E la capolista se ne va: battuto anche il temibile Foggia. Bari primo in classifica solitario

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Bari – Quasi ventuno anni dopo, eliminando il “frame” estivo di Coppa Italia di due estati fa. Tanto è passato di tempo per rivedere il derby pugliese molto sentito dai tifosi nell’inedita versione di gara aperitivo.

Visioni, frasi, fughe inizialmente inappropriate, speranze spezzettate si sono affacciate di nuovo nella mente dei tifosi portate d’autunno al San Nicola al cospetto di una notevole e massiccia presenza di tifosi biancorossi (circa trentacinquemila, un record per la categoria esteso anche alla A) e, per fortuna, anche di millequattrocento omologhi foggiani, sospinti da quel solito pericoloso entusiasmo che ha riempito la settimana, pericoloso perché si sa che quando si sveglia il sottobosco del tifo, quello che dorme finché non vede la propria squadra prima in classifica (a proposito: per un Bari primo in classifica di Novembre – e non di maggio – si deve tornare indietro nel tempo quando allenava Conte), quando si organizza la coreografia, quando si festeggia ancor prima di aver veduto cara la pelle, allora è un classico che il risultato sia sfavorevole. Tra l’altro i risultati favorevoli di ieri hanno dato quella spinta in più in termini di coraggio. Ma oggi il Bari è stato più forte anche delle statistiche.

A guardarsi in uno specchio si intravedono visi nuovi, sempre con un certo timore riverenziale tra le due compagini che in settimana han tenuto banco nei vari giornali, insomma un derby iniziato un minuto dopo la vittoria di Novara, da un lato, e dopo un minuto prima il pareggio deludente del Foggia con la Ternana, lasso di tempo settimanale nel quale si è detto di tutto compreso il timore di non vedere materializzarsi il nucleo del tifo rossonero, timore, per fortuna, poi svanito grazie ai buoni uffizi tra sindaci, lega calcio e prefetture che han permesso di fare un dietrofront rispetto a ciò che l’Osservatorio aveva sancito.

Dunque ventuno anni dopo, una vita, una generazione, praticamente, per chi all’epoca era ragazzo, oggi è tornato al San Nicola con qualche chilo in più, con qualche capello bianco in più e magari con prole e famiglia al seguito. Nel match di Coppa di due anni fa, fu ancora il Foggia ad espugnare il San Nicola con un’autorete di Zanchi ed un gol di Di Michele che risposero al vantaggio del Bari con Di Vaio, con la piccola grande conseguenza che quel Bari fu promosso in A, così, tanto per essere precisi. Silenzio, non andiamo oltre, forse è il caso.

Davanti a mezza Italia televisiva e con una coreografia suggestiva ideata dalla Curva Nord, oggi finalmente libera dai sani sfottò repressi, il Foggia è sceso a Bari decimato, senza i due portieri Guarna e Pelizzoli, senza Agazzi squalificato e privi di Deli, Mazzeo e Nicastro infortunati, ma che lontano dallo Zaccheria si fa quasi sempre rispettare: Tarolli in porta, Agnelli e Loiacono difensori centrali, Camporese (ex) e Coletti terzini, Calderini, Vacca e Gerbo a centrocampo, Fedato, Celli e Beretta davanti, ed il Bari, senza gli infortunati Morleo e Marrone e lo squalificato Busellato, che in casa è diventato un fortino inespugnabile con la prevedibile formazione (4-3-3), ovvero con Micai tra i pali, Fiamozzi ed Anderson terzini, Gyomber e Tonucci centrali di difesa, Basha, Petriccione e Tello a centrocampo, Importa, Galano e Cissè davanti: insomma le premesse per vedere una partita coi fiocchi c’erano tutte.

