L’Eucarestia ai capi scout gay di Staranzano e il discernimento

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Trascrivo da un articolo del prete e scrittore Mauro Leonardi: «La signora Arianna ha 46 anni, è sposata e ha due figli inseriti nel gruppo scout di Staranzano – sì quello dei Capi Scout gay – e scrive a La Nuova Bussola Quotidiana lamentandosi perché alla Messa di chiusura dell’anno di attività i due signori uniti in unione civile hanno fatto la comunione e lei si è scandalizzata: si interroga “sulla coerenza della testimonianza che il gruppo scout offre” ed è preoccupata perché i suoi figli “hanno bisogno di testimonianze coerenti con il messaggio del Vangelo” come anche tutti i nostri giovani che “sono disorientati, e non solo in materia religiosa» (Blog Come Gesù – 19 luglio). Più avanti don Mauro Leonardi dà consigli alla signora Arianna: «La invito a leggere le bellissime parole del suo vescovo. Nel suo intervento mons. Redaelli… invita al discernimento… parola importantissima che indica un metodo molto rigoroso. E io credo che tale attenzione sia quella che il vescovo di Gorizia ha suggerito di applicare in questo caso: perciò io riposerei tranquillo nelle mani dei miei pastori».

Io però questa signora un po’ la capisco. Per una vita i suoi pastori le hanno fatto credere, magari sin dall’età della ragione, che gli atti di omosessualità sono un gravissimo peccato, così come gravissimo peccato è, ad esempio,  l’omicidio;  le hanno sempre fatto credere, i suoi pastori, che l’unione civile tra persone dello stesso sesso è cosa assai peccaminosa; per una vita le hanno fatto credere, i suoi pastori,  che anche agli occhi di Dio l’amore omosessuale è gravissimo peccato, e adesso i suoi pastori le dicono che grazie al discernimento, può accadere che sia cosa normale che due persone omosessuali unite in unione civile possano ricevere la comunione. Per lei è come se le dicessero che l’ostia consacrata si può dare anche a Totò Riina, che recentemente ha ripetuto di non essere pentito di nulla. Ma se la Chiesa dà la comunione ad un bandito, che cosa significa? Significa che il bandito si è pentito ed è sua ferma intenzione di non peccare più. La stessa cosa dovrebbe essere per i due capi scout gay: se la Chiesa dà loro la comunione, significa che si sono pentiti del gravissimo peccato e che non hanno nessuna intenzione di perseverarvi. Magari non potranno separarsi per diverse ragioni, però sono determinati fortemente a vivere come due fratelli (non incestuosi, eh!). Ma è davvero così? I pastori della signora Arianna dovrebbero assicurare lei e tutti i fedeli di Staranzano, che i due Capi Scout si sono comunicati solo dopo un rigoroso percorso, e che non si trovano in situazione di peccato. Lo hanno fatto? Sono in grado di sostenerlo? Altrimenti la signora ha ragione ad essere sconcertata. Ai peccatori non pentiti e non determinati a cambiare vita, la Chiesa non dà la comunione.

Detto questo, a me pare che questa faccenda del discernimento altro non sia che l’espediente per salvare capra e cavoli. Papa Francesco e altri uomini della Chiesa, con profondo senso delle giustizia, hanno capito che l’amore tra due persone omosessuali adulte e responsabili non è peccato, e hanno  trovato il modo di salvare la dottrina (la capra) e i cavoli (l’amore omosessuale). Stesso discorso riguardo ai divorziati risposati.

Per l’accostamento, chiedo scusa alla dottrina e agli omosessuali. Non sarebbe più semplice se dichiarassero, i bravi pastori, che la dottrina in questo caso è sbagliata?

Renato Pierri

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