Liberamente tratto da “I Racconti di Pietroburgo” di Nikolaj Gogol e adattamento:Gianfranco Groccia, Giambattista De Luca e Michele Scarafile
10-11-12 novembre 2017 GRANTEATRINO CASA DI PULCINELLA Arena della vittoria 4/A BARI. info: 3397403816
Regia e Scene: Gianfranco Groccia
Interpreti: Lino De Venuto, Giambattista De Luca, Isa Gigante, Ada Interesse, Emanuella Lomanzo, Renata Maurantonio, Vitangelo Pugliese, Nicolò Restaini, Annalisa Rossi, Caterina Rubini, Michele Scarafile, Anna Volpicella e con la partecipazione straordinaria del piccolo Alessandro Trigona.
L’occhio del ciclone Theater dopo la pausa estiva, sostenuto dai consensi di critica e di pubblico ottenuti in aprile, riprende le sue attività replicando nei giorni di Novembre indicati lo spettacolo teatrale “Il Naso” di Nikolaj Gogol. Il naso, in quanto organo e rilievo del volto umano è stato spesso oggetto di scritti letterari – Uno nessuno e centomila di Pirandello (naso storto) , di scritture drammaturgiche – Cyrano de Bergerac di Rostand (naso prominente) e anche di fiabe – Le Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi (naso allungabile). Nel racconto “Il Naso” dello scrittore Nikolaj Vasil’evič Gogol’ il naso è misteriosamente scomparso. Gogol, il primo grande rappresentante del realismo russo, capace di raffigurare situazioni comico-umoristiche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, ha lasciato capolavori immortali – I Racconti di Pietroburgo – Le Anime morte – L’Ispettore Generale e il notissimo racconto Il cappotto. Dotato di una fantasia vulcanica e di una scrittura stilisticamente elegante e raffinata, Gogol non amava la società del suo tempo e non smise mai di metterne in luce con impietosa ironia che ricorda quella del Petronio, il cieco servilismo, la sordità burocratica, le ingiustizie, l’arrivismo, i vanitosi rituali di una piccola borghesia grassa, ignorante e presuntuosa.
Il Naso, iperbole dell’inverosimile e pietra miliare della letteratura fantastica, ci racconta la vicenda del tronfio e vanesio assessore collegiale Kovalev che un mattino, prima di andare al lavoro, guardandosi allo specchio, scopre che gli manca qualcosa di essenziale, di necessario, il suo naso, appunto. Con conseguente crisi di identità, imbarazzo, panico, tensione, frustrazione: Kovalev teme di veder definitivamente compromessi i propri rapporti sociali e soprattutto i futuri avanzamenti di carriera e si vede costretto a mettere in atto una disperata quanto kafkiana ricerca del suo Naso che scorazza impettito in elegante uniforme per le strade di Pietroburgo. Per di più, cosa assolutamente intollerabile, il Naso è visibilmente e ostentatamente di rango superiore al suo ex proprietario.