Castel dell’Ovo
Una leggenda medievale racconta che il poeta romano Virgilio avrebbe nascosto in un ambiente sotterraneo segreto di questo castello un uovo magico.
Si credeva addirittura che l’avrebbe protetto con un ingegnoso sistema che spesso si ritrova nelle fiabe: mise l’uovo in una caraffa piena d’acqua posta in una gabbia di ferro appesa a una trave della stanza. Per la leggenda, finché rimane intatto l’uovo, sia la rocca che la città sarebbero difesi da qualsiasi tipo di sciagura.
Da qui, dunque, il nome di Castel dell’Ovo. Ma non è il primo nella storia della fortificazione, data la sua storia antichissima. È stato costruito su una piccola isola Megaride, scelta dal popolo dei cumani nel VII secolo a.C. per fondare un proprio centro abitato, Partenope (esteso anche al Monte Echia, a nord dell’isolotto).
Nel I sec. a.C. in questa zona sorse la sfarzosa villa di Lucio Licinio Lucullo, militare romano diventato famoso per i suoi banchetti. Laghetti di pesci e allevamenti di murena, alberi di ciliegio e di pesco portati dalla Persia e dalla Turchia: la villa aveva dimensioni impressionanti, e alcuni suoi resti sono visibili nei pressi di via Chiatamone. Il complesso venne chiamato Castrum Lucullanum: nome che è rimasto fino al medioevo.
Successivamente diventa proprietà imperiale, e nel V secolo d.C. Valentiniano III la fa fortificare. Nel medioevo arrivano i monaci bizantini che costruiscono un monastero su quel che rimane della villa. Poi sono gli stessi duchi di Napoli a smontare il convento-fortezza, temendo che potesse essere utilizzato come avamposto dai Saraceni.
Viene nuovamente ricostruito nel XII secolo con il nome di Arx Sancti Salvatoris, e diventa un punto cardine nel nuovo sistema difensivo della città nel 1140, quando Ruggero il Normanno diventa signore di Napoli. Divide le funzioni residenziali del sovrano con il Castel Capuano, e con l’avvento degli Svevi diventa anche sede del tesoro, reggia e prigione di stato. Ulterori restauri e miglioramenti vengono realizzati dagli Angioni nel Duecento, al fine di poter ospitare meglio la famiglia reale.
Nei secoli successivi il castello si ritrova spesso protagonista della turbolenta storia napoletana. Tra terremoti e tradimenti, saccheggi e bombardamenti, passa spesso di mano in mano e viene continuamente rimaneggiato e modernizzato. Assume l’assetto definitivo nel Cinquecento, quando l’evoluzione dell’artiglieria rese necessario un intervento sulle mura e le torri, e col tempo perde la funzione di residenza rimanendo una struttura militare e un carcere.
Dopo l’Unità d’Italia è stata presa in esame la possibilità di demolizione del castello per costruire un nuovo quartiere, ma non venne realizzato, e dopo i restauri del 1975 il sito diventò visitabile, con una serie di terrazze panoramiche che offrono viste meravigliose sulla città e sul golfo.
Castel Capuano
Il secondo castello più antico della città, quello Capuano fu eretto dai normanni nei pressi dell’omonima Porta delle mura cittadine. A dar avvio alla costruzione è stato il Re di Sicilia Guglielmo I nella metà del XII secolo in una zona precedentemente occupata da una necropoli di epoca romana. Concilia le funzioni militari con quelli della residenza, con quest’ultima che viene rafforzata con Federico II che abbellisce il castello con un intervento sistematico.
Nel Duecento arrivano a Napoli gli Angioni, che costruiscono per sé una nuova magnifica residenza fortificata, il Castel Nuovo, senza però abbandonare la dimora precedente: è infatti proprio il Castel Capuano ad ospitare, nel 1370, un certo Francesco Petrarca, legato del Papa Clemente VI. Qui il Re di Napoli Carlo III sposò Margherita di Durazzo, celebrando un matrimonio impressionante. Non mancano neanche maggiori eventi di carattere militare, come l’attacco degli ungheresi o l’assedio degli Aragonesi.
Nel Cinquecento il Castel Capuano diventa il palazzo di giustizia, funzione che mantenne fino a poco tempo fa. Viene trasformato dagli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa che mettono mano anche agli interni e negli ambienti sotterranei allestiscono le carceri con sofisticati sistemi di tortura. A capo del potere giudiziario stava il Vicario del Regno, per questo il castello fu ribattezzato “Palazzo della Vicaria”. Un ulteriore rimaneggiamento arriva nel 1857-58: l’edificio ottiene una nuova facciata e i balconi diventano finestre.
