Un occhio sempre vigile

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di Bedris

La Russia attualmente sta amalgamando due lunguaggi: uno inteso ad intimidire l’Occidente; nell’altro, che è un poco contraddittorio, sostiene che “chi teme la minaccia russa è un isterico” ed è impegnato nella ricerca della guerra fredda.

In Russia e nella vicina Bielorussia, sono in corso i preparativi per Zapad 2017 – una grande esercitazione militare che si terrà a settembre. I vicini occidentali dei due paesi sono indubbiamente preoccupati. Zapad, in russo significa “Occidente”, e di tutti gli importanti e diversi esercizi del calendario militare russo, è quello che sta provocando più eccitazione e preoccupazione, perché, in pratica, da come è stato strutturato e presentato, assomiglia molto ad una organizzata invasione dei vicini.

Di conseguenza, un evento abbastanza regolare, sta ricevendo più attenzioni di altre simili manovre russe, magari anche di dimensioni maggiori. Ogni quattro anni, l’esercizio sviluppa anche una sua propria mitologia: gran parte dei media occidentali hanno sostenuto che l’esercizio 2009 si era concluso con un attacco nucleare simulato a Varsavia, in Polonia, anche se non esiste nessuna prova di fonti non classificate che possa sostenere l’argomento.

Ciò che potrebbe accadere durante le esercitazioni Zapad 2017 è di estrema importanza. Gli Stati Uniti, la NATO e, in particolare, gli Stati confinanti con la frontiera russa stanno guardando l’evento molto da vicino per scoprire quali e quante capacità russe si stanno concentrando e le varie procedure militari che Mosca sta mettendo in atto. Un ulteriore motivo di preoccupazione, è che in precedenza la Russia ha già utilizzato un gran numero di truppe, sia per fare i suoi normali movimenti interni nei momenti di “rotazione”, che per reali operazioni militari contro i suoi confinanti: Georgia e Ucraina. Ora, in Polonia, Lituania, ma soprattutto in Ucraina, alcuni temono che Zapad 2017 rappresenti solo una copertura per preparare un’altra avventura militare.

Ma, a differenza dei soliti esercizi, Zapad 2017 non è un’impresa puramente russa; viene eseguita in collaborazione con la Bielorussia. La Bielorussia da parte sua, si trova nella difficile posizione di essere ufficialmente un alleato della Russia, anche se non ne condivide l’antagonismo verso l’Occidente, e vuole invece rimanere neutrale nel confronto Russia-NATO; ma allo stesso tempo, condividendo la preoccupazione della NATO per un involontario conflitto nella regione, Minsk sta cercando in tutti i modi che la situazione non s’infiammi.

La Bielorussia vuole che durante le esercitazioni ci sia un’apertura all’Occidente – ciò contribuirà anche a garantire che la Russia non colga l’occasione per deviare lo scenario da esercizi, a qualche azione ostile. Per Zapad 2107 le autorità di Minsk hanno invitato gli osservatori militari, organi di difesa di un gran numero di paesi NATO e non NATO, esperti di organizzazioni internazionali, quali l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e la Croce Rossa. La Bielorussia inoltre, parallelamente alle informazioni fornite dalla Russia, sta attuando un proprio programma di briefing avanzato per i paesi NATO e occidentali su come si stanno evolvendo le esercitazioni.

Per valutare e capire come la Russia potrebbe sfruttare per fini militari Zapad 2017, sono state avanzate diverse teorie, dalle più stravaganti, come quelle che Mosca potrebbe attaccare effettivamente un vicino Nato, o opporsi violentemente ai precauzionali aumenti temporanei di truppe effettuati dall’Alleanza nei Paesi Baltici e in altri paesi membri della regione; come, alla fine di una drammatica scala, un altro suggerimento è che le truppe russe che partecipano all’esercitazione sul territorio della Bielorussia, possano rimanere in pianta stabile sul posto al termine dell’esercizio.

Al momento, ci sono state pochissime discussioni pubbliche sulla opzione “rimanere di dietro”; cioè, mentre il fatto che le unità russe possano rimanere sul territorio bielorusso sembra una prospettiva remota, si dovrebbe analizzare un’altra possibilità, ovverosia quella in cui, come parte di un pre-posizionamento per una possibile futura azione militare possa venir “parcheggiato” l’equipaggiamento militare senza truppe.

La Russia, potrebbe considerare e rappresentare una tale mossa come una misura difensiva in risposta al collocamento NATO – nel quadro del programma “Maggiore presenza in avanti” – di un piccolo numero di truppe addizionali negli Stati Baltici e in Polonia – l’argomento in pratica, è che la NATO ha preposto un gruppo di proprie forze negli stati di front-line, quindi la Russia sta facendo altrettanto; anche se questo richiederebbe una cooperazione e un accordo con Minsk, cosa che al momento non trova alcun riscontro, infatti, la Bielorussia si sta attivamente opponendo all’incremento di infrastrutture militari russe nel paese. Inoltre, nello stesso momento in cui la Russia s’oppone a forze per le quali dimostra timore e non sta lanciando nessuna offensiva, si pone in una posizione di presunta ragione.

Effettivamente Mosca, grazie al suo forte interesse per ridurre le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa, disinnescare la retorica anti-russa e minare coloro che avvertono dell’aggressivo intento del Cremlino potrebbe scegliere di agire con calma. Di conseguenza, Mosca sta attualmente combinando un linguaggio minaccioso, inteso ad intimidire l’Occidente, con un altro contraddittorio: che coloro che temono una minaccia militare russa sono “isterici”, “vivono nel secolo scorso” e desiderano la guerra fredda.

Con l’attuale livello di allarme, derivato dalla paura di possibili sviluppi connessi alle prossime esercitazioni, l’Occidente sta correndo il rischio che, se tutto dovesse finire senza incidenti, si possa sentire prontamente rimproverare dal Cremlino: “Noi ve l’avevamo già detto”.

Gabrielis Bedris

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