Moldavia: Dodon traccia un colpo di stato?

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Il Ministero della Sicurezza Statale (MGB) della non riconosciuta Repubblica Moldava della Transnistria ha emesso un avvertimento per i residenti della parte sinistra del Dniester informandoli di “eventuali rivolte di massa e scontri in tutta la Moldavia dal 23 al 25 settembre”.
Il MGB ha dichiarato che “in questo momento sono in corso proteste politiche di massa nella Repubblica della Moldavia”. “In seguito agli scontri tra i manifestanti e le autorità moldave, si dovrebbero verificare delle vittime tra il 23 e 25 settembre 2017. Le manifestazioni su larga scala sono previste in molte città di tutta la Moldavia, che possono trasformarsi in rivolte di massa”, riporta la comunicazione.
A questo proposito, la MGB della Repubblica non riconosciuta, raccomanda che i cittadini tengano conto di queste circostanze e si astengano dal recarsi in Moldavia nel periodo specificato.

La fazione parlamentare moldava del Partito Liberale, che è in opposizione al presidente Igor Dodon, ha presentato un progetto di risoluzione per un empachment di Dodon per estrometterlo dalla sua posizione istituzionale tramite un referendum. Le proteste dovrebbero venir organizzate dai sostenitori di Dodon per mobilitare la popolazione contro il governo, che si oppone appunto al presidente pro-russo.
Negli ultimi mesi le tensioni lungo la linea presidente-governo sono aumentate in modo significativo. Nella sua ultima sfida, il governo ha ignorato il divieto di Dodon a far partecipare l’esercito nazionale ad esercitazioni militari sul territorio ucraino sotto gli auspici della NATO; il parlamento moldavo ha respinto contemporaneamente il veto del presidente su molte questioni, mentre il servizio stampa presidenziale ha accusato il governo di impedire ad Igor Dodon di affrontare l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In queste condizioni, il presidente moldavo sembra essere assolutamente inerme, una situazione che ovviamente non rende felice né lui personalmente, né il Cremlino. Con l’attuale potere costituzionale, il presidente, ha poche probabilità di riuscire a mantenere il livello di sostegno elettorale fino alla seconda metà del 2018: i colpi sistemici e dolorosi del governo stanno decimando le posizioni elettorali di Dodon, quale rappresentante dei socialisti.
Il fatto che Dodon avesse rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui sostiene che le prossime proteste “saranno solo un preludio ad una possibile rimozione del governo” indica che è già arrivato ad un punto critico che richiede un’azione radicale.
Tenendo conto che le elezioni parlamentari in Moldavia sono previste per il 2018, dove Dodon avrebbe potuto utilizzare il suo sostegno elettorale presidenziale nell’interesse dei socialisti e ottenere il controllo dei legislatori, lo spostamento della lotta politica nelle strade, testimonia la presenza di una pressione esterna sulla posizione del presidente, o di un dinamico deterioramento delle sue posizioni.

Nonostante le assicurazioni del presidente moldavo che le manifestazioni si concentreranno nelle regioni del paese e non nella capitale Chişinău, è stato attuato uno scenario di forza contro gli enti governativi moldavi. La situazione è simile a quella del gennaio 2016, quando, seguendo un messaggio simile del ministero estero transnistriano, alcuni soldati avevano tentato di occupare l’edificio del parlamento moldavo e destabilizzare il paese negli interessi della Russia. A quel tempo, un avviso che ha messo sul chi va là le agenzie di sicurezza moldave ha impedito lo sviluppo di un tale scenario.
Negli ultimi mesi in Moldavia c’è stato un incremento degli sforzi della intelligence russa e un rafforzamento della sezione di “intel foreign”, che indirettamente potrebbe indicare la preparazione di un’operazione speciale. Mentre non esistono ancora prove convincenti, è probabile che i “gruppi di combattimento” siano già stati schierati nel territorio della Moldavia e che a tal fine anche le armi siano già state distribuite e nascoste. In questo contesto, l’introduzione nel 2014 dei corsi di lingua rumena e moldava per i militari del gruppo operativo dell’esercito russo e la missione “di mantenimento della pace” in Transnistria, sono altre interessanti sfumature.

Da metà settembre, Igor Dodon nelle sue dichiarazioni pubbliche si è concentrato sempre più sulla probabilità di spargimenti di sangue nel paese e sui presunti tentativi delle forze pro-governative di provocarlo per ricorrere all’uso della forza. Queste dichiarazioni sono state progettate per mettere a terra uno scenario di conflitto e giustificare in futuro la ragione per un sostegno ad un colpo di stato nel paese.

Gabrielis Bedris

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