Ocse: i titoli degli studi in Italia non riflettono le vere competenze

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LAUREATI ‘SPECIALIZZATI’ FANNO STRADA, GLI ALTRI INTRAPPOLATI

In Italia “i titoli di studio e le qualifiche danno un’indicazione molto debole delle reali competenze e abilita’ degli studenti e dei lavoratori che li possiedono”. Lo afferma l’Ocse. Inoltre i laureati in universita’ che puntano su “competenze professionali e tecniche di alto livello, piuttosto che su conoscenze teoriche” transitano “piu’ rapidamente verso lavori di alta qualita’ e ben retribuiti. Il resto dei laureati rimane intrappolato” in “posti di scarsa qualita’ e per i quali, sono sovra-qualificati”. Favorire “un migliore allineamento delle competenze disponibili con quelle che sono le esigenze del mercato del lavoro locale e’ un obiettivo fondamentale per aumentare la produttivita’ e il benessere di tutti gli italiani”. 

In Italia “i titoli di studio e le qualifiche danno un’indicazione molto debole delle reali competenze e abilita’ degli studenti e dei lavoratori che li possiedono”. Lo afferma l’Ocse. Inoltre i Laureati in universita’ che puntano su “competenze professionali e tecniche di alto livello, piuttosto che su conoscenze teoriche” transitano “piu’ rapidamente verso lavori di alta qualita’ e ben retribuiti. Il resto dei Laureati rimane, invece, intrappolato in un mercato del lavoro che li colloca in posti di scarsa qualita’ e per i quali, di solito, sono sovra-qualificati”.

Nel rapporto sulle “giuste competenze”, l’Ocse afferma quindi che vista con l’ottica delle imprese “l’incertezza sulle reali competenze dei laureati contribuisce a rendere il processo di selezione e assunzione particolarmente difficile”, specialmente nei casi di giovani laureati e di candidati con poca esperienza lavorativa. Infine, altra “evidenza empirica” indicata nel rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, “sembra mostrare come, in Italia, le offerte di lavoro rimangano ‘nascoste’ a chi non possieda un buon network personale o professionale. Le reti familiari e di conoscenze personali vengono, infatti, spesso preferite ai canali di reclutamento pubblici”. E questi meccanismi “tendono a premiare coloro che hanno un buon network piuttosto che i candidati con le migliori competenze”. 

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