La Corea del Nord è un Paese ricchissimo. Ma i nordcoreani sono poverissimi

Mondo

Di

Luciana Grosso

Sorpresa, la Corea del Nord non è solo armata fino ai denti, ma è anche ricca. Ricchissima.

Una ricchezza che va a dispetto delle immagini che dal quel posto lontano e fuori dal mondo arrivano e che la raccontano come un Paese estremamente povero, la cui popolazione è mortificata di continuo da privazioni di ogni tipo. Immagini e privazioni che sono e restano vere, ma che nulla hanno a che fare con la reale ricchezza del Paese.

Sì perché, anche se si tende a dimenticarlo, la Corea del Nord è tra le regioni più ricche di minerali del pianeta.

Nascosti tra le montagne coreane ci sono tonnellate di oro, argento, tungsteno, zinco, vanadio, titanio, alle quali, per ora, nessuno ha accesso.

Ricchezze quasi sterminate che non vengono sfruttate come si dovrebbe e rendono veri entrambi i lati della medaglia coreana, dal momento che la Corea del Nord è un paese poverissimo e ricchissimo allo stesso tempo.

Nessuno, ad oggi, conosce con precisione l’ammontare del patrimonio minerario coreano. Alcune stime, fatte da istituti mineralogici sud coreani, oscillano tra i risultati più prudenti di 6 mila miliardi di dollari (6 trilioni) in minerali, fino al quelli più ottimistici di 10 mila miliardi.

Secondo l’Economist, se queste previsioni fossero vere, e se, in uno scenario di fantapolitica si arrivasse mai a una riunificazione delle Coree, il Paese nuovo che ne nascerebbe sarebbe una superpotenza, ricca di risorse naturali, con i plus della tecnologia sudcoreana e dell’arsenale nucleare di Kim Jong Un.

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Ad oggi però, di unificazione non si parla, e i fatti dicono altro: dicono che la Corea del Nord è tanto ricca quanto inerme di fronte a tutte le sue ricchezze. Questo, per due ragioni. La prima è che il Paese non ha né le capacità, né i mezzi, né l’expertise, né la tecnologia adatta a estrarle, e paga un ritardo tecnologico in buona parte figlio della passione del regime per le armi, che dal 1990 ha fatto si che ogni finanziamento e ogni progetto di ricerca venisse rivolto a rendere la Corea la superpotenza nucleare che oggi è.

La seconda ragione è conseguenza indiretta della prima ed è legata alla corsa agli armamenti: ammesso anche che la Corea fosse in grado di estrarre le sue risorse, comunque non saprebbe a chi venderle, dal momento che dall’epoca del primo lancio missilistico, nel 2006, è oggetto di sanzioni commerciali con i Paesi di quasi tutto il mondo.

L’unico reale partner commerciale coreano è la Cina (e sono in misura trascurabile il Canada, la Russia e l’Egitto) che, facendo orecchie da mercante a quel che dicono le Nazioni Unite, continua a trattare con la Corea del Nord assorbe circa il 90% dei traffici nordcoreani e che, più di tutti potrebbe essere interessato ad avere libero accesso alle risorse di Pyongyang, non foss’altro per giustificare i 10 miliardi di dollari spesi, non più tardi del 2015, per costruire una ferrovia vicina al confine con la Corea del Nord e che, oggi, non viene usata come dovrebbe o, meglio, come Pechino vorrebbe.

businessinsider.com

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