GENOVA – In attesa dell’assemblea del 20 settembre, teatro della sfida per il controllo della banca tra la famiglia Malacalza e Raffaele Mincione, Carige archivia la seduta di Borsa perdendo il 2,15% a quota 0,0091 euro.
GILDA FERRARI
In attesa dell’assemblea del 20 settembre, teatro della sfida per il controllo della banca tra la famiglia Malacalza e Raffaele Mincione, Carige archivia la seduta di Borsa perdendo il 2,15% a quota 0,0091 euro.
I mercati finanziari, tuttavia, sembrano non avere accusato la crisi di governance che da un mese a questa parte ha travolto l’istituto ligure: negli ultimi 30 giorni il titolo ha guadagnato il 4,6% malgrado la battuta d’arresto registrata dopo il downgrade di Moody’s e negli ultimi sei mesi l’apprezzamento ha sfiorato i 25 punti percentuali. Segno che, spiegano fonti finanziarie, «i movimenti sull’azione prescindono dalle questioni di governance e che gli acquisiti sono maggiori delle vendite». Chi compra?
Il primo azionista Malacalza Investimenti possiede il 20,6% del capitale ed è autorizzato da Bce a salire sino al 28%. Sul fronte opposto Raffaele Mincione controlla ufficialmente il 5,4% ma è intenzionato a portarsi sino al 9,9% e, secondo quanto da lui affermato, sarebbe già a metà strada. Pur partendo da una posizione più forte, la famiglia Malacalza potrebbe avere bisogno di stringere alleanze se Mincione e Gabriele Volpi (9%) decidessero di unire le forze insieme ad altri fondi italiani e stranieri.
Già a fine agosto, con la presentazione delle liste per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, sarà possibile capire a chi andrà il controllo di Carige. Secondo fonti finanziarie un ruolo importante potrebbe essere giocato da Assogestioni. Indiscrezioni rivelano come l’associazione non abbia ancora deciso se presentare o meno una lista (la volta scorsa la lista fu presentata e il consigliere di lista che entrò in cda è Giulio Gallazzi, l’uomo che dopo la raffica di dimissioni ha assunto la presidenza della banca). Proprio Assogestioni potrebbe canalizzare le quote dei fondi italiani e internazionali diventando così un ago della bilancia tanto quanto lo sono Volpi e il mondo cooperativo.
Dopo le dimissioni di Vittorio Malacalza e di (quasi) tutti i consiglieri malacalziani il cda guidato da Paolo Fiorentino è intanto rimasto in carica per un solo consigliere: Giuseppe Pericu, che deciderà cosa fare al rientro dalle ferie. Se anche l’ex sindaco di Genova si dimettesse, il consiglio resterebbe comunque operativo per l’ordinaria amministrazione.