerati anche quelli sociali. Se per gli uomini socialmente ĆØ cambiato relativamente poco nell’ultimo periodo storico, per le donne sono avvenuti cambiamenti enormi in un tempo relativamente breve.
Allā€™uomo piĆ¹ o meno ā€œimmaturoā€ e non compiuto si affianca cosƬ spesso una donna emancipata che non accetta ed ĆØ incapace di essere nĆ© fata nĆ© strega, nĆ© madre nĆ© figlia obbediente. Del resto anche laddove l’uomo avesse compiuto con successo il suo percorso di individuazione trova una compagna altra da sĆ© a cui non basta piĆ¹ un ā€œfallo fecondanteā€. La donna ricerca sempre piĆ¹ una persona che sia potente spiritualmente, intelligente, forte, coraggiosa, responsabile e disponibile. Ogni giorno al lavoro l’uomo puĆ² essere esposto quindi al confronto non solo con altri uomini, ma sempre piĆ¹ frequentemente con donne che espone a profondi cambi paradigmatici. La mancata assimilazione socio-culturale di questa trasformazione non puĆ² che acuire lā€™antagonismo di genere, circostanza che nelle forme piĆ¹ estreme puĆ² portare anche a forme di violenza (non solo fisica) contro le donne.

La violenza sulle donne aumenta anche perchĆ© in passato la donna raramente aveva un chiaro ruolo attivo sociale al di fuori del focolare domestico. Fino a non molti decenni fa uomini immaturi incontravano donne sottomesse, che subivano il rapporto coniugale come un ergastolo, senza possibilitĆ  di grazia. Oggi invece tutti gli uomini – immaturi e maturi – incontrano sempre piĆ¹ spesso donne che non solo vivono, ma esigono una vita degna e piena a 360Ā° prima di tutto per se stesse.

Emerge cosƬ il vero problema di fondo: lā€™accettazione del femminile che ĆØ presente in ogni essere umano. PerchĆ© a ben riflettere il lato femminile ĆØ oggi represso dalla societĆ , non solo dagli uomini, ma anche da molte donne: siamo tutti uomini che reprimono e negano la dovuta introspezione, la parte femminile presente in ciascuno di noi.

Con lā€™inarrestabile ascesa e affermazione del ruolo della donna nella societĆ  (a ricoprire ruoli e incarichi storicamente appannaggio maschile) la speranza ĆØ che le nuove generazioni nascano in un contesto socio culturale che parta dal presupposto che donne e uomini hanno stesso valore e possibilitĆ . E visto che ciĆ² ĆØ inarrestabile e sotto lā€™occhio di tutti, i nostri figli forse saranno diversi e migliori di noi.

Sabino Maria FrassĆ  e Nicla Vassallo hanno scritto questa riflessione grazie alla collaborazione di Raffaella Ferrari, Direttrice UOC Salute mentale e Dipendenze dellā€™ ATS CittĆ  metropolitana di Milano.

Raffaella Ferrari, nata ad Alessandria il 15 marzo 1962 si trasferisce a Milano per gli studi universitari. Medico Psichiatra e psicoterapeuta ha svolto attivitĆ  clinica in strutture private e pubbliche. Dal 2007 nella ex Asl di Milano si ĆØ dedicata allā€™ambito gestionale ed organizzativo dei servizi di Salute Mentale. Attualmente eā€™ Direttore della UOC Salute Mentale e Dipendenze dellā€™ATS della CittĆ  metropolitana di Milano con mansioni di Governance nel Sistema dei servizi della Psichiatria , Neuropsichiatria e Dipendenze. Sposata, madre di due figli di 14 e 9 anni.

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