E allora una minima scorsa alle pagine del “Segretario fiorentino” andava fatta. Perché se una lezione viene fuori dalla vicenda di Harvey Weinstein, il famoso produttore accusato di molestie sessuali, è che in quell’ambito la menzogna sia abituale artificio dialettico e, allo stesso tempo, cappa sempre rilucente di positività in grado di ammantare con inappuntabile etica da quattro soldi battaglie politico-morali che, invece, vengono smentite in privato con atteggiamenti, condotte e stili di vita contrastanti.
Tutto il caravanserraglio di attrici più o meno note che, solo dopo due decenni da quegli abusi sessuali, si ricorda dell’accaduto e giustifica la rimozione di quelle violenze per questioni di carriera e di profitto, è lo stesso sempre mobilitatosi per le battaglie radical-progressiste, quelle ‘di civiltà’ per intenderci.
L’identico caravanserraglio che quotidianamente ci illustrava (e ci illustra) con tesi poco argomentate ma sempre emotivamente efficaci, cosa sia il razzismo, la solidarietà e la fratellanza, rivestendo il tutto di inoppugnabile moralità.
Loro sono infatti ‘esseri’ morali che hanno l’ardire di indicare all’universo-mondo quale Presidente degli Stati Uniti votare, quali politiche adottare, quali Stati operino positivamente in politica estera e quali invece governati in maniera scriteriata. Sono quelli che, per dirla in maniera prosaica, ‘‘ci fanno la morale’’ sulla povertà dell’Africa, sulla biogenetica, sulla libertà e i diritti delle donne, dei neri, degli omosessuali.
Ecco …tutto questo non si tiene più insieme. E tenere dentro quelle violenze per due decenni solo perché – per loro stessa ammissione – il silenzio era strumento utile per poter strutturare le carriere (e di conseguenza i guadagni) è cosa ignobile.
Cosa c’entra però Machiavelli in tutto questo? Beh, se lo avessero letto, saprebbero che il ‘’Segretario fiorentino’’ separava morale e politica. Se ne teneva ben lontano da identificarle in un monolite. Per lui, la politica è ‘morale’ quando adempie al bene comune, e nulla più. Di conseguenza, le ‘sparate’ (perché tali sono!) fatte da queste attrici su palchi elettorali e in trasmissioni televisive sono – alla prova dei fatti – di una boria, di una falsità e di una insensatezza unica. La moralità è fatto privato e, invece, esse hanno tentato di spargerne semi per vincolare i cittadini del mondo ad una Verità assoluta.
Ma è inutile soffermarsi più di tanto su questa vicenda. Sappiamo come funziona quella ‘macchina da soldi’ che è Hollywood. Noi potremmo consigliare loro per il futuro di astenersi da fare ramanzine agli altri; tuttavia, finirà come sempre. Riusciranno a cavare soldi da questo putridume facendo il pieno di pubblicità e di comparsate televisive. E tra qualche tempo ce le ritroveremo di nuovo a ‘farci la morale’ con la solita protervia.
Luigi Iannone