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di Laura Botti
Una pensione minima di garanzia per i giovani precari, l’aumento dell’età pensionabile e agevolazioni per l’accesso all’Ape social per le donne impegnate nei lavori di cura. Sono queste alcune delle ipotesi attualmente sul tavolo del governo che saranno oggetto di discussione del prossimo incontro con i sindacati previsto per mercoledì 30 agosto. Al centro del confronto tra Cgil, Cisl, Uil e Esecutivo sulla ‘fase due’ del capitolo previdenza vi saranno, in particolare, le future pensioni delle giovani generazioni, penalizzate da crisi economica e carriere discontinue.
Tra le idee da approfondire e discutere, infatti, vi è quella di una pensione di garanzia destinata ai nati dopo gli anni ’80, con la previsione di un reddito minimo mettendo insieme la parte assistenziale e la parte previdenziale compatibilmente ai vincoli di bilancio. A ciò si collega un’altra misura attualmente allo studio del Ministero dell’Economia, ovvero la possibilità di una riduzione stabile del cuneo previdenziale per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani under 35. L’operazione, che potrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio in autunno, comporterebbe un taglio contributivo in busta paga per favorire l’occupazione. Attenzione però, avvertono i sindacati, all’impatto che tale misura potrebbe avere sul futuro pensionistico dei lavoratori.
“La decontribuzione può essere uno strumento utile a condizione che sia interamente fiscalizzata“, spiega il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, in quanto “una mancata fiscalizzazione comporterebbe una riduzione permanente del 3% del trattamento pensionistico”. Si tratta di una misura “impropria ed inefficace e sono fantasiose le previsioni dell’incremento occupazionale”, sostiene invece il segretario nazionale Cgil Roberto Ghiselli, “noi siamo a favore dell’alleggerimento del costo del lavoro però vanno ridotte le tasse di aziende e lavoratori e non i contributi, perché così non si creano posti di lavoro e si determina uno scontro generazionale“.
All’incontro di mercoledì è previsto anche un focus sulle donne e sulla possibilità di ridurre i requisiti contributivi necessari all’accesso all’Ape social – l’anticipo pensionistico previsto per le categorie socialmente deboli – per quelle impegnate nei lavori di cura. Ma secondo il segretario Cgil Ghiselli il lavoro di cura andrebbe riconosciuto dal punto di vista previdenziale a priori, “non limitando il ragionamento solo a coloro che possiedono i requisiti per l’Ape social”.
Altro tema delicato su cui si tornerà a discutere è quello dell’età di pensionamento e dell’automatismo che partirà nel 2019, un’eventualità fortemente contestata dai sindacati. “L’automatismo va bloccato”, sostiene il portavoce della Cgil, “si è raggiunto un livello insostenibile, non si può ragionare con i conti perché si parla di essere umani”. Il prossimo adeguamento all’aspettativa di vita per l’accesso alla pensione andrebbe “congelato”, ribadisce il segretario confederale della Uil, in quanto “alzare l’età pensionabile sarebbe una crudeltà perché porterebbe l’Italia ancora più distante rispetto alla media europea”.
Attualmente negli stati Ue l’età legale media di accesso alla pensione, nel settore privato, per gli uomini è di 64 anni e 2 mesi, mentre per le donne è di 63 anni. Dunque, 2 anni e 5 mesi più bassa di quella degli uomini italiani (che vanno in pensione a 66 anni e 7 mesi) e 2 anni e 7 mesi più bassa delle donne italiane (65 anni e 7 mesi). L’ipotesi di aumentare ulteriormente l’età pensionabile viene quindi scartata dai sindacati, che invece propongono di diversificare l’aspettativa di vita dei lavoratori ragionando in base alla tipologia di lavoro e sui diversi lavori più o meno usuranti.
Il confronto di mercoledì è solo il primo di una serie di incontri già in programma per arrivare a fare una sintesi presumibilmente entro settembre. La discussione tra governo e sindacati infatti continuerà il 31 agosto, quando si parlerà di politiche attive e passive e di ammortizzatori e garanzia giovani oltre che di rappresentanza dei sindacati e delle imprese e della nuova governance Inps, mentre il 7 settembre sarà la volta delle rivalutazione delle pensioni.