Primo tempo muscoloso, equilibrato, maschio ma senza quel pathos atteso, col Foggia che ha provato a far la partita almeno per le prima mezzora, ed il Bari che ha risposto di volta in volta rendendosi, però, più pericoloso del Foggia. Infatti Galano è andato più volte al tiro sempre con una certa pericolosità, Improta ci ha provato da fuori area e di testa ma il palo esterno gli ha detto di no. Il Foggia, invece si è reso pericoloso con Fedato e e Gerbo ma sostanzialmente è stato il Bari, alla fine, a mostrarsi più determinato con i movimenti senza palla e con la palla in quanto è la squadra che si è resa più pericolosa delle due. Il Foggia ha tirato più volte del Bari, dimostrandosi quella squadra solida e temibile che è fuori casa. Il Bari, per contro, nel computo finale del tempo, ha fatto di più la partita soprattutto nell’ultimo quarto d’ora col supporto dei trentacinquemila, ma tecnicamente è stato lo stesso canovaccio delle precedenti gare col Bari (Novara, Pescara, Salerno) inizialmente in difficoltà con la squadra avversaria che ci ha provato ed il Bari pronto, lì, a sfruttare le prime opportunità.

All’8 e al 14′ abbiamo appuntato il primi tiri in porta di Galano entrambi col pallone terminato fuori al lato di poco. E poi ancora lui, il foggiano barese, un minuto dopo, con un tiro appena dentro l’area, è andato ad infrangersi su un difensore foggiano. E’, forse, il preludio dell’apoteosi finale.

Ha risposto Fedato al 20′ con un tiro deviato da un difensore del Bari ma Micai ha parato senza problemi.

Al 27′ ancora Bari con una conclusione di Improta terminata di pochissimo al lato. Ancora Improta al 35′ di testa ha scheggiato il palo sulle risultanze di un corner di Galano nell’azione più pericolosa della partita. Poi al 38′ un’azione delineata sull’asse Petriccione – Cisse’, dove quest’ultimo ha cercato di trovare il primo palo ma il pallone è andato fuori di pochissimo. Ha risposto Fedato con una conclusione a tu per tu con Micai, con tiro alto.

Nel secondo tempo, dopo dieci minuti di nulla, Grosso capisce che è ora di cambiare qualcosa e fa entrare Brienza al 12′, al posto di Basha, con la speranza di immettere più creatività rispetto a quella intravista solo a sprazzi nel primo tempo, naturalmente alzando un po’ il baricentro tattico barese, mossa che sarà decisiva ai fini del risultato..

Ma è il Foggia, come nel primo tempo, ad agire col pallone puntando sempre all’area di rigore barese, ed il Bari, lì, ad attendere i soliti tempi migliori. Insomma, come nel primo tempo, senza quella reazione che, in genere, ha dopo il primo tempo.

Al 18′ è Galano a lanciare Brienza ma il pallone termina di un soffio fuori: peccato poteva essere il vantaggio del Bari con un’azione da manuale.

L’impressione è quella che la partita si potrebbe sbloccare da un momento all’altro mostrando di essere un derby aperto a qualsiasi risultato.

Ancora Grosso protagonista al 23′ quando percepisce l’aria buona quando fa entrare Floro Flores per Cisse’. Anche Stroppa decide di cambiare qualcosa: esce Calderini per Chirico’ al 26′, giocatore dotato di grande tecnica ma di poca autonomia, un po’ come Brienza.

Ancora una sostituzione per il Foggia: esce Agnelli per Fedele, altro ex del Bari, al 29′, mentre al 34′ la svolta con l’espulsione di Coletti per un fallo commesso su Floro Flores.

E allora Stroppa decide di difendersi facendo entrare un minuto dopo Emereur per Fedato.

Ma il Bari, mai domo e sempre più pericoloso, ad imprimere il ritmo alla gara cercando di sfruttare la superiorità numerica. Anche Nenè, forse con qualche minuto di ritardo, entra al posto di Cisse’ e nel recupero, esattamente al 47′, scoppia l’apoteosi: diagonale straordinario di Brienza per Floro Flores che crossa in area raso terra,  Galano ci mette la punta del piede e fa esplodere il San Nicola sancendo la vittoria per il Bari, Galano che lascia esultare i trentacinquemila ed i suoi compagni perchè lui, da foggiano, lo evita giustamente.

Un Bari bravo – ha detto Grosso – ad arginare le avanzate foggiane e a non farsi fare gol dagli stessi satanelli i quali, come noto, provenivano da gare piene di occasioni e di gol. Bravo anche il Foggia che ha mostrato padronanza cercando di arginare con bravura le avanzate biancorosse. Un segnale criptato questo della vittoria al 92′ che, decodificandolo, potrebbe voler dire tanto.

Una gara intensa ma non bellissima, ha detto che il Bari continua a guardare tutti da lassù.

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