Quella lampada di Marcinelle

Emigrazione & Immigrazione

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Sopra il caminetto, a casa mia, tengo da una ventina d’anni una vecchia lampada. Non è una lampada qualsiasi, è una di quelle che usavano i minatori di Marcinelle. Me ne fecero dono proprio loro, una delle volte che ci andai, tanto tempo fa, assieme a Mirko Tremaglia.

Eravamo soli allora, non li ricordava nessuno, salvo i parenti, i sindaci dei comuni da cui provenivano le vittime, e pochi altri di buona volontà. Mirko Tremaglia, da Ministro, istituì la “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” l’8 agosto, proprio “quel giorno” in cui nel 1956, morirono bruciati e soffocati nelle gallerie del Bois du Cazier, 136 minatori italiani.

Quest’anno la strage dimenticata di Marcinelle è diventata all’improvviso argomento di stomachevole propaganda da parte di alcuni che mai avevamo visto né sentito. La presidente della Camera, Laura Boldrini, sempre in servizio permanente effettivo per l’arruolamento di “risorse” dall’Africa, ha inopportunamente paragonato i minatori di Marcinelle ai migranti che sbarcano a migliaia sulle nostre coste, magari con l’aiuto delle ONG…

Ci ha spiegato che “’in Italia non si affitta a stranieri in barba alla nostra storia e decidiamo di ignorare che gli immigrati che arrivano a Lampedusa hanno gli stessi occhi dei nostri padri che arrivarono a Marcinelle”.

No, signora Boldrini, i nostri non erano clandestini o migranti illegali, ma lavoratori che il governo italiano stesso reclutava in forza di un accordo col Belgio che prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori in cambio di carbone.

I nostri connazionali lavoravano un kilometro sottoterra in condizioni disumane, tornavano a casa con la faccia nera, e si procuravano il pane. Resistevano e onoravano il loro paese e le loro famiglie.

Non erano come quei “migranti” che stanno a bighellonare nelle strade alla ricerca di un wifi libero per il cellulare di cui son tutti in possesso, non stavano a sbafo negli alberghi, non mangiavano e bevevano gratis magari protestando per la qualità del cibo…

Per favore, signora Boldrini, lasci perdere…Pane al pane e vino al vino. E soprattutto verità e rispetto.

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