5.359.000 stranieri in Italia

Emigrazione & Immigrazione

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Una ricorrenza importante, quella di quest’anno: 27 anni sono passati dall’istituzione di questa importante iniziativa, ma, soprattutto, 20 anni sono trascorsi dalla scomparsa di Mons. Luigi Di Liegro, uno tra i primi a credere nel progetto e a sostenerlo con tutte le sue forze fino all’ultimo.
Aprono i lavori Claudio Paravatti, direttore del Centro Studi Confronti, e Franco Pittau, coordinatore scientifico Dossier Statistico Immigrazione. Iniziano proprio con un commosso ricordo del sacerdote scomparso, di cui viene ricordata la grande sensibilità verso il tema dell’integrazione in tempi in cui ancora non si parlava di emergenza. Presente sul palco anche la nipote di Monsignor Luigi, Luigina Di Liegro, in rappresentanza della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro Onlus: “Ho visto nascere questo dossier – ricorda – mio zio era un uomo con la passione per l’umanità, una persona che non si limitava a preoccuparsi dell’accoglienza, ma soprattutto “del dopo””. Ed è proprio di questo che si è parlato oggi: come affrontare l’arrivo dei migranti e come gestire la loro permanenza del nostro paese: “dobbiamo costruire una società aperta e solidale – ha invocato Luca Anziani, Pastore e Vice Moderatore della Tavola Valdese – attualmente stiamo vivendo l’urgenza di modificare le strutture sociali del nostro paese. La questione migratoria è innanzi tutto un’urgenza culturale, politica e sociale, che riguarda tutte le fedi”. Il punto è proprio questo: non siamo certo di fronte a un’invasione di massa come alcuni media e politici vorrebbero far credere, ma – dati alla mano – ci si accorge senza ombra di dubbio che ciò che stiamo vivendo oggi non è un fenomeno passeggero e per questo bisogna essere attrezzati. Ma per essere attrezzati, bisogna prima passare dalla consapevolezza di quello che sta accadendo: “gli italiani – ha detto sempre Anziani – devono entrare nell’ottica secondo cui la “normalità” sarà sempre più multietnica e multireligiosa. E per farlo, bisogna guardare ai dati oggettivi, non alla percezione che ciascuno di noi ha del fenomeno migratorio”.
Un punto importante: il dossier statistico mira infatti a stabilire innanzi tutto un criterio scientifico di analisi dei fenomeni migratori, ignorando i populismi dilaganti e le manifestazioni sempre più preoccupanti di odio razziale. Quello che emerge dai dati riferiti al 2016, infatti, è una realtà ben diversa da quella che viene percepita a livello popolare.
Qualche numero: la presenza straniera regolare complessiva in Italia ammonta a 5.359.000 persone (da notare che gli italiani all’estero sono 5.383.000); gli arrivi via mare sono passati dai 153.842 del 2015 ai 181.436 del 2016 (+17,9%); le richieste di asilo sono a 122.960 rispetto alle 84.085 del 2015. A una prima valutazione potrebbero sembrare numeri preoccupanti, ma sono assolutamente nella norma, e lo stesso sta avvenendo in tutti i paesi della comunità europea: “non c’è un’invasione, non siamo delle vittime – commenta dal palco Ugo Melchionda, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – In Italia c’è spesso un’informazione falsa, una vera e propria industria della paura. Ma quello dell’immigrazione è un fenomeno che non può essere fermato, non possiamo semplicemente lavarcene le mani e voltarci dall’altra parte, dobbiamo cooperare con i paesi in via di sviluppo per garantire un futuro al nostro Paese”.
Secondo il presidente IDOS, tra circa 20 anni 1/3 della popolazione italiana sarà “italo-qualcosa”, considerando anche il fatto che già oggi il 10% dei matrimoni sono misti.
La comunità più numerosa è quella romena; seguono al secondo posto i cinesi, e al terzo gli albanesi; tra i primi dieci anche marocchini, egiziani, filippini, e pachistani. Le comunità cinese ed egiziana sono quelle più attive a livello imprenditoriale. Alla fine del 2016 erano 571.255 le imprese a gestione immigrata; gli stranieri impiegati in agricoltura nel 2016 sono stati 345.015, e 242.447 nel Settore turistico (il 23,2% su tutti gli occupati del settore). Dei 739 mila occupati nel lavoro domestico, tre quarti sono stranieri.

Dopo la presentazione di alcune slide sui numeri statistici rilevati dal dossier prende la parola don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco, intrattenendo la platea con una verve davvero fuori dal comune: “la nostra accoglienza è ancora precaria. Un’accoglienza ostile e ottusa. L’iter burocratico per essere accolti in Italia è lento e farraginoso e il limbo in cui la maggior parte dei migranti si trova, può durare fino a tre anni”. La storia non si ferma, i muri non servono. Questo emerge dalle parole di don Vinicio: “Quello che stiamo vivendo oggi, l’hanno già vissuto i nostri antenati mille anni fa. È la naturale evoluzione del mondo”.
Interviene poi Insaf Dimassi, studentessa universitaria di Bologna, in rappresentanza del Movimento Italiani Senza Cittadinanza. “La mia è una situazione paradossale – dice – sono nata e cresciuta in Italia, ma non posso votare, non posso fare concorsi pubblici. E se vado in vacanza in Tunisia, vengo considerata straniera anche lì, perché non parlo la lingua e non conosco la cultura del posto”. Il dibattito si sposta a questo punto sulla questione dello Ius Soli e sulle reticenze del governo ad approvare la legge: “Come si fa a chiedere a un bambino d’integrarsi? Crescere in Italia, frequentare le scuole, fare sport non è già un’integrazione sufficiente?”.
In chiusura, prendono la parola Tatiana Esposito – in sostituzione dell’On. Luigi Bobba, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, trattenuto da impegni istituzionali, e Mario Giro, Vice Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione. L’intervento di quest’ultimo, che ha parlato di un “clima da anni Trenta” e di una “malattia pericolosa del fascismo e del razzismo che serpeggiano in Italia” è stato interrotto dall’intervento inaspettato di una contestatrice. Nonostante questo, la presentazione si è conclusa come da programma con i saluti istituzionali e il ringraziamento allo staff del dossier per il prezioso lavoro svolto con tanta serietà.

Gianluca Zanella 

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