Roma abbandonata? La colpa è di Romolo

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Ho inserito su “Virginia Raggi Facebook” la mia lettera apparsa oggi 8 novembre su Il Manifesto, col titolo “Come sta Roma”. Ne trascrivo la parte più importante, il resto raccontava scherzosamente di un gabbiano prepotente e intelligente.

«A proposito di alcune mie lettere ai giornali, in cui mi lamentavo dell’abbandono in cui sono lasciate le case di edilizia polare a Roma,  mi scrive un caro amico emigrato da molti anni in Germania: “Io sono stato a Roma nell’agosto del 1969, il traffico era caotico. I gattari, mi pare, lasciassero cibo per i gatti randagi un po’ dappertutto e gli uccelli in certe piazze costituivano un problema non indifferente. E’ cambiato qualcosa?”.

Credo proprio di sì, che qualcosa sia cambiato. L’amata città era più bella allora. Il traffico oggi a Roma non è caotico, è fermo, ordinatissimo, specialmente nelle ore di punta, in moltissime strade, giacché le macchine procedono a passo d’uomo. Quanto ai colombi, adesso non sono solo nelle piazze ma dappertutto, in tutte le strade, poiché in tutte le strade ci sono cassonetti stracolmi di spazzatura, che fuoriesce e si ammucchia intorno agli stessi, una cuccagna per piccioni, topi e gabbiani».

Ho detto la verità, solo parte della verità. Non ho parlato, ad esempio, dei cinghiali che scorrazzano beati a Roma Nord e a Spinaceto e Torrino, come mi fa notare un signore sul blog “Come Gesù”.

Ed ecco il commento di un adoratore di Virginia Raggi: «Sei la persona migliore che poteva avere Roma e i Romani. A chi sparla dico: ma dove c….o stavate quando hanno affondato la città? Parlate adesso che qualcosa sta cambiando in meglio, sono sicuro che sono persone degli altri partiti che hanno bisogno di voti e allora gettano fango su chi veramente sta lavorando, fate schifo».

Non avrebbe meritato risposta questo signore, ma io gliel’ho voluta dare la risposta. Eccola: «Io ho fatto critiche severe anche alle amministrazioni precedenti. So che un uomo ha rischiato la vita l’altro giorno, per la caduta di un albero sul marciapiede che percorriamo tutti i giorni per entrare e uscire da casa, e adesso, dopo dieci giorni, siamo ancora in pericolo, giacché altri alberi malati potrebbero cadere. Nessuno si fa vivo, sia per controllare gli alberi pericolanti, sia per sgombrare il marciapiede. Io non ce l’ho con la Raggi, ce l’ho con tutti coloro che non si curano di cose gravi e urgenti che riguardano la vita dei cittadini. Se vuole, gentile signore, le riporto tutte le lettere precedenti, dal tempo di Gianni Alemanno, fino ad oggi. Non posso giustificare ogni sindaco che arriva, dando la colpa a quello precedente. In questa maniera la colpa finisce per essere di Romolo».

Renato Pierri

 

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