Un matrimonio fallito ancora prima dello scambio degli anelli, quello tra +Europa e il Partito Democratico. A far deflagrare il rapporto, e’ l’accusa della formazione di Emma Bonino, sarebbe stato il Partito Democratico, non abbastanza determinato nel cercare di portare il Viminale a leggere la norma del Rosatellum in maniera piu’ aperta. “Cosi’ andiamo da soli”, hanno avvertito Bonino, Della Vedova e Maggi annunciando l’inizio della raccolta delle firme. Il Rosatellum, infatti, prevede che siano esonerati dalla raccolta firme tutte le forze politiche presenti in Parlamento con un proprio gruppo costituito entro il 15 aprile scorso.
+Europa non e’ fra queste e si trova ad essere l’unica formazione a dover raccogliere le firme – 375 per ognuno dei 63 collegi plurinominali. Ma il ‘vulnus’ della legge, per i radicali, sta nell’interpretazione della norma che comporterebbe la presentazione anticipata dei candidati delle liste apparentate. Per presentare i propri candidati, infatti, Bonino e compagni hanno bisogno di conoscere le liste del Partito Democratico. Ma la formazione delle liste e’ questione delicata e laboriosa, in genere portata avanti fino a un minuto prima della scadenza, pesando sul bilancino la forza in termini elettorali di ciascun nome su ciascun territorio. Impossibile pensare che si possa anticipare la presentazione delle liste dem di una decina di giorni. Dunque, l’unica strada per salvare il ‘matrimonio’ sarebbe l’intervento presso Minniti al fine di strappare al Viminale piu’ tempo. Una operazione che, stando a quanto riferisce Bonino, i dem non stanno portando avanti. Dallo stato maggiore del Nazareno e’ arrivata, invece, una offerta di aiuto nella raccolta delle firme. Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha sottolineato che, apparentamento o meno, i dem sono pronti a “dare una mano a Bonino” mentre sottolinea che “il Viminale non ha margini di interpretazione della norma”.
Ma accanto alle offerte di aiuto, alla leader radicale non sono sfuggiti i sospetti avanzati da alcuni nel Pd che la rottura sia stata in qualche modo pilotata dall’interno di +Europa per ragioni di collocazione nelle liste. “La risposta ufficiale del Pd e’ stata ‘Vi aiuteremo a raccogliere le firme’, che e’ piu’ o meno come dire: ‘Se non avete il pane, vi daremo le brioche’. La risposta ufficiosa, che inizia a trapelare copiosa sui giornali e sulle agenzie di stampa, e’ che staremmo facendo grane per una questione di ‘posti’: cosa platealmente falsa, visto che il problema che poniamo riguarda i ‘loro’, non i ‘nostri’ candidati uninominali. Infatti, per avviare la raccolta delle firme in alleanza con il Pd, +Europa dovrebbe secondo il Viminale avere e scrivere oggi sui moduli per Camera e Senato i nomi precisi (e non modificabili) di 348 candidati uninominali del Pd e delle altre liste della coalizione, esentate dalla raccolta firme. Nomi che per questo saranno decisi, come al solito, negli ultimissimi giorni o piu’ probabilmente all’ultimo giorno (il 29 gennaio), quando nel giro di poche ore sara’ impossibile raccogliere, autenticare e corredare dei certificati elettorali le firme di 25.000 italiani”. Insomma, conclude Bonino, “noi diciamo loro che non possiamo scrivere sui nostri moduli se e dove si candideranno Renzi, Martina, Orfini, Franceschini, Minniti, Fassino, Rosato, Zanda, Nencini, Lorenzin (e potrei continuare con centinaia di nomi) e loro anziche’ risponderci ci accusano di fare manfrina per le nostre eventuali candidature. Insomma, di male in peggio”.