Venitevele a prendere

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Di

Gabriele Adinolfi

 (Il 10 agosto del 480 a.c. si compie il sacrificio dei Trecento spartiati e dei Tespiesi che avevano rifiutato valorosamente l’invito di Leonida ad andarsene insieme con gli altri greci per mettersi al sicuro.
L’esercito persiano di almeno centocinquantamila effettivi (forse anche il doppio) fu tenuto a bada da quegli Eroi che diedero all’intera

Grecia il segnale della riscossa.

Di Leonida sono rimaste immortalate le grandi parole dette al nemico. Eccone alcune delle più significative:

Prima di scatenare l’invasione greca, l’inviato persiano si era recato a Sparta offrendogli di divenire il governatore dell’intera Ellade per conto della Persia e gli aveva elencato tutti i vantaggi e gli onori. Poi era passato alle prospettive nel caso di un rifiuto. Se i persiani avessero conquistato Sparta, forti delle loro truppe sconfinate, della città non sarebbe rimasto che un ricordo e tutti i superstiti sarebbero stati resi schiavi. Leondia gli rispose laconicamente “se”.

Prima di sferrare l’attacco alle Termopili, il Grande Re di Persia aveva comunicato allo spartiata che non aveva alcuna possibilità di resistere e lo invitava a risparmiare le vite dei suoi guerrieri per evitare un inutile spargimento di sangue. Alla sua proposta di andarsene liberi dopo aver ceduto le armi egli rispose il leggendario Molon Labé che viene tradotto con “venitele a prendere” ma che più precisamente significa, provate a prenderle una volta venuti qui.

Al generale persiano che l’ammoniva a cedere comunicandogli “scaglieremo tante di quelle frecce da oscurare il sole”, Leonida rispose: “Meglio! Così combatteremo all’ombra”.

La leggenda, come racconta Erodoto, narra che gli Spartani consultarono l’oracolo di Delfi nella prima parte dell’anno che dette loro la seguente profezia:

« O voi, o abitatori di Sparta dalle larghe piazze:
o la vostra grande gloriosissima città viene distrutta sotto i colpi dei discendenti di Perseo,
oppure questo non avverrà; ma il paese di Sparta piangerà
la morte d’un re della stirpe di Eracle. »

(Erodoto, Storie, VII, 220.)

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