Francia, domenica passaggio di poteri Hollande-Macron

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PORTAVOCE MERKEL, LUI E’ LA SPERANZA DI MILIONI DI FRANCESI

All’indomani della vittoria nelle elezioni, Emmanuel Macron comincia la sua avventura presidenziale. Stamani il presidente eletto e Francois Hollande, presidente uscente, si sono recati all’Arco di Trionfo, per l’omaggio al milite ignoto nella giornata del 72/o anniversario della fine della seconda guerra mondiale. Domenica avverra’ il passaggio di poteri tra i due. La prima visita all’estero si svolgera’ a Berlino. ‘Merkel e’ molto contenta dell’esito dell’elezione. Macron porta la speranza di milioni di francesi e anche di molte persone in Germania e in Europa’, ha detto il portavoce della cancelliera tedesca.

Emmanuel Macron, dopo la nettissima vittoria contro Marine Le Pen (i dati definitivi gli assegnano il 66,10%, contro il 33,90% per la sua avversaria), ha trascorso la mattina della sua prima giornata da presidente eletto fianco a fianco al predecessore Francois Hollande nella solenne cerimonia per la liberazione della Francia dai nazisti. Davanti a Macron, ancora una settimana di attese – il passaggio ufficiale di consegne è previsto per domenica 14 – e molto delicate questioni da sbrogliare, dalla scelta del primo ministro, alla costruzione di valide alleanze in vista delle legislative di giugno sino alla definizione di un piano organico per affrontare i nodi programmatici del suo mandato. Dopo la solenne cerimonia agli Champs Elysees, è stato proprio Hollande a sottolineare di aver voluto al suo fianco Macron per un ideale e simbolico passaggio di consegne a meno di una settimana dalla transizione ufficiale, prevista domenica. Parlando in tv, il presidente uscente visibilmente commosso ha rivendicato il suo legame politico con Macron. “Mi ha seguito, poi si è emancipato ma senza tradire”, ha detto Hollande. E al di là dei toni emotivi del momento, la dichiarazione di Hollande – Le Figaro lo ha descritto in atteggiamento “paterno” – è un giudizio non soltanto sulla personalità del suo successore ma anche sul carattere ‘politico’ della transizione. Macron, che era uscito dal partito socialista anni fa, è per molti versi una sua creatura politica, prima voluto nel suo staff e poi nominato ministro dell’Economia.

Chi dovrà invece mettere subito da parte le emozioni per cominciare a lavorare sodo è proprio Macron. Del resto, l’aveva detto sin da ieri sera: non riposerò sugli allori. E non potrebbe neanche volendo. Primo rompicapo, per lui, la scelta di un primo ministro per andare con speranze di successo verso le legislative di giugno. Il rebus è abbastanza chiaro: Macron, che aspira a incarnare il ‘nuovo’ nella politica francese, per la scelta del premier deve trovare un difficilissimo mix tra freschezza (insomma, un ‘volto nuovo’) e una consolidata esprienza. E in più, lo ha detto più volte, non disdegnerebbe una donna a palazzo Matignon. Questo ha portato molti analisti a fare ipotesi in ‘rosa’, avanzando i nomi di un’europeista a 18 carati come Silvye Goulard o del ministro dell’Ecologia Segolene Royal. Altri analisti, invece, vanno più sul sicuro e in questo senso tornano a prendere quota alcune vecchie volpi della politica francese. Anche se è tutt’altro che un volto nuovo, per esempio, molti puntano su Francois Bayrou, fondatore e leader del Modem (movimento democratico), ex ministro, ex candidato all’Eliseo e alleato chiave per Macron a cui fornirebbe oltre all’innegabile esperienza anche il sostegno di un movimento politico già strutturato che potrebbe rivelarsi prezioso in vista delle legislative di giugno. Oltre a Bayrou gli analisti citano il ministro della difesa Le Drian, il coordinatore di En Marche! Richard Ferrand (Macron ha già annunciato le dimissioni dalla guida del movimento da lui fondato) e poi Gerrard Collomb, Xavier Bertrand, Anne Marie-Idrac, e l’ex sindaco socialista di Parigi Bertrand Delanoe. Più chiare, anche se complicatissime da risolvere, sono le questioni politico-programmatico e le priorità del quinquennato. Fra le prime misure che il leader centrista adotterà non appena giunto all’Eliseo, vi saranno quasi certamente la moralizzazione della vita pubblica, la riforma del Codice del lavoro, la riforma della scuola primaria, la lotta al terrorismo, e un nuovo rapporto sullo stato delle finanze pubbliche.

Ma tutto, naturalmente, dipende da come andrà in concreto il voto di giugno. I sondaggi più recenti dicono che il movimento En Marche! potrebbe raccogliere tra il 24% e il 26% dei voti alle legislative, davanti ai Republicains con il 22%, il Front national (21-22%), la sinistra radicale France insoumise di Jean-Luc Mélenchon (13%-15%) e i socialisti con l’8-9%. Un altro sondaggio OpinonWay-SLPV, ipotizza addirittura che Emmanuel Macron, eletto all’Eliseo, potrebbe disporre della maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale. Lo studio – condotto su 535 circoscizioni metropolitane sulle 577 in gioco l’11 e il 18 giugno – rivela che il movimento En Marche! – che nel frattempo dovrebbe aver cambiato nome ed essersi trasformato in partito – potrebbe ottenere tra i 249 e i 286 seggi all’Assemblea nazionale. Se a questi venissero aggiunti quelli, piuttosto probabili, conquistati nelle circoscrizioni d’Oltremare e fra i francesi all’estero, il movimento “né di destra né di sinistra” potrebbe superare la soglia dei 290 seggi, sinonimo di maggioranza assoluta.

Sempre secondo questo sondaggio, la destra dei Républicains, pur senza realizzare il sogno della coabitazione, limiterà però i danni dopo la sconfitta alle presidenziali, assicurandosi tra i 200 e i 210 seggi. Il Front National di Marine Le Pen potrebbe riuscire a portare a Palais Bourbon tra i 15 e i 25 deputati, così da formare un gruppo parlamentare. Il grande perdente dello scrutinio sarebbe il Partito socialista, con una forchetta tra i 28 e i 42 deputati. La sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, nonostante l’importante risultato del primo turno, otterrebbe tra i 6 e gli 8 seggi. Intanto la prima trasferta all’estero sarà in Germania, a conferma della volontà di rilanciare il motore franco-tedesco dell’Ue, più una visita alle truppe francesi all’estero.

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