Dopo la trasformazione le sale del castello vengono decorate e affrescate a tema. Gli affreschi di Pedro Rubiales nella Cappella della Sommaria raffigurano Scene del Nuovo Testamento e sono databili intorno al 1547. A un periodo più tardo appartengono quelli delle volte della sala che precede la Biblioteca e quelli della Sala del Consiglio Giudiziario. Nel Salone della Corte d’Appello troviamo affreschi di Antonio Cacciapuoto e altri artisti con allegorie delle province del regno (fine Settecento), mentre la Sala dei Busti è abbellita con i busti marmorei dei famosi avvocati napoletani.
Castel Nuovo (Maschio Angioino)
Nel 1266 Carlo I d’Angiò diventa Re di Sicilia e sposta la capitale a Napoli, dove più tardi, per suo volere e in soli tre anni, viene costruita una sontuosa reggia-castello che insieme alle due altre fortezze forma un nuovo centro di potere. Il primo re ad abitarvi però fu Carlo II lo Zoppo, che ha modificato e decorato la struttura. Carlo esercitava una forte influenza sul papa Celestino V, che proprio nella sala maggiore di Castel Nuovo, il 13 dicembre del 1294, ha abdicato al trono pontificio, in quello che Dante definì il gran rifiuto.
Un altro intervento fu apportato all’inizio del Trecento da Roberto d’Angiò, che ne fece un grande centro culturale, ospitandovi Petrarca e Boccaccio e invitando Giotto e altri pittori importanti ad affrescare la Cappella Palatina, la Sala del Trono e altri ambienti. Invece il primo saccheggio è stato realizzato dagli ungheresi, che scesero fino a Napoli nel 1347; come nel caso degli altri castelli, fu solo il primo di una lunga serie di attacchi, assedi e bombardamenti.
Nel 1443 il re Alfonso chiamò un architetto catalano Guillem Sagrera per adattare la residenza alle esigenze della sua magnifica corte. Iniziò una grande ricostruzione, con nuove torri rotonde più resistenti all’artiglieria moderna e l’arco trionfale rinascimentale, opera di Francesco Laurana e altri artisti. È stata rimaneggiata anche la Sala del Trono, che perse gli affreschi di Giotto che raffiguravano uomini e donne illustri ed è stata notevolmente ampliata diventando un unico spazio enorme coperto da una volta ottagonale, con pavimento in maiolica invetriata bianca e azzurra. Intorno al 1487 Ferdinando I d’Aragona invitò in questa sala alcuni baroni che avevano formato una congiura contro di lui, per celebrare il matrimonio della sua nipote, arrestando e condannandoli; diventò così la “Sala dei Baroni”.
Il castello cessa di essere residenza già nel Cinquecento, salvo essere usato per ospitare re spagnoli in visita, e abbandona definitivamente quella funzione con la costruzione delle regge settecentesche. Nei secoli successivi viene usato come arsenale e magazzino, mentre nel Novecento è stato isolato dal tessuto urbano circostante con degli spiazzi e aiuole al posto dei demoliti bastioni. Il castello è visitabile e ospita il Museo civico, il cui percorso accompagna il visitatore attraverso alcuni ambienti, compresa la Cappella Palatina, la sala dell’Armeria, e gli spazi espositivi con affreschi, dipinti e sculture di committenza religiosa, tra cui opere di Battistello Caracciolo, Fabrizio Santafede, Luca Giordano e Mattia Preti.
Questa fortificazione è stata edificata nel luogo dove prima c’era stata una torre normanna, a 250 metri sul livello del mare. Il primo castello viene costruito nel Trecento per volontà di Roberto il Saggio, e subisce subito una prova di fuoco: viene cinto d’assedio da Ludovico di Ungehria. La posizione strategica del castello lo rende premio ambito da chi cerca di prendere controllo sulla città, per questo nel tempo gli attacchi e le ricostruzioni si susseguono. La fortezza veniva anche usata come carcere, tra i prigionieri illustri annovera il filosofo Tommaso Campanella. Nel 1799 il Castel Sant’Elmo diventa centro della Repubblica Napoletana, e durante il Risorgimento ospita patrioti di primo piano. Attualmente è sede del Museo Napoli Novecento 1910-1980 e uno dei punti panoramici più suggestivi dell’intera città partenopea.