Dalle lezioni sulla giustizia a una giustizia senza perplessità

Puglia

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I giudizi ponderati  sono soltanto quelli formulati in situazioni che favoriscono l’uso del nostro senso di giustizia….si suppone allora che la persona che dà il giudizio possieda la capacità, la possibilità e il desiderio di giungere a una decisione corretta (o almeno che non abbia l’intenzione contraria)…”. Così John Rawls in “Una teoria della giustizia”. 

BARI – “I giudizi ponderati  sono soltanto quelli formulati in situazioni che favoriscono l’uso del nostro senso di giustizia….si suppone allora che la persona che dà il giudizio possieda la capacità, la possibilità e il desiderio di giungere a una decisione corretta (o almeno che non abbia l’intenzione contraria)…”. Così John Rawls in “Una teoria della giustizia”. Partendo dal “desiderio” di formulare una corretta decisione, parrebbe doversi accontentare di personalissime propensioni verso la realizzazione di un obiettivo che nulla, o poco, ha a che fare con una valida e validata concettualizzazione astratta della giustizia o del senso che di essa se ne possiede. È evidente che lo sforzo di chi è chiamato ad amministrare una funzione così fondamentale per il corretto funzionamento di un apparato complesso quale uno Stato è, non possa e non debba fermarsi al palo dell’egotismo.

La considerazione testé enunciata, meglio, la speranza che un tale punto di arresto (ideologico a voler tutto concedere ma, in realtà, espressione di una tragica affermazione del Sé), non debba mai potersi riscontrare nei nostri sistemi di giustizia, fa a pugni con le più recenti cronache giudiziarie. Tanto più eclatanti, quanto più tendenti ad invitare i cittadini a temere la giustizia (e non a richiederla), in quanto rappresentazione di un male necessario che progressivamente va trasformandosi  in quella deità bendata che, invece e per contro, elargisce fortune materiali. Un male necessario -va detto- è qualcosa di non controllabile, un accidente che può capitare tra il capo e il collo di chiunque. L’idea di una giustizia bendata, invece che di una giustizia ben dotata di occhi attenti e scrupolosi, è penetrata nel tessuto connettivo della società, inutile nascondercelo. Difficile rimuoverne la causa quando alcuni dei protagonisti del sistema sono essi stessi i principali attori della spettacolarizzazione del giudizio. Inevitabili i corollari negativi dell’autoproclamazione, inevitabile l’esaltazione dei sistemi accusatori. Auspicabili in misura sempre maggiore casi di abbattimento sostanziale dello spettacolo.

Alcuni giornalisti si sono interrogati sulla “bravura” di questo o di quel Magistrato. Domande dotate di una ovvietà reattiva, per quanto assolutamente legittima e giustificata. Rawls, ad esempio, enuncia una sorta di buonismo interpretativo della macchina giustizia allorché accosta alla correttezza di una decisione l’avverbio quantitativo “almeno”.  C’è da chiedersi se allora la misura di una ipotetica correttezza debba essere espressa in termini di quantità della (non) intenzionalità di decidere contrariamente alla correttezza stessa. Parrebbe un avvitarsi sul nulla. Sembrerebbe ripercorrere antiche (e a questo punto mai seppellite) pratiche giustificatrici di ogni e qualsivoglia nefandezza decisoria.

Talvolta, è ben noto, ci si rifugia nella assurda complessità tecnica di taluni linguaggi (giuridici!) oscuri ai più, per impedire a tutti la “democratica” comprensione di un testo. Mezzi e strumenti antichissimi che conservano il sapore spiacevole dell’uso del potere che giustifica il potere stesso. Una specie di indegna riaffermazione del pensiero di Parmenide: il potere è e non può non essere. È assai probabile allora che le “10 lezioni sulla giustizia per cittadini curiosi e perplessi” di Francesco Caringella possano, di certo, sollecitare la curiosità dei lettori e, in pari tempo, renderli meno perplessi di fronte ad un sistema che tende ad allontanarsi dalla comprensione del perché una certa forma di utilitarismo stia prendendo il sopravvento sulla equità.

(foto Francesco Caringella)

Massimo Corrado di Florio

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