Ilva, sugli occupati la trattativa sembra meno ostica del previsto

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 Il silenzio calato sul dossier Ilva negli ultimi giorni, con il governo impegnato ad affrontare l’emergenza del crollo del ponte Morandi, sembra nascondere elementi positivi nella complicata vendita del siderurgico italiano.

GILDA FERRARI  

GENOVA – Il silenzio calato sul dossier Ilva negli ultimi giorni, con il governo impegnato ad affrontare l’emergenza del crollo del ponte Morandi, sembra nascondere elementi positivi nella complicata vendita del siderurgico italiano. Migliorato il piano ambientale, sul fronte occupazionale fonti del Secolo XIX rivelano che le posizioni di ArcelorMittal e sindacati si stanno avvicinando. A fronte di 14mila persone impiegate nel gruppo, di cui 10.700 operativi negli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Taranto (al netto di quelli in cassa integrazione), l’ultima offerta «per il momento circolata ma non scritta da nessuna parte» di Mittal prevede l’assunzione in Am Investco di 10.500 persone: un numero poco distante a quel 10.700 utile a garantire tutti coloro che attualmente fanno marciare impianti e azienda. «Penso ci siano ancora margini di trattativa», dice una fonte vicina al dossier.

I restanti 3.300 dipendenti – che già adesso usufruiscono della cassa integrazione a rotazione (a Genova integrata dai lavori di pubblica utilità) – resterebbero in carico all’amministrazione straordinaria e sarebbero gestiti attraverso un robusto piano di “scivoli” per complessivi 200-250 milioni. Qualora nel 2024, a fine piano industriale, ci fossero ancora lavoratori privi di sistemazione il sindacato chiede all’aggiudicatario l’impegno a farsene carico e questo è lo scoglio più alto da superare, perché a priori è impossibile sapere in quanti aderiranno al piano di uscite. «Poi c’è il tema salariale e l’Accordo di programma – ricorda Bruno Manganaro, Fiom Genova – di cui nessuno parla ma che restano sul tavolo perché non accetteremo tagli».

È atteso intanto il parere dell’Avvocatura di Stato sulla gara. Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, lo aveva annunciato per Ferragosto sventolando un poco chiaro piano B con cordata alternativa di Invitalia e Arvedi qualora l’Avvocatura dicesse che la gara è da rifare. Secondo quanto riporta online il Corriere del Giorno, il parere «sarebbe già arrivato e ricalca quello precedente del giugno 2017, con analoga conclusione: la procedura di gara è stata regolare e Ilva è aggiudicata alla cordata guidata di Arcelor Mittal». L’Avvocatura dello Stato avrebbe, secondo il quotidiano del Mezzogiorno, «riconfermato con una propria comunicazione ufficiale la regolarità della gara di assegnazione, che peraltro aveva già espresso nel giugno dello scorso anno, quando l’ex ministro Calenda chiese un parere» sul rilancio di prezzo di Acciaitalia su Mittal. In quell’occasione, riporta il sito, in un parere di sette pagine Massimo Masella Ducci Teri scrisse: «Si rileva che l’apertura di una nuova fase di selezione delle offerte sarebbe effettuata in assenza di una concreta proposta migliorativa vincolante per il proponente». Fin qui le indiscrezioni

Ma da quanto ricostruito dal Secolo XIX, fonti vicine al capo di gabinetto di Di Maio smentiscono che sul tavolo dei Mise sia già arrivato il parere dell’Avvocatura. In ogni caso, il suo arrivo è previsto a breve. «Se le indiscrezioni fossero confermate Di Maio ne uscirebbe molto indebolito. – commenta Antonio Apa, Uilm Genova – È auspicabile che si riprenda al più presto la trattativa sull’occupazione alla presenza del governo, senza il quale non ci può essere un piano che garantisca tutti». «Il 15 settembre si avvicina – aggiunge Alessandro Vella, Fim Genova – Aspettiamo il parere dell’Avvocatura, se la gara viene confermata regolare bisogna correre, avendo ben chiaro che il sindacato pretende una sistemazione per tutti e il rispetto dell’Accordo di programma».

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